Sentenza Mediaset Berlusconi condannato a 4 anni.

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angelico
00venerdì 2 agosto 2013 12:21
Sentenza Mediaset, Berlusconi condannato a 4 anni. Annullata l’interdizione
Diventa definitiva la pena per il leader del Pdl, colpevole di frode fiscale, ma la Cassazione rinvia in Corte d'appello a Milano la rideterminazione della pena accessoria. Per il Cavaliere la prospettiva degli arresti domiciliari o dell'affidamento ai servizi sociali per l'anno non coperto da indulto. Bruti Liberati: "Pena subito eseguibile". Ghedini, Coppi e Longo: "Sgomenti, ricorreremo in Europa"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 1 agosto 2013Commenti (2523)
Sentenza Mediaset, Berlusconi condannato a 4 anni. Annullata l’interdizione
Più informazioni su: Cassazione, Franco Coppi, Frode Fiscale, Niccolò Ghedini, Processo Mediaset, Silvio Berlusconi.

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Silvio Berlusconi è condannato in via definitiva a quattro anni di reclusione per frode fiscale nel processo sui diritti Mediaset. Annullata la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, che dovrà essere rideterminata dalla Corte d’appello di Milano. Lo hanno deciso i giudici della sezione feriale della Cassazione dopo sette ore di camera di consiglio. Confermate anche le condanne di tutti i coimputati: Daniele Lorenzano, Gabriella Galetto e Frank Agrama.

E’ la prima volta che Silvio Berlusconi subisce una condanna definitiva e irrevocabile. Dei quattro anni, tre sono coperti da indulto e l’ex premier – che comunque non andrà in carcere perché ultrasettantenne – potrà scontare la pena agli arresti domiciliari o chiedere l’affidamento ai servizi sociali. Prima di qualunque iniziativa, la sentenza deve essere trasmessa alla Procura di Milano, dove è originato il procedimento sulla frode fiscale nella compravendita dei diritti tv. Il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati si è limitato al momento a spiegare che “la pena principale è definitiva ed è eseguibile, si seguiranno i tempi consueti”. La definitività della sentenza fa cadere automaticamente ogni privilegio parlamentare, perciò il Senato non avrà alcune voce in capitolo sulle sorti di Berlusconi.


IL DESTINO DEL CAVALIERE: DOMICILIARI O SERVIZI SOCIALI. Bruti Liberati ha spiegato che, secondo la procedura, una volta arrivata la sentenza il pm dovrà emettere il cosiddetto ordine di esecuzione con contestuale sospensione perché la pena effettiva da scontare è di un anno. Dal momento della notifica dell’atto il Cavaliere, entro il tempo massimo di 30 giorni, potrebbe andare ai domiciliari o chiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali. Ma il termine, vista la pausa feriale, decorre dal 16 settembre. La richiesta verrà valutata dal Tribunale di sorveglianza in tempi lunghi. Se non verrà presentata alcuna istanza di misura alternativa, toccherà ad un magistrato di sorveglianza decidere nell’arco di pochi giorni e, in base anche alla legge ‘Svuota-carceri’: la misura per Berlusconi sarebbe comunque quella dei domiciliari.

COPPI E GHEDINI: “SGOMENTI, RICORSO IN EUROPA”. “Non farò l’esule, come fu costretto a fare Craxi. Nè accetterò di essere affidato ai servizi sociali, come un criminale che deve essere rieducato”. Così si leggeva qualche giorno fa in un’intervista di Silvio Berlusconi a Libero, che però fu subito smentita da una nota di Palazzo Grazioli. I legali di Silvio berlusconi attendono qualche ora prima di dire la loro: “La sentenza della Corte di Cassazione nel Processo Diritti non può che lasciare sgomenti” affermano in una nota Franco Coppi, Niccolò Ghedini e Piero Longo. “Vi erano solidissime ragioni ed argomenti giuridici per pervenire ad una piena assoluzione del Presidente Berlusconi. Valuteremo e perseguiremo – annunciano – ogni iniziativa utile anche nelle sedi Europee per far si che questa ingiusta sentenza sia radicalmente riformata”.

