Privatizzazione dell'Università

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El Gab
00venerdì 3 ottobre 2008 19:37
Legge 133/08: questa sconosciuta.
Non più di tanto per colpa nostra, ma per una serie di "coincidenze" come, ad esempio, la conversione in legge in piena estate (6 Agosto 2008) e la praticamente TOTALE mancanza di informazioni a riguardo da parte di giornali e organi di informazione in generale.

La legge 133 non è un decreto di riforma universitaria, ma di carattere economico che va a colpire principalmente il sistema Universitario.
Sinteticamente, i punti cardine della legge sono:

a) Tagli economici per un totale di 1 miliardo e 500mila euro (miliardo eh) da qui al 2013.

Ennessima mazzata al sistema economico delle Università, che da più di 20 anni chiedono un aumento dei fondi (su questo siamo agli ultimi posti in Europa) e che continuamente si vedono invece tagliare i fondi a disposizione. Il risultato è la morte lenta di molti atenei che ogni anno rischiano concretamente di non poter iniziare le lezioni (esempi: Università di Firenze-buco di 32 milioni di Euro; Università di Siena-buco di 80 milioni di Euro).
Per dovere di cronaca, bisogna ricordare anche che nel 2008 è stata approvata anche l'abolizione dell'ICI sulla prima casa per le famiglie con redditi alti; questo ha comportato un taglio sui finanziamenti annuali alle università pertanto, unendo i tagli delle due leggi arriviamo ad un totale (nel quinquennio 2008-2013) di meno 4

b) Drastica riduzione al 20% del turnover del personale docente e di ricerca.

Significa che per assumere un nuovo docente bisognerà attendere che ne vadano in pensione ben cinque; questo chiaramente comporta due opzioni: o l'Università davvero aspetta 5 pensionamenti (e questo significa andare a sfoltire i corsi "di cui si può fare a meno", spesso materie più specialistiche, ma non meno importanti, che ovviamente abbassa enormemente il livello di preparazione), oppure mantenere i docenti oltre i limiti del pensionamento per poter mantenere i corsi (ma questo significa non ottenere i contributi statali a riguardo, cioè lo stipendio dei docenti che hanno superato il limite di pensionamento è interamente a carico dell'Università, questo comporta inevitabilmente aumenti per l'altra parte che porta soldi alle università: le tasse degli studenti)

c) [E qui c'è il fulcro del problema] Nella legge è specificato che alle Università è permesso di trasformarsi in fondazioni di diritto privato.
E' evidente come questo vada a minare i princìpi base dell'Università, che passerebbe così da pubblica a privata.
La privatizzazione significa che anche l'Università sarebbe soggetta alle leggi del mercato (perchè è ovvio che una fondazione ha tra i primi obiettivi almeno il ripianamento del bilancio e magari la produzione di un utile); molte facoltà saranno costrette a chiudere (faccio un esempio: facoltà come Filosofia non producono un utile economico -o quantomeno non tanto da ripagare gli investimenti fatti-, le facoltà di nicchia o che non interessano al mercato, ecc..). Penso non ci voglia molto a fare 2+2 e capire cosa accadrebbe se, ad esempio, un'azienda farmaceutica decidesse di acquistare una Facoltà di medicina.. Chiaramente poi, chi acquista una facoltà deciderà di investire su quei corsi che potranno portare un utile (da noi ad Architettura, chi investirebbe su materie di governo del territorio come Urbanistica?).
Oltretutto si avrebbero tutte facoltà-fotocopia in cui non sono presenti i corsi non produttivi e la formazione sarebbe uguale tra le stesse facoltà; ciò porterebbe grossi disagi (più di ora) nel reperire lavoro (se tutti sono limitati a sapere le stesse cosine, nessuno ha possibilità di specializzarsi).

Apro un'ultima parentesi: il punto c) è palesemente in contraddizione con l'articolo 33 della Costituzione.
"L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento"




Tutto questo sta venendo fuori ora (io stesso l'ho scoperto poch giorni fa) perchè ora stanno ricominciando le lezioni; in molti atenei si è deciso di rimandare di una settimana l'inizio delle lezioni, in altre i professori hanno deciso di dedicare la prima settimana a fare informazione e discussione con gli studenti su questa legge.
Il problema che tutti riscontrano è la totale mancanza di informazione a riguardo, nessuno sa nulla perchè nessuno ne ha parlato.
Ma la legge è una mazzata clamorosa e la mobilitazione è necessaria.




Alla fine, in questa discussione, mi interessa sapere cosa succede nelle vostre facoltà, se la gente è a conoscenza (e QUANTO a conoscenza) e se ci sono delle iniziative.
Scusate la lunghezza del post, ma le cose da dire son tante.
stealthisnick
00venerdì 3 ottobre 2008 20:27
c'è anche da dire che in italia i fondi che ci sono, spesso pochi, sono spesso mal gestiti e qualche volta sperperati
insomma come un po' in tutte le cose ci va messa la tara del fatto di essere in italia
=storto=
00venerdì 3 ottobre 2008 21:44
da quel poco che capisco di università si prospetterebbe un futuro all' "americana":università private di primo livello a cui tutti ambiscono(i piu bravi con le borse di studio e i piu ricchi)e quelle meno importanti private e pubbliche dove vanno i meno dotati e i meno abbienti.
all' inizio ci potrebbe essere un forte aumento degli investimenti di società private,il che è positivo.
tendenzialmente si andrebbe alla specializzazione delle facoltà(puo essere un bene).
l' accesso all'università(pagare una retta che non tutti si possono permettere),le pari opportunità per gli studenti e il diritto allo studio purtroppo ne risentirebbero gravemente.
un futuro non certamente roseo.
El Gab
00venerdì 3 ottobre 2008 22:43
Il forte investimento di società private io la vedo come una cosa negativa anche perchè, secondo me, impedisce quella libertà dell'arte e della scienza che dicevo prima.

Il modello americano non è tutta sta eccellenza. Anzi oramai è più vicino alla standardizzazione che altro.

