00 14/10/2007 00:00
Strage di bimbi in Iraq Gli americani pronti ad aprire un’inchiesta

DI LUCA GERONICO
C i doveva essere una riu­nione di colonnelli di al­ Qaeda nella regione del la­go Tharthar, un centinaio di chi­lometri a nord-ovest di Baghdad, nascosta dai banchetti e dai tam­buri per la festa di Eid al-Fitr. Al­meno così avevano segnalato i servizi segreti per giovedì sera, la prima di fine Ramadan.
Un’operazione “chirurgica” scap­pata di mano, ma contro dei ter­roristi: «Diciannove presunti in­sorti, oltre che sei donne e nove bambini sono stati uccisi in una opera­zione », ha dichiara­to un portavoce. «Rincrescimento» del comando Usa e l’apertura di un’in­chiesta in «collabo­razione con le autorità locali e i capi tribali» per ricostruire i fatti. Questa la reazione il giorno dopo la strage di mamme e bambini, u­na delle peggiori contro civili in questi quattro anni di dopoguer­ra. L’ammissione di responsabi­­lità, raramente avvenuta in pas­sato, non poteva essere più chia­ra. Ecco la ricostruzione ufficiale: quattro guerriglieri sono stati uc­cisi durante un primo raid, men­tre un gruppetto di complici si è rifugiato in un’altra postazione e ha risposto al fuoco. A quel pun­to un secondo raid aereo ha col­pito il luogo da dove proveniva il fuoco nemico. Quando i soldati a­mericani sono giunti sul terreno «hanno constatato la morte di al­tri 15 terroristi». Altri due guerri­glieri sono stati feriti assieme a u­na donna e tre bambini, mentre solo un guerrigliero è stato arre­stato. Non si ferma intantro la vio­lenza dei terroristi: un kamikaze si è fatto esplodere in mezzo alla fol­la a Tuz, provocando almeno due vittime, ma la polemica ormai è tutta sulla modalità della presen­za americana.
L’ammissione di ieri è molto si­gnificativa dato che sinora erano state rare le ammissioni di re­sponsabilità delle forze america­ne in Iraq: a fine settembre un por­tavoce aveva espresso rincresci­mento per le 19 vittime civili pro­vocate da due raid contro al-Qae­da. Una settimana fa, il 5 ottobre, il comando americano aveva am­messo di aver ucciso 25 «crimina­li » in un’opera­zione al nord di Baghdad, ma per le autorità i­rachene erano dei civili inermi. Dichiarazioni che certo non hanno calmato l’insofferenza cre­scente della popolazione civile per la presenza americana, aggravata dalla recente presa di posizione dell’Onu che ha chiesto alla Casa Bianca di garantire un effettivo procedimento penale contro le uccisioni immotivate per mano dei contractors.
Una situazione che ha meritato la durissima presa di posizione del portavoce dell’ayatollah Ali al-Si­stani, leader degli sciiti moderati solitamente poco propenso a di­chiarazioni pubbliche: «Queste compagnie straniere che lavorano in Iraq disprezzano i cittadini ira­cheni innocenti». Per questo il portavoce Abdoud Mahdi al-Ker­balai ha chiesto leggi che proteg­gano gli iracheni ed ha aggiunto: «Le forze d’occupazione hanno fatto la stessa cosa se non peggio in certe operazioni contro gli e­stremisti sunniti». La tensione continua a crescere.
«Era un raid contro al-Qaeda: uccisi 19 terroristi assieme ai civili»


da: 81.208.40.196/ee/avvenire/default.php?pSetup=avvenire&curDate=2007101...


vanni