INTERDIZIONE, LA MINA DISINNESCATA. L’annullamento con rinvio dei cinque anni di interdizione dai pubblici uffici – come da richiesta del procuratore generale – disinnesca però un problema politico immediato per il Cavaliere, perché per avviare un’eventuale procedura di decadenza da senatore sarà necessario attendere il nuovo verdetto d’appello. La conferma della pena definitiva fa cadere comunque il rischio di prescrizione del reato. “La pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, per Silvio Berlusconi, potrebbe ridursi fino a un anno di interdizione, perché le norme alle quali ha fatto riferimento il dispositivo del verdetto prevedono un’interdizione da un anno a un massimo di tre. La misura dunque la rideterminerà la corte di Milano”, ha affermato l’avvocato Filippo Dinacci, che nel processo Mediaset in Cassazione ha difeso Gabriella Galetto, e che difende l’ex premier in altri procedimenti.

Il processo d’appello per rideterminare al ribasso i cinque anni di interdizione potrebbe aprirsi già entro la fine dell’anno, ma dipende da quando gli ermellini invieranno le motivazioni del provvedimento di oggi. Dopo di che, non più la seconda ma la terza corte d’Appello di Milano, nel giro di un mese, dovrebbe fissare il nuovo processo che riguarderà dunque solo la durata del periodo dell’interdizione dai pubblici uffici del Cavaliere. Anche in questo caso il verdetto sarà impugnabile di nuovo davanti alla Suprema Corte.

MA LA LEGGE ANTICORRUZIONE POTREBBE FAR DECADERE BERLUSCONI. Ma sul futuro politico del leader del centrodestra potrebbe pesare anche la nuova legge anticorruzione approvata nel 2012, secondo la quale se interviene una condanna definitiva superiore ai due anni, scatta infatti la procedura per l’incandidabilità del parlamentare. A prescindere dalle pene accessorie. A ricordarlo è il presidente della Giunta per le Elezioni e Immunità del Senato Dario Stefano (Sel). “Appena ci notificheranno la sentenza – spiega il senatore alle agenzie – la Giunta si riunirà e si procederà con le stesse modalità già avviate per l’ineleggibilità. Il relatore farà la sua proposta e la Giunta dovrà decidere in Camera di Consiglio. La decisione della Giunta poi dovrà passare il vaglio dell’Aula e basterà che 20 senatori lo chiedano e ci sarà il voto segreto”.

L’udienza era iniziata il 30 luglio, davanti alla sezione feriale per scongiurare il rischio di prescrizione. La sentenza, molto attesa dal mondo politico, è via via slittata fino al pronunciamento di oggi, arrivato dopo la requisitoria del pg e le arringhe dei difensori di tutti gli imputati. Il pg della Cassazione Antonello Mura aveva chiesto la conferma della pena principale – 4 anni di reclusione – e una riduzione della pena accessoria da 5 anni a 3 anni. Secondo la pubblica accusa l’ex premier è stato ”l’ideatore del meccanismo delle frodi fiscali” e “perdurante il controllo di Berlusconi su Mediaset”. La difesa, sostenuta dagli avvocati Niccolò Ghedini e Franco Coppi, avevano chiesto l’annullamento del verdetto sostenendo l’assenza della prova nei confronti del Cavaliere. “Al massimo possiamo dire che questa è una gigantesca evasione fiscale ma qui non c’è in alcun modo un profilo penale” aveva detto il professore.

I legali dell’ex premier non hanno ascoltato dal vivo la lettura della sentenza. Ghedini e Coppi sono Palazzo Grazioli con Berlusconi e hanno seguito il verdetto in diretta tv. Con il Cavaliere, nel palazzo blindato, i figli Marina e Pier Silvio, Gianni Letta e Angelino Alfano. Fuori Palazzo Grazioli ressa di giornalisti e telecamere. Le strade limitrofe, infatti, per motivi di sicurezza sono state chiuse.

IL DISPOSITIVO DELLA SENTENZA

La Cassazione ha “annullato la sentenza impugnata limitatamente alle statuizioni relative alla condanna della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per violazione dell’art. 12 dlgs. 10 marzo 2000 e dispone trasmettersi gli atti ad altra sezione per rideterminare la pena accessoria nei limiti temporali citati dall’art. 12. Valutazione -precisa piazza Cavour- non consentita alla Corte di Cassazione”. Per il resto nel dispositivo piazza Cavour ha rigettato il ricorso, confermando quindi la condanna per frode fiscale a 4 anni nei confronti di Berlusconi “nei cui confronti dichiara irrevocabili tutte le altre parti della sentenza impugnata”. Respinti anche i ricorsi degli ex tre manager Mediaset: il produttore cinematografico egiziano Frank Agrama (3 anni), Gabriella Galetto (1 anno e 2 mesi) e Daniele Lorenzano (3 anni e 8 mesi). Per effetto del rigetto del ricorso tutti e quattro gli imputati sono stati condannati a rifondere l’Agenzia delle Entrate, costituitasi parte civile, con 5.000 euro ciascuno.