Per quanto riguarda le specializzazioni, esistono già oggi in Italia e sinceramente (per quel che vedo) non sono poi molto eccezionale.
=storto=
00sabato 4 ottobre 2008 11:21
no infatti non sto ponendo il modello americano come modello positivo da raggiungere.
dadonfola
00sabato 4 ottobre 2008 12:49
Da noi se ne è parlato poco...comunque tra le ose dette si è ribadito più volte l'immensa minchiata...come sempre...ma tanto alla fine se ci pensate non si può fare molto...queste leggei e questi decreti cambiano troppo spesso,sono leggi ballerine,ciò di cui l'Italia non ha bisogno,perchè fra qualche anno ricambierà e sembrerà ancora più assurda la cosa e così via..è come una catena...
La mancata informazione da parte dei media è solamente dovuta al fatto che non volevano far scattare "una rivolta" o comunque delle proteste...forse è perchè se ne rendono conto da soli delle assurdità che dicono...
El Gab
00sabato 4 ottobre 2008 13:42
Veramente questo è il primo decreto di privatizzazione..
Poi dubito che sui media la questione sia così, "a favoletta"..

In ogni caso, in questo momento, la cosa più utile da fare è informare il più possibile e parlare con chi frequenta altre Facoltà.
montselles.com
00sabato 4 ottobre 2008 16:45
Da noi stanno raccogliendo firme, però francamente anche io fino alla settimana scorsa non ne sapevo niente. Di lezioni o assemblee apposite non ne hanno ancora fatte, per fortuna a Torino non penso siano troppo sotto (d'altrocanto stanno finanziando l'ampliamento di un intero palazzetto per ampliare le aule) e le iscrizioni ogni anno aumentano del 10-15% in media sul totale degli studenti, però comunque sono preoccupata. Non c'è cosa peggiore di quando tentano di imbrigliare la conoscenza.

E ora il discorso egoistico: sono in fascia minima e ho l'esonero totale dalle tasse, se è così un motivo c'è, alla fine i miei hanno accettato di buon grado la mia iscrizione per questo motivo, se queste condizioni dovessero venir meno quando dovrò prendere la specialistica temo dovrò attaccarmi al carro e tirare...
metal17601
00sabato 4 ottobre 2008 17:04
Io non ne sapevo praticamente nulla,da me le lezioni non sono ancora iniziate,quindi da lunedì sono curioso di vedere se ci saranno raccolte firme,assemblee e cose del genere,vi dirò.
El Gab
00sabato 4 ottobre 2008 17:30
Si, anche io fino a lunedì sapevo solo vagamente di uno sciopero dei ricercatori, ma niente di più. All'inizio delle lezioni ci/mi è stata spiegata meglio la situazione e mi sono un po' informato.

A Firenze son talmente sotto che l'Università, sta seriamente pensando di vendere il nuovo Polo di Novoli e di farsi affittare lo stesso polo per tenere le lezioni. [SM=x282958] Peraltro è un polo nuovissimo, attivo dal 2004.

Attualmente le raccolte firme, da noi, servono più per creare una rete informativa tra gli studenti della Facoltà. Ieri ho assistito all'assemblea con professori e studenti, sono venute fuori varie proposte e c'è stata anche qualche litigata.. Alla fine le prime azioni si inizierà a pensarle da lunedì, mentre venerdì verranno votate le varie mozioni presentate da studenti, docenti e ricercatori.
Zahk
00martedì 7 ottobre 2008 21:20
Noi lo sapevamo già da parecchio: abbiamo indetto la prima assemblea a luglio e nonostante l'università fosse praticamente vuota c'erano una buona cinquantina di persone, che non sono poche.

Questa legge è letteralmente uno scandalo; non a caso penso che tutto il rilievo mediatico dato alle stronzate come il 7 in condotta e la divisa per i bambini alle elementari fosse fatto semplicemente per distogliere l'attenzione dal modo in cui stanno conciando l'università.

Sabato a Roma dovrebbe esserci una manifestazione piuttosto grossa; se riesco a togliermi di mezzo un paio di impegni ci vado.
El Gab
00venerdì 10 ottobre 2008 17:55
Inizio a postare alcuni documenti che sono girati tra le nostre mail.

Intanto ieri, i simpaticoni dei Giovani di Forza Italia, hanno ricevuto il diktat da Roma di dirigersi alla nostra Facoltà a regalare i ciucci perchè per loro "studenti e professori stanno solo facendo le bizze":


Università, Giovani FI Firenze: Basta proteste contro Tremonti

Roma, 8 ott (Velino) - "Professori e studenti basta con le bizze! Mettiamogli il ciuccio”! Sarà questo lo slogan che domani ad architettura dalle 12,30 fino alle 16 accompagnerà l'iniziativa e il gazebo dei Giovani di Forza italia contro “certi professori e studenti che si stanno lamentando come i bambini – proseguono Tommaso Villa coordinatore di Forza Italia Giovani Firenze, e Niccolò Macallè e Alessio Paoli, responsabili universitari - perché stanno per perdere i loro privilegi. Ecco quindi che come ai bambini quando fanno le bizze viene dato il ciuccio, adesso siamo noi a metterlo a certa sinistra!. Purtroppo lo sappiamo, anche quando vi sono delle palesi situazioni di antifunzionalità nelle università, toccare lo status quo è un’ardua impresa che fa immancabilmente scatenare tutti coloro che nello status quo ci vivono! Regaleremo così un ciuccio a ogni studente per stoppare il pianto dei docenti e dei professori. È soltanto un modo ironico per dare un taglio a certe polemiche – continuano i giovani esponenti del Pdl - strumentali della sinistra studentesca e di una certa parte del mondo dei docenti. Infatti dopo il blocco della didattica,le occupazioni e altre scene da lacrime di coccodrillo, era giusto anche se con simpatia dire basta a queste polemiche fini a se stesse, che non danno reali risposte al nostro ateneo".

"A tutti coloro che, peggio dei bambini, si sono resi partecipi di questo penoso teatrino politico fatto di bizze e piagnistei non possiamo che regalare un bel ciuccio. È bene sottolineare che il taglio del Ffo previsto nella Manovra Tremonti non inciderà in maniera significativa sul mondo universitario, ma potrebbe anzi essere un ulteriore stimolo a procedere con le razionalizzazioni della spesa e dell’attività didattica, tra l’altro già in parte intrapresa proprio dal nostro ateneo. Vogliamo poi mettere in risalto il pulpito da cui derivano questi attacchi al governo fatti col dito alzato da chi pensa di essere sempre dalla parte della ragione. Vogliamo infatti ricordare per l’ennesima volta - concludono i Giovani di Forza Italia - che chi amministra l’ateneo e urla contro le leggi varate dal Parlamento sovrano, ha l’abitudine per niente simpatica di violare molteplici norme giuridiche: si pensi all’articolo 5 comma 1 del DPR 306/1997 che vieta che vengano reperite risorse sottoforma di tasse agli studenti per un ammontare totale superiore al 20 per cento del Ffo. Norma ampiamente e sistematicamente violata negli ultimi anni. Oppure all’articolo 51, comma 4 della legge 449/1997 che impone che le risorse impiegate per il pagamento degli stipendi non superino il 90 per cento del Ffo. Altra norma allegramente ignorata".


