Racconti che vi emozionano...

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DottorDivago
00domenica 8 luglio 2007 00:47
Qualsiasi tipo di emozione!







QUANDO SI AMA DAVVERO

"Ai tempi del fascismo
non sapevo di vivere
ai tempi del fascismo"

(HANS MAGNUS ENZENSBERGER)







Ottobre 1976

Cara, la tua lettera mi ha fatto molto male. Soprattutto per via dell'accusa che mi fai, d'essere un opportunista. Non credo proprio di meritarla. La mia intervista al famigerato leader extraparlamentare non era affatto "ambigua". Io penso che nel mio lavoro bisogna saper trovare i personaggi interessanti, e ti assicuro che lui lo è. Avrò, come dici tu, "caricato" certi particolari, come il fatto che portasse un mitra a tracolla e ci fossero due bellissime bionde al suo fianco. Ma ti assicuro che era armato e la sua donna non era niente male.
Quanto al nuovo direttore, che tu definisci "persona poco chiara", sono d'accordo con te. Se ci sono andato a colazione è perchè ritengo che nel momento attuale non sia il caso di accentuare certe tensioni.
Sospetto, sospetto, sospetto! Ecco cos'è la tua vita. Solo perchè ho buoni rapporti sia col leader sopracitato, sia con il maggiore Z., ecco che subito ti metti a farneticare di legami ambigui. Lasciati andare, sii più tollerante! Quando l'altra sera volevo regalarti il poncho peruviano, sei stata crudele. E' vero, non l'ho comprato in Perù; non sono mai stato in Perù e non ho mai conosciuto gli indios Paraguele, nè mangiato il fungo sacro in compagnia del loro capo Mateus. Volevo solo rendermi interessante. Ma tu non perdoni niente. Sei altera e intransigente come le tue idee. Non lamentarti poi se ti perquisiscono la casa. Quanto ai tuoi articoli, ti ho già detto cosa ne penso: il tempo mostrerà chi ha ragione. Amare è anche saper aspettare. Come dice il poeta: "Da qualche parte mi sono fermato e ti aspetto". Ti allego una copia del mio libro "Lotta armata, perchè?"

Con amore, tuo Giampiero



Ottobre 1983

Cara, ho ripensato alla tua telefonata e devo dirti che mi ha fatto molto male. Soprattutto la tua accusa di conformismo, che credo proprio di non meritare. La mia intervista al leader degli imprenditori non è affatto "benevola". Io penso che nel mio lavoro bisogna saper trovare i personaggi interessanti, e ti assicuro che lui lo è. Avrò "inventato", come dici tu, alcuni particolari, come il fatto che l'intervista sia stata fatta tra due elicotteri in volo. D'accordo, eravamo su una seggiovia, e allora? Era armato, c'erano con lui due bionde bellissime, ma ricordandomi quello che mi avevi detto sette anni fa, non l'ho riferito.
Quanto al nuovo direttore, che tu definisci "persona equivoca", sono d'accordo con te. Se ci sono andato a pranzo è perchè come capo redattore non posso non avere rapporti con lui. Quanto poi il mio non aderire allo sciopero, non significa, come dici tu, "fare il gioco dei datori di lavoro". Io credo che in questo momento sia più controcorrente fare gli straordinari che scioperare. E non chiedermi "perchè" con la solita aria indagatoria: sono cose che si sentono e basta.
Sospetto, sospetto, sospetto! Ecco cos'è la tua vita. Solo perchè vedi un nome in un elenco cominci a delirare di logge e poteri occulti. Il colonnello Z. direbbe che sei una dietrista isterica. Ma lasciati andare, sii più donna! Quando l'altra sera ti volevo regalare l'anello di diamanti, sei stata crudele. E' vero, non l'ho comprato in Sud Africa, non sono mai stato in Sud Africa e quindi non posso dire, come ho detto, che là tutti i negri hanno auto di grossa cilindrata. Volevo conciliare le opposte posizioni. Ma tu sei altera e intransigente come le tue idee. Non puoi che prendertela con te stessa se hai perso il lavoro. Tra pochi anni i giochi saranno fatti. Ma io sarò lì, e sarà come se il tempo non fosse passato: amare è aspettare. Ti allego una copia del mio libro di interviste "Dieci uomini di successo".

