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Cosa dicono i trattati New Start e Tnp e quante sono le testate nucleari

Ultimo Aggiornamento: 12/03/2023 17:56
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ESTERI
Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina, in diretta

Cosa dicono i trattati New Start e Tnp e quante sono le testate nucleari
di
Massimo Sideri
I principali accordi sono quello di non proliferazione del 1970 e il New Start — citato da Putin nel suo discorso — firmato da Obama e Medvedev. Ma il riarmo atomico era già ripartivo nel 2012 prima della Crimea


Chiunque abbia vissuto anche solo come onda lunga la fine della Guerra Fredda ricorda il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) : firmato da Stati Uniti, Regno Unito e Unione Sovietica il primo luglio 1968 (le altre potenze nucleari Francia e Cina vi aderirono nel 1992, mentre la Corea del Nord si ritirò nel 2003 per i rifiuti delle ispezioni) ed entrato in vigore nel 1970 tornò sotto i riflettori con la caduta del Muro di Berlino nell’89 e con la successiva disgregazione dell’Unione Sovietica.

La fine del collante dell’Urss lasciò sul terreno difatti molte repubbliche ex sovietiche dove erano rimaste dislocate le testate nucleari e dove lo stato di crisi, di abbandono e la mancanza di controllo avrebbero potuto causare una fuga non tracciata verso gli Stati canaglia di materiali e tecnologie nucleari. L’Ucraina fu una di queste: nel 1991 risultava il terzo Paese per testate nucleari, dopo Russia e Stati Uniti. Accettò l’aiuto nel disarmo in cambio del sostegno economico da parte degli Stati Uniti (e della sovranità territoriale).

Putin e la guerra esistenziale dalla quale dipende il destino dell’intera Russia: il significato del discorso dello zar

In realtà oggi il Tnp (disarmo, non proliferazione e uso pacifico del nucleare, mai firmato dalle altre potenze nucleari Israele, Pakistan e India) non è considerato il documento principale e il più importante. Il complesso equilibrio su tutto ciò che riguarda le testate atomiche ereditate dalla Guerra fredda si mantiene su diversi accordi, tra cui quello sul divieto (parziale) di test atomici e quello sulle aree de-nuclearizzate. Esistono poi gli accordi bilaterali, come appunto il New Start (evoluzione dello Start), firmato a Praga nel 2010 da Barack Obama, allora presidente Usa, e quello della Federazione Russa, Dimitrij Medvedev. È questo il trattato di cui ha parlato il leader russo, Vladimir Putin, tornando come già era accaduto nei primi mesi di conflitto con l’Ucraina — e sempre di più, verbalmente, con l’Occidente — a sventolare il vessillo della minaccia atomica. “La prospettiva di un conflitto nucleare, una volta impensabile, è ora tornata nel ventaglio delle possibilità”. A dirlo non era stato un dittatore, un falco o un guerrafondaio ma António Guterres, il segretario generale delle Nazioni Unite fin dallo scorso 14 marzo 2022.

L’accordo oltre ad essere bilaterale si concentra sulle testate strategiche, dunque a lungo raggio (missili a lunga gittata, testate dei sommergibili e testate trasportabili con i bombardieri). Ma quante sono? La stima per la Russia è di 2.668 (2.126 negli Usa). Il termine stima è d’obbligo sia perché la Russia non è del tutto trasparente sugli argomenti che riguardano la Difesa, sia perché in realtà non si conosce bene lo stato di “salute” di questi armamenti. Per anni il governo americano è stato lo spazzino atomico del mondo. La maggior parte degli investimenti americani servono per bonificare il mondo dalle scorie radioattive, Stati Uniti compresi.

In un documento presentato al congresso nel mese di marzo 2022 si legge che “la richiesta per l’esercizio 2023 include 7,6 miliardi di dollari per ripulire milioni di tonnellate di combustibile nucleare esaurito (usato) e materiali nucleari, smaltimento di grandi volumi di rifiuti transuranici e misti/di bassa attività, enormi quantità di rifiuti contaminati suolo e acqua, e la disattivazione di migliaia di strutture in eccesso. Questo programma di pulizia ambientale è il risultato di sei decenni di sviluppo e produzione di armi nucleari e di ricerca sull’energia nucleare sponsorizzata dal governo. Coinvolge alcuni dei materiali più pericolosi conosciuti dall’umanità. Ad oggi, il Dipartimento dell’Energia tramite la Nnsa ha completato le attività di pulizia in 92 siti in 30 stati e nel Commonwealth di Porto Rico, ed è attualmente responsabile della pulizia dei restanti 15 siti in 11 stati. La pulizia di questi siti rimanenti sosterrà l’iniziativa Justice40 e farà avanzare gli obiettivi di equità dell’amministrazione”.

In particolare 612 milioni, si leggeva sempre nel documento, verranno usati «per le attività di bonifica continuate presso il sito di Oak Ridge, compresa la bonifica di lastre e suolo presso l’East Tennessee Technology Park». Oak Ridge è un nome che conta: è dove lavorava durante il conflitto mondiale il Premio Nobel Enrico Fermi che qui costruì la prima centrifuga atomica. Ma fino all’annessione della Crimea da parte della Russia il Congresso Usa ha autorizzato spese a vantaggio di Mosca per la gestione degli armamentari nucleari (con la finalità di tenerli in stato di sicurezza e sotto controllo rispetto alla possibile vendita a stati come l’Iran o la Corea del Nord). D’altra parte i segnali sono addirittura precedenti: già nel 2012 Obama aveva chiesto al Congresso 10 miliardi di dollari in più per «accrescere il sistema difensivo atomico». L’intelligence Usa evidentemente aveva già notato qualche mossa non convincente della Russia.

Gli Stati Uniti spendono per il nucleare militare l’incredibile cifra di 35,4 miliardi di dollari l’anno, 67.352 dollari al minuto. Si tratta di circa il 5 per cento della spesa totale dell’amministrazione americana per la Difesa. Eppure gli Usa hanno meno armi della Russia: 5.800 (armi strategiche più non strategiche) secondo il censimento ufficioso (ufficialmente secondo la Nnsa, National Nuclear Security Administration, il ramo semi-autonomo del Dipartimento dell’Energia Usa, ne ha 3.750 al 2020). La Russia ne ha in totale 6.370 (e spende all’anno 8,5 miliardi). Per inciso tra le testate Usa circa un centinaio sono dislocate in cinque Paesi europei della Nato: principalmente in Germania, ma anche in Italia nelle due basi aeree di Aviano e di Ghedi (la stima è di 40 B61, una famiglia di missili atomici che vanno dai più leggeri che possono essere armati sui veloci caccia americani F15 ed F16, ai più pesanti per i bombardieri B2). La presenza di armamenti atomici in Italia fu una delle rivelazioni dell’allora presidente della Repubblica, Francesco Cossiga.

www.corriere.it/esteri/23_febbraio_21/cosa-dicono-trattati-new-start-tnp-fae7f59c-b1ee-11ed-8c7f-0f02d700e6...
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