Tutta gente che parla parla parla, che regala ciucci mostrando che loro sono "maturi" (facendo ste paggliacciate), ma che poi non si vede mai alle assemblee e che si limitano a vedere il problema come il solito scontro destra-sinistra.



Di seguito invece copio-incollo la mozione approvata oggi:


L’ASSEMBLEA GENERALE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA
riunita il 10 ottobre 2008 in S. Verdiana


DENUNCIA il tentativo del Governo di cancellare l’Università pubblica che tutti conosciamo con la Legge n. 133/08, i cui punti salienti sono evidenziati anche dall’Appello che le Associazioni della docenza il 2/10/08 hanno rivolto a tutti i Docenti delle Università Italiane:

- limitazione al 20% del turn-over, per gli anni 2009-2011 ed al 50% per l'anno 2012 del personale docente e tecnico-amministrativo, dopo due anni di blocco dei concorsi;
- ulteriori drammatici tagli al Fondo di Finanziamento ordinario, che viene decurtato di circa il 25% in termini reali entro il 2012; (ma per quest'anno il finanziamento dei PRIN scende da 160 a 98 milioni di euro):
- la incostituzionale possibilità di trasformazione degli Atenei in Fondazioni private, con la privatizzazione dei rapporti di lavoro, il conferimento dei beni dell'Università al nuovo soggetto privato e l'indeterminatezza degli organi di gestione degli atenei la cui composizione e funzione non viene per nulla chiarita.

Tali provvedimenti vanno ben oltre la congiuntura ed una pura manovra di risparmio, ma determinano invece uno scenario in cui sparisce l'Università italiana come sistema nazionale tutelato dalla Costituzione, in cui il ruolo pubblico è elemento decisivo di garanzia per la libertà di ricerca e d'insegnamento e degli interessi generali del Paese.
Saranno in primo luogo gli studenti ad essere danneggiati, perchè non sarà più garantita un'offerta formativa di qualità legata all'inscindibilità di didattica e ricerca, perchè il taglio dei finanziamenti condurrà all'aumento senza limiti delle tasse universitarie e perchè la possibilità di assumere sempre meno docenti condurrà ad un ampliamento massiccio dei corsi di laurea a numero chiuso ed alla soppressione di corsi di laurea non già sulla base di un'attenta valutazione della loro efficacia, bensì per via dell'impossibilità di garantire la presenza del personale docente necessario.

Insieme con gli studenti, i primi danneggiati sono i giovani studiosi: il blocco del turn-over, riducendo drasticamente il numero dei docenti in ruolo a fronte delle uscite per pensionamento già note, impedirà il ricambio generazionale, aggravando il problema già insopportabile del precariato, e chiudendo le porte dell'Università ad intere generazioni. Ma è l'intero sistema che si ripiega su se stesso, negando ai docenti le opportunità di ricerca e di didattica di qualità, appaltando al privato le scelte fondamentali.

Occorre dunque mobilitarsi da subito in modo forte e convinto per chiedere la cancellazione dei provvedimenti ed arrestare una deriva che si annuncia completa su tutti gli aspetti del funzionamento dell'Università. Ovviamente conosciamo bene le tante falle e difetti del sistema universitario, e certo non intendiamo difendere l'esistente; ma è proprio dai difetti che occorre partire: affrontare i nodi del merito e della valutazione, della qualità dell'offerta didattica e di ricerca, del reclutamento dei giovani e della carriera, e correlatamente del precariato, dei meccanismi di finanziamento, del diritto allo studio, del dottorato, di un rapporto aperto e trasparente tra Università e società. E discuterne con la comunità universitaria: da troppo tempo infatti le decisioni adottate vengono prese in modo del tutto unilaterale, al di fuori di qualsiasi confronto.

Per non accettare questo stato di cose occorre mobilitarsi, individualmente e collettivamente.

In troppi ancora non hanno compreso la portata devastante della L. 133: per questo dobbiamo parlare ai cittadini e spiegare bene che questi provvedimenti non sono un problema dell'Università, ma disegnano un modello che riduce diritti ed opportunità sociali, facendo del reddito il solo discrimine tra chi può e chi non può; un modello che divide sempre più il Paese tra poveri e ricchi.
Dobbiamo elaborare nuove forme di comunicazione che ci portino a contatto del più grande numero possibile di persone, a partire dalle famiglie degli studenti universitari e dalle associazioni dei genitori degli studenti medi, possibili universitari del futuro.
Ognuno di noi in questo difficile momento è chiamato ad una responsabilità individuale CHE NON PUO’ ESSERE IGNORATA O DELEGATA.

Pertanto l’Assemblea, valutata in modo estremamente positivo l’estesa mobilitazione generale che si è prodotta in Facoltà nelle prime due settimane di attività didattica, DICHIARA la prosecuzione dello stato di agitazione permanente e CHIAMA tutte le sue componenti ad un nuovo e crescente impegno civile, che veda tutti uniti a difesa del sistema pubblico dell’alta formazione, quale patrimonio fondamentale della collettività.

A tale scopo l’Assemblea per esprimere la più ferma opposizione alla distruzione da parte del Governo dell’intero sistema pubblico dell’alta formazione, decide di attivare un articolato piano di iniziative che, dallo studio approfondito delle diverse tematiche collegate alla L. 133, possano condurre la Facoltà a relazionarsi con la società, anche in un significativo sforzo di aprire l’Università alla Città ed ai suoi problemi.