Ciao, con amore Giampiero.



Ottobre 1990

Cara, ho ricevuto il tuo biglietto e devo dirti che mi ha fatto molto male. Soprattutto la tua accusa di complicità che sono sicuro di non meritare. La mia intervista al generale Z. non è affatto "servile". Io penso che nel mio lavoro, eccetera, già lo sai. Forse avrò inventato alcuni particolari, come il fatto che l'intervista si sia svolta senza polizia intorno, mentre il generale giocava a bocce con alcuni bambini ridenti. In realtà il generale si divertiva a chi tirava più lontano le bombe a mano con la sua scorta, dieci poliziotti biondi col mitra a tracolla.
Quanto al nuovo direttore che tu definisci "persona ripugnante", ovviamente non sono d'accordo. Non sono cambiato da quando dirigo il giornale e non capisco perchè parli così. Quanto al fatto che il generale Z. abbia una linea diretta con me, non è come dici tu "fortemente sospetto". Da quando in qua telefonare è un reato?
Sospetto, sospetto, sospetto! Ecco cos'è la tua vita. Appena ti hanno portata in quello stadio e ci hai trovato anche qualche tuo amico, hai subito cominciato a sputare veleno su di noi. Una normale operazione di controllo, ecco cos'era. Ma lasciati andare, sii più donna! E' vero, quando l'altra sera ti ho invitata a uscire per prendere un gelato, non ero solo. Il colonnello Battista ha in questo momento una grande simpatia per me e mi segue ovunque. Non potevo prevedere che ti avrebbe arrestato. Ma tu sei altera e intransigente come le tue idee. Non lamentarti se poi il processo andrà male. Tra qualche anno, secondo me non meno di venti, vedremo chi ha ragione. E allora io sarò lì, come se il tempo non fosse passato, perchè amare è saper aspettare. Ti allego il libro del generale Z.: "Tattica e strategia dell'antiguerriglia da El Alamein ai nostri giorni", con dodici cartine. La prefazione è mia.

Ciao, con amore Giampiero.
mant(r)a
00domenica 8 luglio 2007 13:54
mi ha raccontato di quando con sua madre e suo padre dovettero guadare l'Ente in piena con l'asino carico di ghiande tornando dal castello di Potentino, durante un temporale. e sua madre che prese la broncopolmonite perché guadò il fiume a piedi e da casa c'erano ancora bei chilometri di fango; rimase invalidata un bel po'. e la piena portava via tutto, anche l'asino e suo padre. e lei, che è mia nonna, che passò con l'asino scosso del pòro Gustavo, il babbo di Nandina, perché da sola non voleva, piangeva. grazie a Dio andò tutto bene, lo si vede dalle sue mani, da come le muoveva, che anche in quella volta se la videro brutta. tutto si risolse, e la salute, anche se al trotto zoppo e smarrendo un po' la strada, riuscì a tornare a casa pure lei.
mant(r)a
00domenica 8 luglio 2007 13:56
però voglio precisare che non mi ha emozionato.
è una cosa diversa che se la dovessi chiamare Emozione mi parrebbe di sputarle in faccia.
DottorDivago
00lunedì 9 luglio 2007 21:22
ONEHAND JACK

Questa è una città strana, piena di grattacieli e bassifondi, mitra e sax, pescecani e santi. Imbellettata di luci e intossicata di fumo come una puttana a mezzanotte
Ma le puttane almeno hanno un cuore
Bene, vi racconterò la storia più strana che ho sentito in questa città puttana, e ascoltate bene, perché di tutte le storie che la notte contiene
Nessuna cè
Come la storia di Onehand Jack

