WikiLeaks: aiutateci o moriamo

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angelico
00martedì 25 ottobre 2011 00:28
WikiLeaks: aiutateci o moriamo

Il sito fondato da Julian Assange è stato sottoposto a un blocco economico che non ha precedenti nemmeno per le peggiori organizzazioni razziste. Un modo evidente per strangolarlo. La sua colpa? Aver rivelato troppe verità scomode. Ecco perché ora chiede un aiuto a tutti cittadini liberi del mondo(24 ottobre 2011)Julian Assange
©Mark Condren, Irish IndependentDistruggere WikiLeaks. Annientare l'organizzazione di Julian Assange. E' questo l'effetto dell'embargo economico imposto dai giganti Visa, MasterCard, PayPal, Western Union, Bank of America, che hanno bloccato tutte le donazioni al gruppo a partire dal dicembre 2010, dieci giorni dopo che Assange ha iniziato a pubblicare i cablo della diplomazia Usa.

Il grafico: Il crollo delle donazioni

Da undici mesi WikiLeaks vive con le riserve accumulate grazie a grandi scoop, come il rilascio del video 'Collateral Murder'. Ora, però, i soldi stanno finendo. "Il blocco finanziario ha distrutto il 95 percento dei nostri fondi", spiega WikiLeaks a l'Espresso. E' per questo che oggi Julian Assange dà il via a un'aggressiva campagna di raccolta fondi, che punta ad aggirare il blocco economico dei giganti del credito, perché "abbiamo ancora migliaia di documenti", come racconta nel video che 'l'Espresso' e 'la Repubblica', media partner di WikiLeaks, pubblicano in esclusiva per l'Italia.

GUARDA IL VIDEO L'APPELLO DI ASSANGE

Un trattamento fuori dalle regole. Esiste da cinque anni, ma è esplosa sulle scene internazionali nell'aprile del 2010, con la pubblicazione di 'Collateral Murder', un video segreto del Pentagono in cui si vedeva un elicottero americano Apache che a Baghdad sterminava civili innocenti, tra cui due reporter dell'agenzia Reuters. Dopo quel rilascio, niente è stato più come prima nella vita di WikiLeaks e del suo fondatore. Assange e la sua banda hanno vissuto l'assedio dei reporter di tutto il mondo, che bramano i database segreti su banche, eserciti, multinazionali e religioni. Sono stati passati allo scanner dai media di tutto il globo. Hanno conosciuto la furia del Pentagono. Gli attacchi dei falchi americani. Poi sono arrivate le accuse di stupro contro Julian Assange, da parte di due donne svedesi, che hanno sempre ammesso che i rapporti erano consensuali e la disputa era solo sull'uso del preservativo. Eppure il fondatore di WikiLeaks è agli arresti domiciliari in Inghilterra da 330 giorni, senza essere stato incriminato per alcun reato: i magistrati di Stoccolma ne pretendono l'estradizione in Svezia solo perché vogliono interrogarlo in merito ai fatti denunciati dalle due ragazze. "Tu hai giocato fuori dalle regole", aveva detto a quattr'occhi un diplomatico australiano a Julian Assange, subito dopo il rilascio dei file sull'Afghanistan, "e riceverai un trattamento fuori dalle regole". Il 'trattamento' è arrivato nella forma di una guerra giocata su due fronti: una virulenta campagna di demonizzazione di Assange, anima e meningi di WikiLeaks, e il blocco totale delle donazioni da parte di Visa, MasterCard, Bank of America, PayPal e Western Union. Un vero e proprio accerchiamento economico per impedire che l'organizzazione riesca a pagare i tecnici che gestiscono i database dei documenti segreti e i server che mantengono in piedi le infrastrutture informatiche. Ma sulla base di quali presupposti legali i giganti del credito, da Visa a Bank of America, hanno messo in piedi un embargo economico contro WikiLeaks?