Per l’attuazione invece dell’articolato piano di iniziative di opposizione alla L. 133 e per la crescita della sensibilizzazione delle coscienze dei docenti, degli studenti e dell’opinione pubblica, l’Assemblea propone di dedicare ogni settimana un intero giorno a rotazione (lunedì prima settimana, martedì seconda, mercoledì terza, e così di seguito), nel quale in tutte le sedi della Facoltà l’attività didattica sarà sostituita da una serie di iniziative di elaborazione e di discussione, articolate in primo luogo nel funzionamento di diverse Commissioni, liberamente aperte a tutti i componenti della Facoltà.
L’Assemblea propone pertanto la costituzione almeno delle seguenti Commissioni:
1) Coordinamento cittadino Scuola, Università, Società civile.
2) Coordinamento di Facoltà e di Atenei.
3) Forme della comunicazione interna ed esterna.
4) L’Università che vogliamo, modelli , sperimentazioni e forme di valutazione.
5) Architettura, Università, Città.
6) Formazione, conoscenza e mercato del lavoro.
7) Incostituzionalità della L. 133: progetto di referendum abrogativo.
8) Ricerca e innovazione.

Un Coordinamento delle diverse Commissioni provvederà, settimanalmente, alla diffusione delle informazioni sull’avanzamento dei lavori di approfondimento e sulle iniziative di apertura della Facoltà alla Città ed all’opinione pubblica. In particolare l’Assemblea ritiene molto opportuna l’organizzazione di periodici momenti di approfondimento e confronto su tematiche di interesse pubblico e cittadino, per mezzo di apposite aperture ANCHE SERALI di sedi della Facoltà, aperte alla partecipazione dei cittadini interessati.
Inoltre, per la migliore e più tempestiva diffusione dei programmi delle iniziative che le Commissioni o l’Assemblea generale di Facoltà decideranno di attuare, questa Assemblea chiede che, a tale scopo, venga nel più breve tempo possibile riservato un apposito spazio sulla pagina web della Facoltà.

L’Assemblea CHIEDE anche la convocazione urgente del Consiglio di Facoltà APERTO perché prenda atto e valuti la volontà espressa dall’Assemblea stessa e perché vengano conseguentemente attivati tutti i provvedimenti necessari. L’Assemblea si riserva pertanto una eventuale nuova convocazione urgente per valutare la posizione che il C.d.F. vorrà assumere in proposito.

Tutte le Commissioni sono convocate, in seduta congiunta per l’avvio dei lavori, il giorno giovedì 16 ottobre alle ore 17,30 in Aula 1 (e dintorni) di S. Verdiana.
L’Assemblea aderisce infine alla Manifestazione Regionale contro la L. 133, che si terrà a Firenze il giorno 21 ottobre, chiamando tutti al massimo sforzo per una massiccia partecipazione di studenti, docenti e personale tecnico amministrativo.
L’Assemblea aderisce inoltre alla giornata di sciopero nazionale del settore Università prevista per un giorno di fine ottobre.

L’Assemblea chiede inoltre al Rettore il rifiuto ad inaugurare l’A. A.

Zahk
00venerdì 10 ottobre 2008 21:43
il 30 ottobre assai probabilmente vado a Roma per la manifestazione
§GiglioViola§
00venerdì 10 ottobre 2008 21:55
Re:
El Gab, 04/10/2008 17.30:


A Firenze son talmente sotto che l'Università, sta seriamente pensando di vendere il nuovo Polo di Novoli e di farsi affittare lo stesso polo per tenere le lezioni. [SM=x282958] Peraltro è un polo nuovissimo, attivo dal 2004.


mi stai dando una bellissima notizia sai?
io devo andare proprio lì!!! [SM=g27816]

El Gab
00sabato 11 ottobre 2008 10:50
§GiglioViola§, 10/10/2008 21.55:


mi stai dando una bellissima notizia sai?
io devo andare proprio lì!!! [SM=g27816]


Purtroppo è un polo un po' sfigato..
A partire da quando nell'accordo tra il comune e l'azienda che realizzò il polo, non si prese in considerazione il fatto che gli studenti hanno bisogno (e diritto) ad una mensa. Pertando l'azienda penso bene di gonfiare enormemente il prezzo della mensa realizzata e di venderla a circa 5 milioni di euro.
Sono gestioni un po' sciagurate che hanno contribuito ad allargare il buco.



Pisa, Firenze, Roma, Siena. E ora blocchi e iniziative si moltiplicano
Da giorni lezioni su Ponte Vecchio. Il rettore Settis: "Rischio tegli alla cieca"

Dalle lezioni in strada al web
studenti e prof protestano insieme

di VALENTINA CONTE

Dalle lezioni in strada al web studenti e prof protestano insieme
E' iniziata nei giorni scorsi ed è destinata ad aumentare. Nelle piazze la protesta degli atenei per difendere l'università, la ricerca e contro il lavoro precario. E continuerà fino all'inaugurazione dell'anno accademico che anche i docenti vogliono bloccare. E oltre.

A Pisa l'epicentro delle scosse. Da due notti il Polo Carmignani dell'università è occupato dagli studenti. Per poche ore lo è stato anche il rettorato. Dopo assemblee partecipatissime (dicono anche tremila ragazzi) che hanno costretto chi le organizzava a uscire fuori. Ieri una folla enorme (6-7 mila persone) ha atteso per ore il ministro Gelmini con slogan e striscioni "contro". Una presenza prevista e poi smentita alla Normale per la consegna dei diplomi. Durante la cerimonia il rettore Salvatore Settis è intervenuto sui tagli all'università: "Nessuna scure che si abbatta alla cieca ha mai generato nuove forme di virtù". Gli studenti ne parlano ai "tavoli sui saperi e il reddito" sotto l'occhio della webcam che rilancia alla rete. È l'occupazione ai tempi di Internet.

Poco lontano, a Firenze, è andato in scena il nuovo appuntamento sul Ponte Vecchio. A lezione in duecento con il prof, anzi col ricercatore precario (ma ci sono anche gli ordinari), "nell'unico luogo in cui si troverà l'università fra poco: in mezzo ad una strada". Lavagne e portatili tra le botteghe degli orefici a parlare di chimica delle sostanze naturali. In piazza Pitti a illustrare i sensori. A Palazzo Vecchio per un'introduzione ai nanosistemi. "Una lezione per tutti contro un'università per pochi", dicono. Una provocazione arrivata dopo l'occupazione nei giorni scorsi del Polo scientifico di Sesto fiorentino e della facoltà di Agraria alle Cascine. E dopo gli striscioni penzolanti dai ponti Santa Trinità e alla Carraia sull'Arno. Ogni giorno assemblee di fuoco in tutta la città per decidere blocchi, cortei, manifestazioni. Intanto il consiglio di facoltà di Scienze matematiche ieri in tarda serata ha approvato un documento di invito ai docenti a bloccare la didattica fino al 31 ottobre.