Onehand Jack era un ragazzino con un braccio solo
Non glie laveva rubato né un cannibale, né un gatto, né un chirurgo distratto, né mister Frankenstein
Era nato così
E Onehand Jack una notte camminava nella grande città, pioveva, le stelle starnutivano, ma lui andava, senza ombrello e con la testa in aria, verso casa
Verso la sua casetta, la più lurida baracca nella strada più desolata del più squallido rione della più miserabile zona della città puttana
Ma anche in una casa così puoi sognare cose grandi
Anche in una casa così, oh sì, puoi sognare cose grandi
E Onehand camminava pensando Oh lord mio signore che ne sarà di me
Ho un braccio solo, non posso giocare a baseball, non diventerò mai presidente, non posso far niente. Oh lord, io vorrei suonare la batteria, il piano, il sax contralto, il sax baritono, il sax soprano, il sax banano, ma come faccio senza una mano?
Oh signore, vivo in una città di bui grattacieli, ma da ogni finestra illuminata sento scendere musica che mi incanta, rock, jazz, blues, pop, e tacchi che ballano, posate sul tavolo, cuori che battono, letti che cigolano, diavolo che ritmo signore
E io non potrò mai suonare
Oh signore, Dio Bodhisattva Shiva Dio del Jazz Manitù Mingus, che strano artista sei
Che strano perfido artista sei
Che canzone del destino vuoi suonare per me signore
Dimmelo, che destino vuoi suonare per me?
Ascoltami signore lassù dallalto dei grattacieli

Ed ecco che si ode un tuono in fa diesis e da una nuvola nera roteando ronzando come un calabrone gigantesco piomba giù un tipo davvero strano
Un gran negro con lo smoking di lamé e una tromba in mano
E dice: Mi hai chiamato piccolo?
Chi sei?
Sono Dio, Im God baby Onehand Jack, sono il tuo Lord Dio
Per dio non puoi esser Dio, Dio non va vestito così
Io sono Dio giuro su io
Chi credi di fregare, Dio non è negro
Ti giuro che è vero, è nero. Non lo diciamo, non dirlo neanche tu, perché vogliamo che sia una sorpresa quando un razzista arriva lassù
Mi prendi in giro, Dio?
No, per davvero sono nero, sono Dio, e suono la tromba da Dio
Voglio una prova dice Onehand Tommaso Jack
Ok, dice Dio, lo vedi quel signore che cammina, quello vecchio curvo col bastone? Ecco...
[emette un suono stridulo di tromba]
E il vecchio col bastone cade fulminato
Cazzo, per essere Dio suoni davvero male e sei davvero cattivo
Era la sua ora, dice Dio, e adesso basta, cosa vuoi da me Onehand Jack?
Voglio poter suonare, Signore
Va bene, ti darò una mano
Mi prendi anche per il culo, me lhai già data una mano, una sola
No, voglio dire, ti aiuterò
Mi darai unaltra mano?
No, ti darò questo
E dal cielo, attraverso la pioggia, come unastronave di legno nero sfavillante, vola giù un contrabbasso grande così.
Ecco qua, dice Dio, il tuo strumento te lo regalo io, mi gioco il mio nome e il mio onore che diventerai il numero uno del settore
Dio Dio, gridava Onehand mentre il gran Dio negro trombettiere si alzava in volo, ma con una mano sola come suono, sii buono dimmi come suonerò con una sola mano?
Basta crederci, disse Dio

Beh voi non ci crederete, ma Onehand Jack ci credette: arriva a casa, compra tutti i dischi di Mingus Rostropovitch Damiani, e prova prova prova con una sola mano
E studia e studia e suona e suona e suda e suda
E con una mano le note faceva
E coi denti pizzicava
Le corde mordeva
Con la mano sola pizzicava vibrava pestava
Soffriva piangeva ma... imparava
E suonava.
Con una mano con una mano ho il mondo in mano e suono come un dio pagano
Oh non è un miracolo non è strano
Quando il blues prende il timone possiamo fare cose che neanche immaginiamo