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Mediaset, B. perderà carica da senatore e titolo di Cavaliere ma niente carcere
Il verdetto della Cassazione è già definitivo. Il condannato potrà chiedere l'affidamento ai servizi sociali oppure i domiciliari. Anche se non presentasse istanze potrebbe farlo la Procura di Milano. In Giunta è già iniziata la discussione sulla sua ineleggibilità e comunque - al di là della pena accessoria da rimodulare al ribasso - la legge prevede che il leader del Pdl non possa più entrare in Parlamento

di Giovanna Trinchella | 2 agosto 2013Commenti (62)
Mediaset, B. perderà carica da senatore e titolo di Cavaliere ma niente carcere
Più informazioni su: Affidamento, Arresti Domiciliari, Cassazione, Frode Fiscale, Incandidabilità dei Condannati, Ineleggibilità, Processo Mediaset, Procura di Milano.

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Le conseguenze del doloroso verdetto per Silvio Berlusconi cominceranno in autunno. La sentenza della Cassazione, definitiva dalle 19,38 di mercoledì 1° agosto (ultimo giorno “utile” prima della scadenza per prescrizione del reato di frode relativo al 2002, ndr), sarà trasmessa via posta alla Procura di Milano all’ufficio Esecuzione. Essendo periodo feriale la prima scadenza naturale è quella del 16 settembre, ma i pm dovranno attendere ancora un mese per eseguirla perché la seconda scadenza, la più importante, è quella 16 ottobre. Il Cavaliere, titolo che con ogni probabilità gli verrà tolto come per esempio accaduto con Callisto Tanzi, avrà trenta giorni per decidere se chiedere di essere affidato ai servizi sociali oppure scontare la pena agli arresti domiciliari, ovvero 1 anno perché tre sono stati indultati grazie al provvedimento del 2006.

Niente carcere per il Cavaliere condannato. Il leader del Pdl infatti non entrerà mai in carcere innanzitutto perché il 29 settembre compirà 77 anni e gli over 70 – a meno di casi particolari e reati gravissimi – scontano le pene all’esterno delle sbarre. Se il condannato chiederà di essere poter essere affidato ai servizi sociali, la sua richiesta dovrà essere vagliata dal tribunale di Sorveglianza che avrà anche la facoltà di respingerla, se non dovesse ritenere congruo e rispondente ai criteri di legge il percorso rieducativo proposto. Difficilmente i giudici negheranno a Berlusconi tale beneficio come anche la possibilità di poter andare a votare, almeno fino a quando non decadrà dalla carica di senatore. Al deputato Massimo Abbatangelo, accusato di strage ma condannato per detenzione di esplosivo per la strage del Rapido 904 (1984), fu concesso la possibilità di recarsi in Parlamento.

Se invece l’ex premier – come affermato e poi rettificato in un colloquio con il direttore di Libero Maurizio Belpietro - non vorrà chiedere l’affidamento andrà ai domiciliari perché ha più di 70 anni appunto e perché esiste un precedente recente e clamoroso – che ha quasi spaccato la Procura di Milano – ovvero quello del direttore de il Giornale Alessandro Sallusti. Per il giornalista il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati, interpretando la norma della legge svuota carceri, aveva fatto “collocare” il condannato, per diffamazione aggravata, ai domiciliari con una sua istanza. Sallusti infatti non aveva chiesto i domiciliari per protesta contro la sentenza. A Berlusconi potrà, ed è previsto dalla procedura, essere chiesto di restituire il passaporto; l’ex presidente del Consiglio ha anche quello diplomatico in ragione di quella che è stata la sua funzione di governo.