Alla Sapienza di Roma dopo l'assemblea di Fisica e Lettere (nei prossimi giorni Psicologia, Scienze Politiche, Giurisprudenza), gli universitari hanno "preso" simbolicamente il rettorato e si preparano ad occupare. Ieri nell'androne di Lettere Piero Bevilacqua, docente di Storia contemporanea e promotore dell'appello firmato già da duemila docenti sul sito di Repubblica, ha proposto di aprire le università ai genitori. Un'assemblea dei padri e dei figli "perché non è in gioco l'ideologia, ma il nostro futuro", dice un ragazzo. E perché "non siamo una corporazione, non è uno scontro tra professori e governo - ripete Bevilacqua - i problemi dell'università sono i problemi del Paese". Mobilitazione permanente. Anche a Siena dove gli studenti citano Pasolini (i figli che pagano le colpe dei padri) in una lettera aperta ai professori.

L'università è dunque in fermento. Non solo a Firenze, Pisa, Roma, Siena. Ma anche a Torino, Brescia, Genova, Bologna, Palermo, Napoli, Padova: studenti e precari, insieme, contro i provvedimenti del governo su atenei e ricerca. Nel mirino delle proteste la legge 133 approvata il 6 agosto scorso - ex decreto Brunetta - e le sue norme sull'università: possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni di diritto privato, tagli al fondo di finanziamento ordinario (un miliardo e mezzo di euro in 5 anni) e blocco del turn-over al 20 per cento (modulo 5 a 1: per cinque docenti in pensione ne entra solo uno).

I ragazzi la chiamano "controriforma Gelmini". Ne discutono in riunioni "mai così affollate dai tempi della Pantera". Quando le sale sono troppo piccole scendono in piazza. Ciclostili e tazebao sempre più affiancati (quasi sostituiti) da blog e forum. Diari spuntati con la protesta, da un mese scarso, dei bebè della rete. Il passaparola corre dunque negli spazi liberi di Internet. E così il racconto, le foto, i filmati, le testimonianze. Quasi in tempo reale. Uniriot.org (la rete dei collettivi studenteschi nata ai tempi della Moratti) e Infoaut.org raccolgono e rilanciano le informazioni.

A Napoli, università Orientale, lunedì è stato occupato palazzo Giusso. Sempre lunedì a Torino alcuni ragazzi che presidiavano il rettorato sono stati ricevuti dal Senato accademico (sabato c'era stata "la marcia dei 40 mila" contro la riforma della scuola). Sullo sfondo lo sciopero generale della scuola del 30 ottobre che darà fiato al malcontento di tutti. E quello striscione al ritiro della nazionale di calcio a Coverciano: "Salviamo l'università".
(10 ottobre 2008)

rusalka83
00sabato 11 ottobre 2008 12:49
Re:
Zahk, 10/10/2008 21.43:

il 30 ottobre assai probabilmente vado a Roma per la manifestazione




Ma perchè di giovedì? [SM=g27813]
io sto in ufficio fino alle 19:00, ma se durerà fino a tardi ci farò un salto.

Intanto presentissima a quella di oggi. [SM=g27828]
montselles.com
00mercoledì 15 ottobre 2008 23:17

Come previsto, iniziano anche da noi.


Lezioni all'aperto
15/10/2008 (19:2) - IL CASO
Università, proteste contro la Gelmini
Le lezioni si fanno all'aria aperta


Gli studenti: «Un momento per
sensibilizzare l'opinione pubblica»
TORINO
Lezioni all’aperto, oggi, davanti alla sede della Rai, per gli universitari torinesi. L’iniziativa di protesta, decisa ieri dall’assemblea «No Gelmini», «è solo uno dei modi - spiegano gli universitari - per esprimere la nostra contrarietà alla contro-riforma Gelmini, che coinvolge per intero il mondo dell’istruzione pubblica, dalle elementari alle scuole medie inferiori e superiori, all’università e al mondo della ricerca».

«Le lezioni all’aperto - spiegano ancora - rappresentano solo un primo momento di mobilitazione utile alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica per la loro immediata visibilità e acquistano importanza anche per il significato forte di riappropriazione degli spazi». Nei prossimi giorni, annunciano ancora gli universitari torinesi aderenti all’«Assemblea No Gelmini» si succederanno una serie di iniziative, per «culminare in una giornata di mobilitazione generale di tutto il mondo della scuola pubblica torinese il 28 ottobre, data in cui è prevista la presenza del ministro Gelmini a Torino».

NB: Remotti è il docente di antropologia culturale di alcuni corsi di laurea della facoltà di lettere.

Prima di lui c'era un altro prof a farla all'aperto di fronte a una delle sedi delle lezioni, ma non so chi fosse. Spero che ne faranno molte di più, noto cmq che c'è un'ignoranza a riguardo ancora pesantissima, oggi mi sono messa a parlarne con un ragazzo (allievo di Remotti) che fa sanscrito con me e che ovviamente non ne sapeva niente. quando gli ho detto grosso modo di cosa tratta insistendo sul punto della privatizzazione c'è rimasto un po' di sasso perchè pensava fossero cose molto più stupide. Almeno ha ammesso che prima di prendere parte si informa.

Cmq le lezioni all'aperto dovrebbero farle anche in altre occasioni, mi sono fermata a sentirne un pezzo (no, nella foto non ci sono, ho già controllato XD) e l'atmosfera era molto migliore di quella che c'è di solito in aula.
montselles.com
00giovedì 16 ottobre 2008 15:54
Ottimo riassunto, me l'ha inviato la mia prof di hindi :)

www.inviatospeciale.com/2008/10/il-pasticcio-sulluniversita/#m...