Passano tre anni nella città dei grattacieli e dei bassifondi, passano tre campionati di baseball sette fidanzate duemila litri di whisky tre guerre e due rughe in mezzo alla fronte
Nella città il locale jazz più pericoloso e più rinomato si chiamava Sfaccimme Hot Club
Un locale bestiale
Era il locale di Big Omemmè Joe, il locale che più fetente non si può
Scarafaggi nei bicchieri grandi neri che se gli dicevi via di qua dicevano: ma vai via tu, che cero prima io
Whisky a fiumi, sigari toscani, dolcissimi veleni, danze pagane, musiche strane e tanto tanto cool hot medium well cuit bop jazz
E il boss del locale era Big Omemmè Joe, cento chili di violenza cicatrici di ordinanza tre pistole sulla panza ma se sentiva jazz diventava bello come un attore del cinema buono come un missionario generoso come... no quello no, non gli cavavi un dollaro neanche con la tortura
Una sera Big Joe è lì che si beve il suo cocktail White and Black, metà vodka metà spremuta di scarafaggio, quando entra Storcinaso il buttafuori e dice
Ehi capo cè un tipo strano un ragazzo con una sola mano e il contrabbasso che dice che vuole suonare per te
Con un mano non si può" dice Big Joe Ommemmè
E cacciano via Onehand Jack
Nella notte triste sconsolato al trentesimo piano del più brutto palazzo del vicolo più squallido del più schifoso rione della zona più malfamata della città puttana Onehand suona il suo blues, questo.

[blues]

Passa sotto la sua finestra Big Ommemmè Joe su una limousine grigia lunga dodici ippopotami e con dentro tutti i confort: Jacuzzi con gli spruzzi video stereo forno porno a microonde tre mulatte bionde che gli ciuccian le orecchie due chili di popcorn e di castagne secche, champagne, bourbon e un cihuahua di nome Alonso Mordimarron ex guardia del corpo di Domingo Peron
Non si fa mancare niente, il vecchio Big Joe
E attraverso il finestrino della limousine sente in un vicolo su al trentesimo piano qualcuno che suona il basso come langelo Malachia e dice allautista Sam

Fermati Sam
Sam si ferma
Ascolta Sam
Sam ascolta
Dimmi Sam hai mai sentito qualcuno suonare il contrabbasso così?
No, dice Sam
E allora portamelo giù
Il contrabbasso?
No portami giù quello che lo suona, testa di cazzo!
E Sam porta giù Onehand
Ehi, dice Big Joe, sei quello con la mano sola, sei tu che suonavi così? Sì, bene farò la tua fortuna ragazzo sei assunto nel mio locale dieci dollari a settimana e ogni sera un gelato alla banana
No Big Joe, cinquanta dollari, cinquanta e ogni sera una Fanta
Ti do la metà di cinquanta, quaranta
Big Joe in matematica era proprio una merda
Va bene, dice Onehand, vada per quaranta, qua la mano, affare fatto

Così quella sera stessa Onehand Jack debutta con lorchestra dei selvaggi tre
Il primo è Bonzo Good, centottanta chili di lardo e blues, suona il sax, suona e suda, suona come un torrente, come un niagara, come una doccia, gli spettatori delle prime file devono portarsi dietro lombrello, e suona e suda e qualche volta piange anche cascate di sudore e di lacrime, certe canzoni piange altre no e se qualcuno gli chiede: Bonzo perché certe canzoni piangi e certe altre no? risponde: perché quelle altre non mi fanno piangere
E un gran filosofo Bonzo Good
Alla batteria Nano Hector Carmel piccolo isterico cattivo come un pappagallo ma quando suona crollano i lampadari tremano gli scroti il suo pezzo preferito lha scritto Richter non il pianista, quello dei terremoti
Al piano Charlie Fighetto bello unto perfetto col baffetto le donne impazziscono per lui e per ogni donna conquistata lui fa una tacca sul pianoforte e una notte, dice la leggenda, patatrac, il pianoforte crollò, si dissolse in una nube di segatura, troppe tacche, troppe donne, Charlie
E poi cera Sweet Misery
Lei era cieca ma era un gran bel vedere
Lei era cieca ma aveva un gran bel...
Lei era cieca ma aveva gli occhi più blu del mare
Come descriverla? Era era... bella, di più era: non ci sono parole ecco Sweet Misery era una che quando la vedevi le dicevi: oh Sweet Misery dagli occhi di... oh Sweet Misery che hai gli occhi color di... ecco era così, non cerano parole per Sweet Misery