Ku Klux Klan sì, WikiLeaks no. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la pubblicazione dei 251.287 cablo della diplomazia Usa: uno tsunami che ha investito l'intero pianeta, coinvolgendo 280 ambasciate e consolati e rivelando talpe, scandali e giudizi impietosi sui governi di 180 Paesi. Dopo quella mega-fuga di documenti segreti, Assange è stato bollato come "un terrorista high-tech", dal vicepresidente Usa, Joe Biden. Sarah Palin ha invitato a braccarlo come un operativo di Al Qaeda, mentre nei blog della destra americana si invitava a "piantare una pallottola in testa a quel figlio di puttana". Con il rilascio dei cablogrammi è cominciato l'embargo economico da parte dei giganti del credito. Il primo a chiudere il rubinetto dei soldi è stato PayPal: il sistema che permette di inviare e ricevere pagamenti online. Stando a quanto rivelato dai giornalisti del quotidiano inglese 'The Guardian', è bastata una lettera del Dipartimento di Stato di Hillary Clinton a convincere PayPal a stoppare le donazioni a WikiLeaks. A quel punto è scattato il boicottaggio generale: da Visa a Western Union. "Un blocco finanziario che non ha alcuna legittimità", insiste WikiLeaks " perché ad oggi siamo un'organizzazione perfettamente legale: nessuno dello staff o dei volontari è stato incriminato per alcun reato". E, nonostante le richieste di membri del Congresso, come Peter King, il Tesoro Usa ha dichiarato pubblicamente che non ci sono i presupposti legali per inserire WikiLeaks e Julian Assange in una blacklist e colpirli con delle sanzioni economiche. Per questo il gruppo dell'australiano è ricorso alla Commissione Europea contro Visa e MasterCard. "Entro il 15 novembre si saprà se la Commissione aprirà formalmente un'indagine", racconta a l'Espresso Kristinn Hranfsson, portavoce di WikiLeaks, che non nasconde la sua indignazione per il fatto che con le carte di credito si possano comprare armi e fare donazioni a gruppi razisti come il Klu Klux Klan, ma non a un'organizzazione legale e che promuove la trasparenza dei governi, come WikiLeaks. Perfino l'Alto Commissariato per i diritti umani dell'Onu ha espresso preoccupazione sull'embargo alla creatura di Assange, eppure il boicottaggio va avanti.



Il giorno dopo la pubblicazione della prima ondata di cablo, il fondatore di WikiLeaks ha dichiarato di aver documenti segreti così compromettenti in grado di "tirare giù una o due grandi banche". Assange non ha fornito alcun nome degli istituti di credito finiti nel suo mirino, ma incrociando le sue affermazioni con precedenti interviste, tutti hanno guardato in una direzione: la Bank of America: una delle più grandi degli Stati Uniti. Ad oggi, i documenti sulle banche non sono stati rilasciati né è chiaro se mai lo saranno, nel frattempo, però, sono emerse storie inquietanti, come quella di un piano segreto contro WikiLeaks. A prepararlo è stata una piccola azienda americana che offre sicurezza ai grandi colossi del business: la HBGary Federal. Il piano è stato scoperto solo e soltanto perché è entrato in scena 'Anonymous', un'organizzazione internazionale di hacker che, quando è scattato il boicottaggio economico contro WikiLeaks, ha reagito attaccando i siti web delle carte di credito Visa e MasterCard.

Provocato dall'amministratore delegato della HBGary Federal, che sulle colonne del 'Financial Times' si era vantato di essere in grado di smascherare Anonymous, il gruppo hacker si è infilato nei computer della HBGary, ha prelevato 71.800 mail interne e le ha sbattute in rete in un formato tale che chiunque potesse leggerle e fare ricerche per parole chiave, scoprendo gli affaracci dell'azienda. Tra le mail finite in rete ce ne sono anche due della polizia italiana. Dai messaggi di posta elettronica è emerso che HBGary aveva preparato un piano anti-WikiLeaks, che prevedeva una vera e propria guerra sporca contro l'organizzazione e i suoi sostenitori, inviando falsi documenti segreti per delegittimarla, colpendo i giornalisti amici e individuando e minacciando chi si azzardava a fare donazioni. Chi ha commissionato quel piano? La Bank of America ha immediatamente preso le distanze da HBGary Federal e dai suoi servizietti, quindi il mandante rimane avvolto nel mistero. Mentre Assange, dopo 11 mesi, combatte contro l'embargo economico che sta cercando di distruggerlo.