Incandidabilità del parlamentare con sentenza definitiva. Berlusconi, la cui ambizione di padre nobile del centro destra o addirittura padre costituente non è stata mai celata, alle prossime elezioni, a meno di abolizione delle nuove norme, non potrà essere candidato; il primo articolo 1 del decreto legislativo 31 dicembre 2012, voluto dal governo di Mario Monti, prevede che “non possono essere candidati e non possono comunque ricoprire la carica di deputato e di senatore coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione, per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni”. L’impossibilità a essere in una lista o guidarla si attua comunque e indipendentemente dalla temutissima interdizione dai pubblici uffici, che è prevista per legge tout court. E comunque, in considerazione dell’ordine degli ermellini ai giudici milanesi di secondo grado di rimodulare al ribasso la pena accessoria tra uno e tre anni della pena accessoria, Berlusconi dell’interdizione se ne dovrà occupare solo fra alcuni mesi, sicuramente nel 2014 quando verrà fissata una nuova udienza davanti ai giudici della corte d’Appello di Milano per rideterminare la pena accessoria.

Quello che preoccupava il presidente, ancor prima del verdetto, è l’estensione nel tempo della incandidabilità perché come contempla la legge la decorrenza c’è “anche in assenza della pena accessoria” e ”non è inferiore a 6 anni dalla data del passaggio in giudicato della sentenza”. Quindi in ipotesi Berlusconi sarebbe nuovamente candidabile nel 2019 e solo se non diventasse definitiva la condanna per il processo Ruby che oltre ai 7 anni di reclusione per concussione e prostituzione minorile porta con sé anche una interdizione perpetua.

L’ineleggibilità e la discussione nella Giunta. Il Cavaliere è senatore della Repubblica; quando la condanna diventa definitiva mentre l’imputato è parlamentare la stessa legge prevede che la Camera di appartenenza, in questo caso Palazzo Madama, deliberi “ai sensi dell’articolo 66 della Costituzione” per cui “ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità”. La discussione sul caso Berlusconi è già cominciata mercoledì quando si è riunita la Giunta del Senato per le Elezioni e le Immunità per discuterne l’ineleggibilità. Dopo oltre un’ora di dibattito il presidente della Giunta Dario Stefano (Sel) ha deciso di riconvocare i commissari per mercoledì 7 agosto. In quella seduta verrà chiusa la discussione generale preliminare al termine della quale si avrà un quadro chiaro ed esaustivo di tutti i documenti che si intendono acquisire all’istruttoria; in primis la comunicazione ufficiale della sentenza e sicuramente le motivazioni del verdetto emesso dalle toghe di palazzo Cavour. Dopo di che, il relatore Andrea Augello (Pdl) farà la sua proposta che poi dovrà essere valutata in una nuova discussione generale. Il fatto che fosse già aperta un’istruttoria riguardante il Cavaliere significa anche che una eventuale decisione potrebbe arrivare in tempi rapidi: “C’è già un’istruttoria in corso – spiega Stefano – pertanto una nostra presa di posizione relativa alla sentenza di Berlusconi potrebbe già intervenire in questo quadro. Accelerando, così, notevolmente i tempi”.

Dopo la Cassazione c’è solo l’istanza di revisione o Strasburgo. La sentenza è definitiva, Berlusconi in teoria potrebbe ancora chiedere una revisione del processo che però secondo il codice può avvenire solo “se vi è la non conciliabilità dei fatti posti a fondamento della sentenza di condanna o del decreto penale di condanna con quelli di un’altra sentenza penale irrevocabile” e per esempio e i verdetti Mediatrade non potranno in alcun modo tornare utili alla difesa. L’istanza di revisione è possibile anche se “interviene la revoca di una sentenza civile o amministrativa di carattere pregiudiziale che è stata posta a fondamento della sentenza di condanna o del decreto penale di condanna” e non ci sono sentenze in questo senso allo stato, “se sopravvengono nuove prove che da sole o unite a quelle già valutate, dimostrano che il condannato deve essere prosciolto” e appare assai improbabile che la difesa, che in Cassazione è stata sostenuta da Franco Coppi e Niccolò Ghedini, possa trovare elementi tali che stravolgano l’impianto accusatorio. Infine “se viene dimostrato che la condanna è stata pronunciata a seguito di falsità in atti o in giudizio o di un altro fatto che la legge prevede come reato” e come ha già detto il pg della Cassazione, Antonello Mura, nel corso della sua requisitoria il processo si è svolto correttamente e le regole procedurali rispettate. Insomma gli ultimi giudici cui potrebbe rivolgersi Berlusconi sono a Strasburgo alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. E non è detto che questo non possa succedere; anche ieri il leader del Pdl ha denunciato la “persecuzione” di cui si sente vittima. L’ipotesi, da collocare nella categoria del (quasi) impossibile, sarebbe un’amnistia. L’ultima volta è accaduto nel 1990 per reati con pena fino a 4 anni. Non finanziari.