E appena Onehand Jack comincia a suonare e lei a cantare bang ecco che in un attimo esce di colpo dalladolescenza la guarda gli spuntano i baffi gli esplodono gli ormoni, cambia voce, sguardo e sarto è un uomo ormai e quando la voce di Sweet si incamminava il basso di Joe la seguiva la perdeva la ritrovava e lei si arrampicava su una nota alta e lo chiamava e stavano in bilico un istante su una semicroma e poi precipitavano giù nellabisso di un mi basso e litigavano e si azzuffavano come gatti lei lo provocava, scappava lui con il ritornello le correva dietro lei improvvisava lui contrappuntava lei si allontanava poi si lasciava prendere lo baciava lo graffiava e gridava damore e si nascondeva in un accordo in settima e lui la seguiva su per le ottave in cima al mondo e vibravano insieme allacciati sullultima nota lunga, lenta, slow. Quanto lei era triste lui la cullava quando lui era stanco la voce di lei gli andava vicino e lo carezzava, lo incitava insieme pregavano e insieme bestemmiavano, e suonando si raccontavano i loro sogni, la loro crudele infanzia, le loro poche speranze
E dopo un mese tutta la città parlava del magico ragazzo con una mano sola che suonava il basso come langelo Malachia e della bella ragazza cieca che cantava con lui. Sì, i selvaggi tre erano grandi, ma la gente veniva per Onehand Jack e Sweet Misery, proprio così

Ma sapete comè, le cose belle suscitano brutti pensieri e le cose pulite trovano sempre qualcuno che le vuole sporcare
Così una sera nel locale si presenta Mike Consenta, luomo più assolto della città, padrone di televisioni e del racket dei peperoni, network, coca chips e crac, non cè niente che lui non ha, ed entra coi suoi gorilla Emmy Faith, Bixie Bossi, Chuck Costronzo e Ciccio Sparasassi, e dice: in questa città comando io anche nello show, quella la cieca canterà per me Big Joe, e quello storpio lo metterò in qualche trasmissione scema dove potrà piangere e far pena

Scordatelo Mike, disse Big Joe
E quella notte il locale di Big Joe bruciò

Mike Consenta si ripresenta e dice: hai cambiato idea Big Joe?
No, dice Big Joe
E quella notte qualcuno fermò Sweet Misery in un vicolo e a sangue la picchiò

La mattina dopo la città è grigia di pioggia livida, sembra in lutto per quello che hanno fatto a Sweet Misery, e Mike Consenta è lì che nuota a rospo nella sua piscina di brillantina quando suona il telefono, è Onehand Jack che dice: vediamoci stasera al locale e ci metteremo daccordo Mike, bene, dice Mike, vedo che sei ragionevole, storpio, verrò oh sì, verrò

Mezzanotte allo Sfaccimme Hot Club: entra Mike Consenta con Emmy Faith, Bixie Bossi, Chuck Costronzo e Ciccio Sparasassi. E lì nel centro della sala, sotto un riflettore, col contrabbasso che brilla come un grande scarabeo sacro, cè Onehand Jack con un bellissimo frac rosso come un globulo
Ehi Onehand, storpio, dice Mike Consenta, fai le valigie tue e della cieca, e venite con me, non ho tempo da perdere
Aspetta, dice Onehand Jack. Ascolta questa canzone

Ci sono cose che sembrano sporche ma sotto son diamanti
Ci sono tipi ben vestiti che han sotto squame di serpenti
Ci sono cose che non puoi comprare
Ci sono cose che non puoi contare
Non sai sei corde quante note possono fare
Non sai al buio cosa si può vedere


Ehi Onehand cosè questa storia, dice Mike e mette mano alla pistola, mi vuoi prendere in giro, storpio?

Ci sono cose che non puoi cancellare
Di notte torneranno e non potrai dormire
Non sai il destino quanti strumenti sa suonare
Non sai quante mani ti possono afferrare


E di colpo mentre Onehand con una mano continua a suonare, unaltra mano spunta da dietro al contrabbasso e con una raffica di mitra stende Mike Consenta e i quattro gorilla, do re mi sol la e li manda allaldilà
Cazzo Onehand, dice Big Joe, ma non ci avevi detto che avevi anche unaltra mano