Posted By Lancini On 14 Ottobre 2008 @ 08:00

Il pasticcio dell'Università

Non siamo di fronte a un sistema immune da difetti, ma con il DL 112 del governo, università e ricerca sono messe in serie difficoltà. Il quadro sulla questione di un ricercatore per “Tu inviato”

Dopo tanti tentativi, più o meno abortiti, più o meno riusciti, di riformare la scuola e l’università, il governo Berlusconi ha dato il suo contributo decisivo per stravolgere il sistema scolastico e universitario italiano. Durante il mese di giugno, quasi di soppiatto, il governo ha emanato un decreto legge – l’ormai famigerato 112 – che con il titolo abbastanza anonimo «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione Tributaria» interviene pesantemente sul sistema dell’istruzione pubblica.

Prima di tutto va segnalata l’anomalia rappresentata da un decreto-legge che, con la pretesa della «necessità e urgenza» (requisito necessario per emanare un decreto-legge governativo), si occupa di tutti gli aspetti dell’universo mondo. Dove stanno la necessità e l’urgenza, visto che il decreto si occupa di libri di testo scolastici e di università fondazione, di banda larga e di imprese, di energia e di sterilizzazione dell’IVA sugli aumenti petroliferi? Un minestrone scoordinato che fa pensare che si tratti di un preciso atto di scavalcamento del parlamento e della normale dinamica dibattimentale. Troppo complicato e dispendioso in termini di tempo fare una serie di disegni di riforma articolati, prodotta dal confronto anche con l’opposizione? L’arma del decreto-legge risolve il problema, zittisce tutti e può essere convertita in legge con legge ordinaria entro sessanta giorni.

Ecco in dettaglio le misure previste dal DL 112 (ora convertito in legge 133/08 alla fine dell’agosto scorso). Per la scuola e l’università i tagli sono faraonici: dieci miliardi di euro dal 2009 al 2013, dei quali il taglio netto al FFO (fondo di finanziamento ordinario dell’università pubblica) rappresenta 1.441,5 milioni di euro. Si tratta di cifre impressionanti che, nel caso dell’università, sono tali da impedire, già a partire dall’anno prossimo, l’impossibilità di svolgere i propri compiti istituzionali. L’Università degli Studi di Milano, tanto per fare l’esempio di un ateneo di grandi dimensioni, già a partire dal prossimo anno non potrà chiudere il bilancio in pareggio, presentando un deficit stimato dagli 8 ai 10 milioni di euro, deficit che andrà a crescere fino a 25 milioni di euro nel 2013. Le normali economie di gestione non potranno permettere di affrontare questa situazione, richiedendo il taglio – fino all’azzeramento – delle spese non obbligatorie (fondi per la ricerca, fondi per il potenziamento della didattica, fondi per i contratti di insegnamento, fondi per finanziare le borse di dottorato) e incidendo inevitabilmente anche sulle spese obbligatorie, cioè manutenzione e stipendi del personale.

A fronte di questi tagli che non permetteranno il funzionamento della macchina universitaria già dal prossimo anno, si affianca la norma contenuta nell’art. 66: negli anni a venire le amministrazioni universitarie potranno sostituire con contratti a tempo indeterminato solo il 20% del personale cessato dal servizio e andato in pensione, senza distinzione di ruolo o di spesa, ma basandosi sull’unità di personale; il che significa che se andranno in pensione cinque professori ordinari al massimo della carriera, potrà essere assunto solo un bidello, oppure solo un ricercatore, oppure solo un bibliotecario. I risparmi di spesa ottenibili con un procedere di questo tipo sono evidenti, ma sono evidenti anche gli svantaggi: chiudere qualsiasi possibilità di accesso per gli anni a venire alle forze giovani che si vogliono dedicare alla ricerca, eliminando di fatto le borse di dottorato (troppo costose e le prime a cadere sotto la mannaia dei tagli) e azzerando la possibilità di nuovi concorsi per sostituire con forze fresche i docenti giunti al termine della carriera.

Un’università invecchiata e senza ricambio, priva di risorse economiche, dove non vi è più un centesimo per fare ricerca. Questo è il panorama che i tagli governativi presentano. Ma il DL 112/legge 133 va oltre, suggerendo anche, in maniera ambigua, un modo per recuperare in altro modo i soldi che non verranno più concessi dalle casse dello Stato al sistema universitario pubblico: la trasformazione delle università pubbliche in università-fondazione. Va forse ricordato a questo punto che siamo in Italia, Europa, e non negli Stati Uniti. Da noi esistono forse due o tre realtà industriali in grado di svolgere quel ruolo di volano per l’istruzione e la ricerca che negli Stati Uniti viene svolto da decine di grandi trust industriali. Da noi predomina la piccola e media impresa, agguerrita, molto dinamica e leggera, ma certo non in grado – forse, neppure interessata – di fornire risorse significative a un sistema universitario che voglia essere competitivo. Le università-fondazione dovrebbero diventare enti di diritto privato con la partecipazione e la vigilanza del ministero dell’università e di quello dell’economia. Il personale amministrativo dovrebbe rinegoziare il suo contratto o mantenere quello esistente, caso per caso – dipenderà molto dalla forza contrattuale interna delle organizzazioni sindacali – mentre per il personale docente e ricercatore non dovrebbe cambiare nulla – almeno in teoria – restando nel vago lo status del personale docente che dovrà essere assunto in futuro, quando e se vi saranno concorsi.

Quindi ci troveremmo di fronte a un ente di diritto privato finanziato e vigilato dallo Stato, dove però non valgono le regole della pubblica amministrazione: un pasticcio. Soprattutto, un pasticcio sulla base della normativa comunitaria, per la quale qualsiasi ente che viene vigilato dallo Stato, o nel quale vi è una partecipazione economica significativa dello Stato, è ipso facto un ente pubblico di diritto europeo. Mentre lo stato italiano privatizza, sulla base di un indimostrato teorema ideologico secondo qui il privato è meglio del pubblico, l’Unione europea pubblicizza, imponendo i criteri per definire ciò che è pubblico e ciò che è privato. Ma questo, al governo attuale, non sembra interessare molto.