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angelico
00sabato 17 agosto 2013 18:09
Il futuro di Berlusconi: grazia, decadenza, oppure…

Tutte le strade che si aprono davanti al Cav tra pene accessorie, alternative e scelte del Senato


Silvio Berlusconi (Olivier Morin/Afp)
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La condanna: La Cassazione ha confermato la condanna di Silvio Berlusconi a 4 anni di carcere per frode fiscale. Ha invece disposto la necessità di rideterminare in appello la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. (VIDEO: la lettura della sentenza)

La pena da eseguire: Rispetto ai 4 anni della condanna, la pena è ridotta a un anno per effetto dell’indulto. Berlusconi (grazie al “decreto svuotacarceri”) rientra tra quei condannati che possono optare tra la detenzione domiciliare e l’affidamento in prova ai servizi sociali.

«Vado in galera». Il Cavaliere ha detto di voler andare in carcere, ma il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ribadito nella sua nota (testo completo) che «la normativa vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli e sancisce precise alternative che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto».

E se Berlusconi non sceglie? Se l’ex premier non eserciterà l’opzione per la misura alternativa al carcere, il 15 ottobre il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati adotterà una seconda sospensione dell’ordine di carcerazione per consentire al magistrato di sorveglianza di Milano di ordinare d’ufficio (decisione presa senza convocazione delle parti) la detenzione domiciliare.


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ALBERTO MINGARDI Silvio non ci ha insegnato a fare a meno dello Stato

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Dove sconterà i domiciliari? Berlusconi ha eletto domicilio in via del Plebiscito, per cui sarà il magistrato di sorveglianza di Roma a stabilirne le modalità. Come già successo per Gianstefano Frigerio (Forza Italia), il Cavaliere potrebbe essere autorizzato a partecipare alle sedute del Senato (sempre che prima non scatti la decadenza).





E la grazia? Giorgio Napolitano è stato chiarissimo: «La grazia o la commutazione della pena può essere concessa dal presidente della Repubblica anche in assenza di domanda. Ma nell’esercizio di quel potere si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda». Dunque, resta da vedere se Silvio Berlusconi ha intenzione di avviare con un passo formale il percorso indicato da Giorgio Napolitano che, eventualmente, dopo un’approfondita istruttoria, porterebbe alla concessione di un atto di clemenza individuale. Uno degli avvocati di Berlusconi, Piero Longo, ha detto (e poi ritrattato) che Berlusconi prima o poi chiederà la grazia: «Bisognerà vedere che tipo di provvedimento di clemenza verrebbe concesso». Agli avvocati del Cavaliere, infatti, interessa molto che l’effetto di un’eventuale grazia presidenziale riguardi anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici (che deve essere ancora ricalcolata dalla corte d’appello di Milano). La nota di Napolitano, invece, si riferisce a un «eventuale atto di clemenza individuale che incida sull’esecuzione della pena principale». Quindi la pena accessoria non sembrerebbe “graziata”.

Silvio decadrà dal senatore? La decadenza da senatore per incandidabilità sopravvenuta è il primo scoglio che deve affrontare Berlusconi anche perché — come ha precisato Dario Stefàno, presidente della giunta delle Elezioni del Senato (vedi il ritratto) — «l’eventuale grazia che potrebbe concedere Napolitano non c’entra nulla ai fini dell’incandidabilità perché la grazia interverrebbe sulla esecuzione della pena principale e non sugli effetti della condanna». La condanna a 4 anni per frode fiscale, dunque, fa scattare la scure della legge Severino-Patroni Griffi del 2012 (anticorruzione) che stabilisce la incandidabilità (e quindi la decadenza per gli eletti) dei condannati a pene superiori ai due anni.