Aspettavo loccasione buona, dice Onehand Jack

Be' questa è la leggenda di quella notte chissà se è vera. Qualcuno disse che invece cera un nano nascosto dentro al contrabbasso, qualcun altro che era stata Sweet a sparare, qualcun altro che Dio Shiva Manitù Mingus, per una notte, aveva veramente regalato unaltra mano a Onehand. Fatto sta che la sera dopo Onehand si presentò regolarmente con la sua sola mano a suonare con Sweet Misery e insieme suonarono per molti anni, chissà se la storia è vera direte voi be' non lo so ma io li ho sentiti suonare e vi dico che quando li ricordo, questa città piena di grattacieli e bassifondi, di sax e mitra, pescecani e santi, imbellettata di luci e intossicata di fumo come una puttana a mezzanotte, be' mi sembra che questa città qualche volta abbia un cuore. Un cuore che batte piano, affaticato, tenace, come il basso di Onehand Jack.

Ci sono cose che non puoi comprare
Ci sono cose che non puoi contare...


[sfuma ad libitum]



STEFANO BENNI - Onehand Jack
Da "Teatro 2"
leonardo_giannini
00mercoledì 5 settembre 2007 21:02
sub comandante marcos i racconti del vecchio antonio
Mordicchia la pipa il vecchio Antonio.
Mordicchia le parole e dà loro forma e senso.
Parla il vecchio Antonio, la pioggia si ferma ad ascoltare
e l'acqua e l'oscurità riposano.
"I nostri avi più grandi dovettero affrontare lo straniero
che venne a conquistare queste terre.
Venne lo straniero ad imporci un altro modo, un'altra parola,
un'altra fede e un'altra giustizia. Era la sua giustizia adatta
ad arricchirsi depredandoci.



Era l'oro il suo dio. Era la superiorità la sua fede.
Era la menzogna la sua parola. Era la crudeltà il suo modo.
I nostri, i più grandi guerrieri, lo affrontarono,
grandi battaglie ebbero luogo fra i nativi di queste
terre per difendere la terra dalla mano dello straniero.
Ma grande era anche la forza che muoveva la mano
straniera. I grandi e buoni guerrieri caddero
combattendo e morirono. Le battaglie proseguivano,
pochi ormai erano i guerrieri, e donne e bambini
prendevano le armi di coloro che cadevano. Allora si
riunirono i più saggi degli avi e si raccontarono la
storia della spada, dell'albero, della pietra e dell'acqua.
Si raccontarono che nei tempi più antichi, lassù sulle
montagne, si riunirono le cose che gli uomini
avevano per lavorare e difendersi.
Gli dei stavano da soli come era loro abitudine, cioè erano
addormentati perché allora erano molto oziosi gli dei,
che non erano gli dei più grandi, quelli che fecero il mondo, i primi. Stavano l'uomo e la donna consumandosi nel corpo
e crescendo nel cuore in un angolo dell' alba.
La notte stava in silenzio.
Stava zitta perché sapeva che poco le restava.
Allora parlò la spada.
"Era una spada così"
s'interrompe il vecchio Antonio e
impugna un gran machete a doppia lama.
La luce del fuoco manda bagliori,
appena un istante, poi l'oscurità.
Prosegue il vecchio Antonio:
Allora parlò la spada e disse:
'Io sono la più' forte e posso distruggervi tutti.
La mia lama taglia e do potere a chi mi impugna
e morte a chi mi affronta'.
'Menzogna!' disse l'albero. 'Io sono il più' forte,
ho resistito al vento e alla più' aspra tempesta.'
Combatterono la spada e l'albero.
Forte e ostinato si fece l'albero e affronto' la spada.
La spada colpì e colpì finche non arrivò a tagliare
il tronco e abbattè l'albero.
'Io sono la più' forte' tornò a dire la spada.
'Menzogna!' disse la pietra.
'Io sono la più' forte poiché sono dura e antica,
sono pesante e piena'.
E combatterono la spada e la pietra.
Dura e salda si fece la pietra e affrontò la spada.
La spada colpì e colpì e non riuscì a distruggere la pietra,
ma la ridusse in molti pezzi.
La spada rimase senza filo e la pietra tutta spezzata.
'E' un pareggio !' dissero la spada e la pietra,
ed entrambe piansero sull'inutilità del loro combattimento.
Nel frattempo l'acqua del ruscello
non guardava il combattimento e non diceva
nulla. La spada la guardò e disse:



