Se New York si scopre Las Vegas

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angelico
00domenica 1 gennaio 2012 23:52
Portare un po' di Las Vegas a New York, dotando la città che non dorme mai dell'unica cosa che ancora le manca: i tavoli da gioco. È questo il progetto che il governatore dello Stato di New York, il democratico Andrew Cuomo, ha annunciato alla stampa durante le feste natalizie, riprendendo una proposta che già negli anni Novanta era stata avanzata e poi bocciata. In tutto lo Stato, infatti, sono vietati i casinò in cui si pratica il vero gioco d'azzardo, quello fatto di dadi, roulette, Black Jack e croupier. Ancora è presto per dire se il governatore vincerà o meno la sua scommessa, ma fin da ora è facile immaginare il luogo in cui - in caso affermativo - potrebbe comparire il primo vero casinò di New York. Non tra i grattacieli di Manhattan, ma nel Queens, a Ozone Park, dove già ora sorge il Resorts World Casino di Aqueduct, primo e finora unico "casinò virtuale" della città.

La struttura ha aperto i battenti il 28 ottobre scorso, ponendo fine ad anni di attese e polemiche. Prima del 2001, infatti, nello Stato di New York il gioco d'azzardo era bandito in tutte le sue forme, compresa quella elettronica. Nel 2001 la legislatura ha autorizzato la comparsa delle macchinette in cinque diversi ippodromi: lo storico Aqueduct (nel Queens), il Finger Lakes Race Track (a Farmington, 450 km da New York), il Monticello Raceway (nella Contea di Sullivan), il Vernon Downs (nella Contea di Oneida) e lo Yonkers Raceway (Contea di Westchester). Fin da subito era chiaro che l'Aqueduct sarebbe stato il più succulento, proprio perché situato all'intero di uno dei cinque Borough della metropoli, a due passi dall'aeroporto J. F. Kennedy e raggiungibile con la linea A della metropolitana.

Dal giorno in cui la legge è stata modificata all'inaugurazione del casinò virtuale è passato un decennio, tra gare d'appalto indette e poi annullate, sospetti di illeciti e colpi di scena che hanno visto come protagonisti personaggi tanto diversi quanto l'ex governatore dello Stato di New York, David Paterson, il rapper Jay-Z e Floyd Flake, influente pastore della cattedrale episcopale di quartiere. Alla fine ad aggiudicarsi l'affare è stato il Genting Group, un mega gruppo asiatico specializzato in casinò e resort già presente in tre continenti.

Dall'apertura del Resorts World Casino di Aqueduct lo Stato di New York si aspetta di guadagnare 500 milioni di dollari all'anno, una cifra certamente utile all'amministrazione locale per dare un po' di ossigeno ai suoi conti. Secondo il Wall Street Journal, l'intero progetto dell'Ozone Park creerà 1.400 posti di lavoro nel settore delle costruzioni e 1.350 impieghi permanenti nel casinò. La risposta dei cittadini e dei turisti, per ora, è stata all'altezza delle aspettative: nel giorno dell'inaugurazione la struttura ha registrato il tutto esaurito (5.000 persone) già nelle prime ore del pomeriggio. In migliaia sono dovuti tornare a casa senza aver neanche sfidato la fortuna.

Qualora il piano di Cuomo dovesse andare in porto, i numeri sarebbero destinati a moltiplicarsi. Il governatore ha paventato la comparsa dei tavoli da gioco durante un'intervista di fine anno al Daily News. Le sue parole non hanno lasciato spazio a molti dubbi: "Mi state chiedendo se supporto l'ipotesi di un casinò vero e proprio a New York City? La risposta è sì". Pochi giorni prima sullo stesso argomento si era espresso Sheldon Silver, speaker del Consiglio statale. Entrambi hanno detto di essere favorevoli ai tavoli da gioco nella città, magari non in zone densamente popolate come Manhattan, ma in un posto come l'ippodromo-casinò virtuale di Aqueduct.

La prima carta potrebbe essere scoperta già il 4 gennaio, quando il governatore dovrebbe approfittare del discorso annuale sulle condizioni dello Stato per chiedere al Consiglio il primo dei due voti necessari per la legalizzazione dei casinò non virtuali. Per approvare l'emendamento ci vorrà verosimilmente un anno intero, dopo il quale sarà la volta di un referendum popolare. Cuomo si è affrettato a dire che non sta "preselezionando" New York come area di possibili casinò, visto che in ballo ci sono anche città come Albany e Buffalo. Ma gli occhi sono già puntati sul complesso di Aqueduct, il luogo più papabile per diventare la nuova Las Vegas della East Coast.

Il sindaco Michael Bloomberg, dal canto suo, non ha fatto mistero di gradire l'idea, a patto che buona fetta del ricavato vada a finire nelle casse comunali. "Qualsiasi cosa Cuomo deciderà di fare, troverà il nostro sostegno", ha detto nel corso di una conferenza stampa. "L'unica cosa di cui voglio essere sicuro è che, se a New York si giocherà d'azzardo, parte di quei dollari rimangano alla città. Abbiamo bisogno di fare cassa allo stesso modo di ogni altra parte dello Stato". L'ipotesi di modificare la legge era già stata presentata e respinta negli anni '90, ma oggi la situazione è molto cambiata: oltre alla crisi, infatti, bisogna tenere presente che negli ultimi anni i casinò sono apparsi un po' ovunque negli Stati vicini, persino nelle riserve indiane dello stesso Stato dell'Empire.

In attesa di saperne di più, non resta che immaginarsi cosa potrebbe diventare Ozone Park nel caso in cui la ragion del soldo dovesse avere - ancora una volta - la meglio. Già oggi il Resorts World Casino attrae migliaia di turisti di passaggio all'aeroporto JFK. Le sue sale scimmiottano fin dal nome i luoghi che hanno reso famosa la Grande Mela: il piano principale, in cui tintinnano 2.500 slot machine e tavoli elettronici, si chiama "Times Square", ma non mancano anche la "5th Avenue" e il centro eventi "Central Park". Tra i giochi di maggior successo ci sono "Sex and the City", "Cougarlicious" (sempre a sfondo sessuale, ma pensato per le signore di una certa età) e "Wall Street Winners". Riuscite a immaginare qualcosa di più lontano dai manifestanti di Occupy Wall Street (che tra le loro rivendicazioni chiedono appunto tasse più alte per il "casinò globale")? Ecco: un'altra buona ragione per credere che a New York il 2012 sarà un anno di grandi contestazioni.

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