Quali saranno i prossimi passi della giunta? Lunedì 9 settembre ascolterà il relatore Andrea Augello (Pdl) che ha tre strade davanti a sé: 1) chiedere la decadenza di Berlusconi; 2) chiedere la convalida della sua elezione; 3) rimettersi alla giunta e chiedere un supplemento di istruttoria. Nel primo caso, se la giunta approva la decadenza, si apre un procedimento di contestazione a Berlusconi che avrà 10 giorni per le controdeduzioni e la possibilità di essere ascoltato in udienza pubblica. La decisione della giunta (presa in camera di consiglio) passa poi all’aula che vota entro 30 giorni. Nel secondo caso (convalida), la proposta se accolta dalla giunta passa all’aula; se invece la convalida è bocciata, si cambia relatore.



Cancellato per 6 anni dalle liste elettorali? 
L’incandidabilità di Silvio Berlusconi alle prossime elezioni è uno spettro che agita non poco i vertici del Pdl. La norma in questione è contenuta nell’articolo 13 del decreto attuativo della legge Severino-Patroni Griffi del 2012 (anticorruzione): «L’incandidabilità alla carica di deputato, senatore e membro del Parlamento europeo spettante all’Italia, derivante da sentenza definitiva di condanna..., decorre dalla data del passaggio in giudicato della sentenza stessa e ha effetto per un periodo corrispondente al doppio della durata della pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici comminata dal giudice. In ogni caso, l’incandidabilità, anche in assenza della pena accessoria non è inferiore a 6 anni». In altre parole, stando alla lettera della legge, già oggi, se ci fossero elezioni anticipate, il condannato Silvio Berlusconi sarebbe incandidabile.

Il divieto è tassativo? Secondo una scuola di pensiero (diffusa nel Pdl), il condannato potrebbe candidarsi e poi essere giudicato ineleggibile dalla giunta del futuro Parlamento. Ma l’articolo 2 della legge anticorruzione sembra sufficientemente chiaro: «L’accertamento della condizione di incandidabilità alle elezioni [...] comporta la cancellazione dalla lista dei candidati». Il senatore Nitto Palma (Pdl) ha ipotizzato che contro questa decisione si possa ricorrere al Tar.

Quando si ricalcolerà la pena accessoria? I giudici milanesi attenderanno il deposito della motivazione della sentenza della Cassazione (ci sono 30 giorni ma la prassi concede fino a 60 giorni, quindi fino al 30 settembre), e poi fisseranno il ruolo per l’udienza che potrebbe svolgersi a gennaio o a febbraio del 2014. Scontato il ricorso in Cassazione della difesa di Berlusconi ma, già nella prossima primavera potrebbe arrivare il verdetto della Suprema Corte anche sulla pena accessoria: se condannato definitivamente, il Cavaliere sarebbe interdetto dai pubblici uffici da 1 a 3 anni.

La pena accessoria si somma o si fonde con gli effetti (incandidabilità/ineleggibilità) della legge Severino? Non è ancora chiaro. Per l’avvocato Raffaele Della Valle la soluzione risolutiva è quella della commutazione della pena (una sorta di mini grazia concessa dal capo dello Stato) che «spazzerebbe via anche la pena accessoria e gli effetti della legge Severino».




E se Berlusconi accettasse la messa in prova con affidamento ai servizi sociali? In alternativa ai 9 mesi di detenzione domiciliare (frutto dello sconto — 45 giorni ogni 6 mesi — per «buona condotta»), il condannato per frode fiscale potrebbe scegliere di compiere un percorso di rieducazione lavorando presso una cooperativa che si occupa, ad esempio, di recupero dei tossicodipendenti. Questa scelta congela l’esecuzione della pena che, all’esito positivo della messa in prova, verrebbe completamente cancellata. C’è chi sostiene che, allo stesso modo, l’esito positivo della prova elimina anche gli effetti penali della sentenza di condanna: primo tra tutti, quello innescato dalla legge Severino-Patroni Griffi (anticorruzione) che già entro ottobre potrebbe portare il Senato a votare la decadenza di Berlusconi da parlamentare. Lo stesso varrebbe per l’incandidabilità alle prossime elezioni. Ma Valerio Spigarelli, presidente dell’Unione delle camere penali, non è d’accordo: «L’incandidabilità non è un effetto penale né una pena accessoria per cui non può essere cancellata neanche dall’esito positivo di un eventuale affidamento ai servizi sociali».

Tratto da: «Pena, Clemenza, Incandidabilità le Strade davanti al Cavaliere», Corriere della Sera, 16 agosto 2013





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