Sempre l’Unione Europea richiede, con la tanto celebrata ‘strategia di Lisbona’, che però in questo caso nessuno ricorda, che la spesa per l’istruzione e la ricerca debba rappresentare almeno il 3% del PIL nazionale. L’Italia spende per l’università solo lo 0,7% del PIL, poco se rapportato al 1,1 di Francia, Gran Bretagna e Germania e quasi nulla se raffrontato con il 2,5% degli Stati Uniti. Con questi tagli si allarga il divario con quei paesi industrializzati che hanno ormai compreso e imparato che un sistema di istruzione e universitario, per essere competitivo, ben organizzato ed efficiente, deve basarsi sul sostegno pubblico. Pare banale doverlo ripetere oggi, nel 2008, ma pensare di applicare al sistema formativo le logiche del mercato e del profitto dimostra solo una cosa: che si è profondamente ignoranti di ciò che significano la parola cultura e la parola ricerca.

Piero Graglia
Ricercatore confermato
Storia dell’integrazione europea
Facoltà di Scienze Politiche
Università degli Studi di Milano
El Gab
00venerdì 17 ottobre 2008 10:26
Anche qua sono iniziate le lezioni in Piazza: ieri, in Santa Croce, ho seguito una lezione sulla Convenzione Europea sul Paesaggio tenuta da un mio professore.
Gli studenti non erano moltissimi (circa 80) però molta gente si fermava a seguire un po' della lezione, così c'era la possibilità, per chi faceva volantinaggio, di potersi fermare a spiegare ai passanti la situazione.
So che in altre piazze c'era veramente tanta gente.

Concordo con Ela sul fatto che andrebbero fatte più spesso.


La nostra mozione necessita dell'approvazione del Consiglio di Facoltà; doveva svolgersi questa settimana, ma il Preside (che per inciso, a noi ci sembra stia remando contro..o comunque che non voglia esporsi) ha pensato bene di prendere tempo rimandandola alla prossima settimana.

C'è di buono che quasi ogni giorno i giornali parlano delle proteste nelle varie città. Ieri sera c'era anche un rappresentate degli stuenti universitari ad Annozero.
muwa†alli
00venerdì 17 ottobre 2008 14:16
Accidenti qualcosa sembra che si stia muovendo davvero!
A scuola da me non si sa molto neppure della riforma in generale. Visto che ho qualche amico fra i rappresentanti di istituto credo che spingerò affinché facciano volantinaggio anche sulla 133, prima dello sciopero, così almeno la gente sa per cosa lo si fa.

Oggi ad esempio fuori dal liceo c'erano dei ragazzi dell'ITI che raccoglievano firme contro la 133...
hookerwithapenis
00venerdì 17 ottobre 2008 16:27
hookerwithapenis
00venerdì 17 ottobre 2008 16:27
Anche da noi in questi giorni ci sono state un paio di assemblee e "dibattiti", se così si possono chiamare; nel senso che chiunque osasse dire qualcosa che non fosse "vaffanculo ci avete rotto i coglioni" o che comunque mettesse in dubbio anche solo le modalità della protesta veniva ignorato/fischiato/umiliato. motivo per cui non ho partecipato ai cortei. Innanzitutto la legge non l'avevo ancora letta, in secondo luogo perchè ho ancora una testa per decidere cosa fare e se un giovane figo ribelle bardato di chefia viene da me per dirmi: "o ma ti muovi? ma vuoi venire in corteo o no? che cazzo fai ancora qui?" mi vien meno la voglia di seguirlo per quanto possa essere anche d'accordo con lui. La legge ora l'ho letta, o meglio, ho cercato i punti che mi interessavano e ho cercato di capirci qualche cosa.
In particolare mi interessava la possibilità di trasformare l'università in una fondazione. Ammetto che non so bene cosa sia una fondazione, per cui se qualcuno ha voglia di spiegarmelo in soldoni mi farebbe un piacere. (Sì, ivan, ce l'ho con te [SM=g1363623] ) In ogni caso wikipedia mi dice che una fondazione non ha scopo di lucro e che ne esistono due tipi: una che gestisce direttamente la sua attività, l'altra che la finanzia semplicemente. Un'altra cosa che non ho ben chiara è che la disposizione dice: " Resta fermo il sistema di finanziamento pubblico; a tal fine, costituisce elemento di valutazione, a fini perequativi, l'entità dei finanziamenti privati di ciascuna fondazione." Dunque non diverrebbe a tutti gli effetti privata l'università, o sbaglio? In soldoni; se l'investimento di privati (più soldi) sarà coadiuvato dall'intervento statale, ciò non potrebbe comportare un'università qualitativamente migliore? Ed è così certo che si andrebbe verso il sistema americano dove per studiare o sei un genio o sei un miliardario? E anche la pessima gestione dei capitali (articolo postato da steal) non potrebbe (in linea teorica) lasciare spazio a una gestione migliore?
Se qualcuno che ne capisce più di me ha voglia di offrirmi delucidazioni, non può che farmi un piacere [SM=g1363623]
El Gab
00venerdì 17 ottobre 2008 17:28
Io non ne capisco più di te però per quel poco che ho capito:

La Fondazione di diritto privato sono di vario tipo (ad esempio quelle bancarie). Come hai detto sono senza scopo di lucro, ma per legge devono possedere un patrimonio interno, cioè non alimentato da terzi, ma dalla fondazione stessa. Il punto che per me non è chiarissimo è quello, perchè nonostante sia senza scopo di lucro, un'Università, costituendosi Fondazione, dovrebbe necessariamente alimentare il patrimonio della fondazione.
Correggetemi se sbaglio, ma l'Università che si costituisce Fondazione di diritto privato, vorrebbe dire che arriva Pincopallino, caccia i soldi (perchè per costituirla ci vuole un patrimonio minimo di nonmiricordoquanto), ripiana i debiti e aggiunge capitale permettendo la costituzione della fondazione.
O Pincopallino è un mecenate oppure immagino che qualcosa voglia trarne da un investimento del genere.

La seconda parte non posso esserti di grande aiuto, ma la coadiuvazione privato+stato a regola è impedito dall'articolo 33 della Costituzione (Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato).
Sulla qualità secondo me sono punti di vista: guardando alla mia facoltà, si andrebbe verso un assottigliamento della qualità generale.
montselles.com
00venerdì 17 ottobre 2008 17:50
Re:

In particolare mi interessava la possibilità di trasformare l'università in una fondazione. Ammetto che non so bene cosa sia una fondazione, per cui se qualcuno ha voglia di spiegarmelo in soldoni mi farebbe un piacere. (Sì, ivan, ce l'ho con te [SM=g1363623] )

** O Luca, non ho voglia di multiquotare. Ti faccio solo notare che sarebbero le Università a trasformarsi in fondazioni.