WikiLeaks needs you. E' questo lo slogan della campagna lanciata oggi. WikiLeaks ha bisogno di te. In attesa che la Commissione Europea si pronunci sul ricorso contro Visa e MasterCard, per il quale si prevedono tempi lunghi, l'organizzazione ha individuato altre strade per ricevere donazioni. Il futuro di WikiLeaks, ora, è nelle nostre mani.

Come donare a WikiLeaks

Assegni e bonifici bancari sui conti di WikiLeaks in Islanda, Germania e Australia Tutte le informazioni sui conti bancari e gli indirizzi sono disponibili qui: wikileaks.org/support

Carte di credito e PayPal: almeno per ora, il blocco delle carte di credito e di PayPal colpisce l'attività primaria di WikiLeaks (la pubblicazione di documenti), ma non le attività secondarie. Con carte di credito e PayPal, quindi, si possono ancora acquistare tutti gli articoli promozionali (magliette, adesivi, cappelli) che vanno a finanziare WikiLeaks.
Il sito ufficiale da cui fare acquisti è il seguente: wikileaks.spreadshirt.com/

Telefoni cellulari
Con sistemi come boxPay è possibile fare donazioni attraverso un sms
Con sistemi anonimi come Bitcoin o i voucher CashU

Per informazioni: wikileaks.org/support

espresso.repubblica.it/dettaglio/wikileaks-aiutateci-o-moriamo/21...
angelico
00mercoledì 2 novembre 2011 20:13
Assange, respinto il suo ricorso
può essere estradato in Svezia
L'Alta corte di Londra ha confermato la decisione assunta a febbraio in primo grado. A Stoccolma il fondatore di Wikileaks è accusato di stupro e aggressione sessuale da due donne. Ora ha due settimane per appellarsi alla Corte suprema
Assange all'arrivo in tribunale (ap)
LONDRA - L'Alta corte di Londra ha dato il via libera per l'estradizione di Julian Assange in Svezia, dove la magistratura lo vuole interrogare in merito alle accuse di stupro e aggressione sessuale mosse nei suoi confronti da due donne. I giudici hanno respinto il ricorso del fondatore di Wikileaks, una sentenza che pone fine a 11 mesi di battaglia giudiziaria. Ora Assange ha due settimane di tempo per presentare una nuova istanza alla Corte suprema e secondo fonti legali a lui vicine citate dall'agenzia Ansa lo farà "certamente".

Accusato di violenza sessuale da due svedesi, l'australiano, 40 anni, era stato arrestato nel dicembre scorso 1 a Londra, in virtù di un mandato di cattura europeo spiccato da Stoccolma. Poi era stato posto agli arresti domiciliari nella casa di un amico 2, a due ore dalla capitale britannica. L'arresto era avvenuto mentre Wikileaks pubblicava migliaia di documenti diplomatici americani riservati. Assange ha sempre negato le accuse, sostenendo che le due donne erano consenzienti.

WIKILEAKS I cablogrammi sull'Italia 3

In impeccabile abito blu, al bavero della giacca il 'papavero' indossato dai britannici per ricordare i caduti in guerra, Assange è stato letteralmente preso d'assalto dalla folla che lo attendeva applaudendolo all'ingresso in aula. Fuori dalla Royal Court of Justice erano appesi cartelli con le scritte: "Liberate Assange, Liberate Manning. Finitela con le guerre".

I giudici Ousley e Thomas hanno avvalorato la decisione di febbraio del giudice distrettuale Howard Riddle e respinto la tesi dell'australiano secondo cui l'estradizione sarebbe stata "ingiusta e illegale". Il verdetto è stato pubblicato online.

Il ricorso alla Corte suprema può essere presentato solo se Assange ritiene che sia in gioco nel suo caso una questione di "importanza pubblica". Se il fondatore di Wikileaks dovesse fare nuovamente appello e dovesse convincere la Corte suprema ad accettare il caso, potrebbe rimanere in Gran Bretagna in libertà vigilata in attesa di nuova udienza. Se i giudici respingeranno le argomentazioni secondo cui il suo caso solleva tematiche di generale interesse del pubblico, per Assange la partita sarà finita: dovrà volare in Svezia.
(02 novembre 2011)

www.repubblica.it/esteri/2011/11/02/news/assange_estradizione-2...
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