Dopo Enzo Avitabile è il turno di Michael Jackson: alla Mostra di Venezia 2012 proseguono gli omaggi a figure importanti della scena musicale, realizzati da registi dai nomi particolarmente prestigiosi. Se Jonathan Demme aveva raccontato con passione l'opera del cantautore e sassofonista napoletano, ieri è stato il turno di Spike Lee con «Bad 25», film-tributo per il venticinquennale di uno dei dischi più venduti della storia della musica.
Il regista afroamericano ha composto un monumentale backstage di quello storico album, intervistando coloro che hanno contribuito alla sua lavorazione e mostrando le varie fasi del progetto, dalla composizione dei pezzi alla promozione.
Adatto sia ai fan storici del cantante che a quelli della prima ora, «Bad 25» è una pellicola divertente e scorrevole per tutti i suoi oltre 120 minuti di durata: nonostante tratti solamente di una breve fase della vita di Jackson, riesce a far cogliere perfettamente il suo modo di essere, la sua timidezza, la sua voglia di superarsi e di sentirsi pienamente realizzato. L'accento cade spesso su come siano stati creati i video (o meglio, i cortometraggi come preferiva chiamarli l'artista) dei singoli pezzi, a cui l'entourage di Michael Jackson dedicava particolare attenzione: considerati come dei veri e propri capolavori a sé stanti, sempre all'avanguardia e firmati da registi del calibro di Martin Scorsese («Bad») o John Landis («Thriller», nel precedente album omonimo).
D'altronde anche Spike Lee, regista che negli ultimi tempi dimostra maggior solidità nel cinema documentario che in quello di finzione, aveva diretto il corto di una canzone di Jackson: «They Don't Care About Us» del 1996. Piccola curiosità: i due furono costretti a girarne una seconda versione perché il videoclip originale, filmato in Sudamerica e ambientato in una prigione, venne censurato da Mtv per alcune scene di eccessiva violenza. Decisamente meno piacevole e appassionato è «Paradise: Faith», seconda parte della trilogia diretta dal regista Ulrich Seidl, presentato all'interno del concorso ufficiale. Se il precedente «Paradise: Love», proposto all'ultimo Festival di Cannes, si occupava del turismo sessuale delle donne austriache in Kenya, in questo episodio le tematiche sono molto differenti.
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