'Tu sei la più debole di tutti! Non puoi fare nulla a
nessuno. Io sono più forte di te!'
E la spada si lanciò con gran forza contro l'acqua del ruscello.
Si sollevò un gran clamore e un frastuono, si spaventarono i pesci
e l'acqua non fece resistenza al colpo della spada.
Poco a poco, senza dir nulla, l'acqua tornò a prendere
la sua forma, ad avvolgere la spada e a seguire il suo
cammino verso il fiume che l'avrebbe portata alla
grande acqua che gli dei crearono
per spegnere la sete che avevano.
Passò il tempo e la spada nell'acqua iniziò a diventare
vecchia e arrugginita, perse il filo e i pesci le si
avvicinavano senza paura e si burlavano di lei. Con
gran pena la spada si allontanò dall'acqua del ruscello.
Ormai senza filo e logorata si lamentò:"Sono più forte
di lei, ma non posso arrecarle danno e lei, senza
combattere, mi ha vinto'.
Trascorse l'alba e venne il sole a far alzare l'uomo e la
donna che si erano stancati insieme per farsi nuovi.
L'uomo e la donna trovarono la spada in un angolo
oscuro, la pietra fatta a pezzi, l'albero abbattuto e
l'acqua del ruscello che cantava.
Gli avi terminarono di raccontarsi la storia della
spada, dell'albero, della pietra e dell'acqua e si dissero:
'Ci sono volte in cui dobbiamo combattere come fossimo
spada che affronta l'animale, ci sono volte in cui
dobbiamo combattere come albero che affronta la
tempesta, ci sono volte in cui dobbiamo combattere come
pietra che affronta il tempo. Ma ci sono volte in cui
dobbiamo combattere come l'acqua che affronta la
spada, l'albero e la pietra. Questa è l'ora di farci acqua e
di seguire il nostro cammino fino al fiume che ci porti
alla grande acqua dove spengono la loro sete i grandi
dei, quelli che crearono il mondo, i primi ' .
Così fecero i nostri avi" dice il vecchio Antonio.
"Resistettero come l'acqua resiste ai colpi più fieri.
Giunse lo straniero con la sua forza, spaventò i deboli,
credette di vincere e col tempo diventò vecchio e arrugginito.
Finì da estraneo in un angolo pieno di pena e senza
capire perché, se aveva vinto, si sentiva perduto".
Il vecchio Antonio torna ad accendere
la pipa e la legna del focolare e aggiunge:
"Fu così che i nostri più grandi e saggi avi vinsero
la grande guerra con lo straniero.
Lo straniero se ne andò. Noi siamo qui, come l'acqua
del ruscello continuiamo a camminare verso il fiume
che dovrà portarci alla grande acqua dove spengono
la loro sete gli Dei più grandi,
quelli che crearono il mondo, i primi".
Se ne andò l'alba con essa il vecchio Antonio.Io seguii
il cammino del sole verso occidente, camminando sul
bordo di un ruscello fino al fiume.
Di fronte allo specchio, fra il sole dell' aurora e il sole
del tramonto c'è la tenera carezza del sole di mezzanotte.
Un sollievo che è ferita. Un' acqua che è sete. Un incontro
che continua ad essere ricerca...
Come la spada del vecchio Antonio, l'offensiva
governativa di febbraio entrò senza alcuna difficoltà
nelle terre zapatiste.



Potente, abbagliante, con stupenda impugnatura
la spada del Potere colpì il territorio zapatista.
Come la spada del racconto del vecchio Antonio, fece
gran rumore e strepito, come quella spaventò alcuni
pesci. Come nel racconto del vecchio Antonio, il suo colpo
fu grande, forte...e inutile. Come la spada del racconto
del vecchio Antonio, continua a stare nell'acqua,
arrugginisce e invecchia.
E l'acqua? Continua il suo cammino, circonda la spada
e, senza farci caso, arriva fino al fiume che dovrà
portarla fino alla grande acqua dove spengono la loro
sete gli Dei più grandi,
quelli che crearono il mondo, i primi.

ed. Italiana Giunti Gruppo Editoriale, Firenze
ISBN 88-09-01830-3
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