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“Io, licenziato perché testimonierò”

Ultimo Aggiornamento: 18/11/2011 23:31
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“Io, licenziato perché testimonierò” Parla Riccardo Antonini, ferroviere e consulente di parte della Cgil nel procedimento per la strage in cui persero la vita 32 persone. Antonini è stato licenziato "per giusta causa" dalle Fs. Domani a Viareggio si terrà un presidio di solidarietà Un lungo, ininterrotto applauso ha salutato Riccardo Antonini a Viareggio, nella sala della Croce verde, dove oltre 200 persone hanno partecipato all’assemblea pubblica promossa dall’associazione “Il mondo che vorrei” che riunisce i parenti delle 32 vittime della strage ferrovia-ria del 29 giugno 2009. Il 4 novembre si è concluso l’incidente probatorio (16 tra udienze e sopralluoghi) e i risultati non sono stati favorevoli alle famiglie delle vittime al contrario di quanto era emerso precedentemente. La relazione dei periti nominati dal Gip è stata severamente confutata dalla Procura di Lucca e dalle parti offese (con i rispettivi consulenti) e accolta con favore invece dal Gip e dagli avvocati e dai periti delle Ferrovie. Le parti civili sono 349, 38 gli indagati oltre a 8 società, per disastro ferroviario, incendio e omicidio colposo, accuse che riguardano direttamente i vertici del Gruppo Ferrovie fra cui l’amministratore delegato Mauro Moretti.

I legali delle famiglie hanno avanzato istanza di ricusazione dei periti, in particolare per uno di loro, Riccardo Licciardello, che risulta avere incarichi professionali retribuiti (non dichiarati al momento dell’assegnazione dell’incarico) con le stesse Fs. Un evidente conflitto di interessi per chi è contemporaneamente perito e collaboratore. Eppure al momento l’unico conflitto di interessi che viene contestato riguarda Antonini, operaio della manutenzione dei treni, 34 anni di servizio nelle Ferrovie, stipendio massimo di 1500 euro, una laurea in legge, delegato sindacale e nominato consulente di parte della Filt-Cgil.

Il 7 novembre lei è stato licenziato da Fs…

Però ho lavorato mezza giornata. Quel giorno infatti ero uscito di casa regolarmente alle 7. 30 per andare al lavoro. La sorpresa è arrivata all’intervallo del pranzo quando mia moglie mi ha consegnato la comunicazione di “licenziamento senza preavviso per giusta causa”. Sono tornato al lavoro e neppure i miei diretti superiori sapevano niente. In compenso mi hanno riferito che la notizia del mio licenziamento scorreva già sugli schermi appesi alle stazioni. Alle 13. 15 ho firmato l’orario di uscita e sono tornato a casa.

Prima 10 giorni di sospensione dal lavoro, poi le viene contestata la partecipazione all’incidente probatorio e di aver insultato Moretti alla festa del Pd di Genova

Come ho scritto nella mia prima contestazione disciplinare smentisco di aver pronunciato frasi offensive. Quel giorno io ero in piedi nello spazio esterno del dibattito. Al termine dell’iniziativa mi sono avvicinato all’auto e alla scorta dell’amministratore delegato e gli ho chiesto il perché dei 10 giorni di sospensione. Lui mi si è avvicinato di parecchio, quasi a contatto fisico, dicendomi che se avessi continuato avrebbe provveduto al licenziamento. All’incidente probatorio ho partecipato come consulente di parte.

L’ex assessore provinciale Emiliano Favilla ha pubblicamente dichiarato come in una riunione in Regione, già subito dopo il disastro, Moretti riferendosi a lei minacciò: “Io quello lo licenzio”

L’ho sentito pure io. Se non sbaglio poi Favilla ha fatto il nome di altri testimoni presenti a quella riunione.

Accettando l’incarico come consulente delle famiglie sapeva di incorrere in pesanti ripercussioni. Uno come lei che da quasi 40 anni si occupa di manutenzione ai treni potrebbe essere una risorsa per l’azienda o, al contrario, una grossa rogna da togliersi dai piedi. Perché ha accettato?

Non avevo altra scelta e sa perché? Quella strage è stata definita uno “spiacevolissimo episodio”. Il mio licenziamento è rimediabile. Ciò che è accaduto quella notte al contrario non è rimediabile e per quelle famiglie che hanno perso figli, mariti, mogli, padri e madri il mondo è finito per sempre. Questa è una battaglia di civiltà per conoscere cause e colpevoli per la quale ho dato la mia totale disponibilità come farebbe chiunque. Il tentativo è quello di negarmi il diritto di essere cittadino e di esprimermi. Un messaggio indirizzato anche e a tutti i dipendenti della stessa azienda. Tra l’altro mi considero un superstite perché se lo scoppio, avvenuto 4 minuti dopo l’incidente, fosse stato in un altro orario, io che lavoro sui quei binari, non sarei certamente qui a raccontare.

Oltre alla questione del perito che contemporaneamente è collaboratore delle Fs nell’ultima perizia sono emersi risultati completamente diversi tra quelli dei consulenti della Procura e alcune parti civili. I tecnici delle Ferrovie, invece, cosa hanno detto?

Si sono limitati a una dichiarazione di circostanza con la quale si definiscono pienamente concordi con il lavoro svolto.

In questa vicenda si è parlato di mancanza di sicurezza

Ci sono molti aspetti specifici che riguardano le dinamiche che hanno prodotto lo squarcio della cisterna dalla quale è fuoriuscito il gas gpl che ha causato lo scoppio e l’incendio. Io mi limito a ricordare due questioni: la prima fa riferimento ad una circolare delle Fs del 1990 che indica espressamente le norme generali sul distanziamento delle cisterne con appositi “carri scudo” di materiale inerte e che non c’erano in quel lungo convoglio di 14 cisterne più locomotore. Il secondo aspetto, il più importante, è che nel 2001 gli abitanti di via Ponchielli, che avevano le case praticamente sulla ferrovia, avevano chiesto l’adozione di barriere architettoniche di protezione. Tra i firmatari c’erano tre vittime dell’incidente del 29 giugno. Oggi chi è rimasto, e allora chiedeva sicurezza, pretende verità e giustizia per chi non c’è più.

Domani, a Viareggio, manifestazione di solidarietà: dalle 15 presidio in piazza Margherita e a seguire il corteo fino alla stazione ferroviaria.


www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/18/io-licenziato-perch-testimonier...
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