In ogni caso wikipedia mi dice che una fondazione non ha scopo di lucro e che ne esistono due tipi: una che gestisce direttamente la sua attività, l'altra che la finanzia semplicemente.

** Sì, come riassunto va bene, ma il problema rimane (soprattutto per le facoltà scientifiche) che per rientrare nel bilancio dovrebbero scendere a compromessi molto più di come fanno ora. Dipende da chi è il finanziatore. In generale non la vedo bene, personalmente. Pensa ad un corso di farmacia finanziato da un'azienda farmaceutica, per esempio.


Un'altra cosa che non ho ben chiara è che la disposizione dice: " Resta fermo il sistema di finanziamento pubblico; a tal fine, costituisce elemento di valutazione, a fini perequativi, l'entità dei finanziamenti privati di ciascuna fondazione." Dunque non diverrebbe a tutti gli effetti privata l'università, o sbaglio?

** Diventerebbe come Trenitalia o Alitalia, un'azienda privata a partecipazione statale (più o meno). E non ho fatto questi due esempi a casaccio XD


In soldoni; se l'investimento di privati (più soldi) sarà coadiuvato dall'intervento statale, ciò non potrebbe comportare un'università qualitativamente migliore?

** No, non è assolutamente scontato. Anzi, in questa favoletta ci credo ben poco. Ripensa all'esempio di un corso di laurea in tecniche farmaceutiche. Il fatto che un'impresa (il cui solo scopo è l'utile) intervenga nelle attività di didattica e di ricerca (soprattutto!) di una facoltà, specialmente scientifica, ma non solo, non mi dà una gran bella impressione. Mi erano venuti in mente altri esempi, ma ho lo span di attenzione di un papillon e me li sono già dimenticati XD


Ed è così certo che si andrebbe verso il sistema americano dove per studiare o sei un genio o sei un miliardario?

** Lo scopo non dichiarato è quello, purtroppo. Avvicinarsi il più possibile al sistema americano anche in fatto di pensioni e sanità. Mi ricordo vagamente la campagna elettorale di Berluskazzo nel '94, ma in parte era basata proprio sull'avvicinamento graduale al sistema americano in questi tre punti. E' un po' lo stesso motivo per cui in Italia non esiste una legge sul conflitto di interessi.


E anche la pessima gestione dei capitali (articolo postato da steal) non potrebbe (in linea teorica) lasciare spazio a una gestione migliore?

** Dipende cosa intendi per "gestione migliore". Per me il modo migliore di gestire un corso di insegnamento è lasciare che lo studente sviluppi un proprio punto di vista, l'affinamento del senso critico, e la libertà di ricerca.
Faccio un esempio paradossale. Se la Bayer decidesse di finanziare per 10 miliardi di euro il laboratorio di ricerca della facoltà Y, comprando attrezzature e quant'altro serve, quante possibilità ci sono che se nel corso della ricerca salta fuori che il prodotto X brevettato dalla Bayer è altamente cancerogeno, questa ricerca venga pubblicata e discussa? O se McDonalds decidesse di fornire dei fondi alla facoltà di scienza della nutrizione, quante possibilità ci sono che durante le lezioni, se un alunno chiede perchè i prodotti di McDonalds fanno più male che bene, il docente risponda senza remora?


Se qualcuno che ne capisce più di me ha voglia di offrirmi delucidazioni, non può che farmi un piacere [SM=g1363623]

** Beh, più che delucidazioni, spunti :)
hookerwithapenis
00sabato 18 ottobre 2008 12:22
In effetti potrebbero sorgere conflitti di interesse in alcuni casi (tra l'altro mi chiedo quanti privati italiani siano disposti ad investire massicciamente nell'università, me ne vengono in mente pochi e nomi non troppo rassicuranti). Io stavo pensando al modello inglese (non vorrei dire vaccate), dove per quel che mi ricordo (potrei sbagliare) buona parte delle università sono private pur mantenendo comunque sovvenzioni statale per gli studenti meno abbienti. E con un livello di insegnamento decisamente elevato. Un altro problema che mi sembra rilevante è che le casse dello stato non mi sembra siano stracolme; di certo i servizi pubblici ne risentono e la soluzione logica sarebbe un aumento del prelievo fiscale. Ovviamente però la pretesa degli itagliani è quella di non pagare un cazzo di tasse ma avere dei servizi efficientissimi. ma questo forse è un altro discorso.
In ogni caso (a prescindere dal fatto che è scandaloso proporre un decreto legge del genere), e parlo comunque in linea teorica, sarei stato anche favorevole se ci fossero state le condizioni necessarie per garantire un paio di cose (conflitti di interesse, garanzia del diritto allo studio ecc) ma, come già detto, siamo in italia e difficilmente la situazione sarà così limpida.
Resta comunque il fatto che a mio avviso gran parte di quelli che protestavano la legge non l'avevano manco letta.
"sabato in barca a vela, lunedì al leoncavallo, l'alternativo è il tuo papà".
Zahk
00sabato 18 ottobre 2008 16:45
Mi sembra una posizione pretestuosa.

Non scendo nei dettagli, ma ne approfitto per dire un paio di cose su quello che so e quello che penso.

La trasformazione delle università pubbliche in fondazioni private non è così semplice come sembri e ha più risvolti di quanti se ne possano immaginare.

Innanzitutto, nel momento in cui un finanziatore X decide di partecipare alla gestione dell'università, tutti i beni, mobili e immobili di quest'ultima, gli vengono trasferiti in forma completamente gratuita; egli viene così in possesso della struttura universitaria ed è libero di deciderne i costi e le modalità. Resta, ciò nonostante, presente una forma di finanziamento pubblico, per sostenere questa "nuova situazione".
Questo è, a livello sostanziale, quello che succederebbe se si applicasse tale legge.

Le mie perplessità in merito sono le seguenti:

- Fatemi capire: tale "fondazione", dietro alla quale c'è un finanziatore, è a tutti gli effetti privata, essendo dotata di un capitale, dei beni immobili (che non deve neanche pagare), un finaziatore e la possibilità di intervenire sulla realtà universitaria.
Questa è a tutti gli effetti un'università privata e sfido chiunque a dimostrarmi il contrario.
Ecco, qualcuno dovrebbe spiegarmi perchè lo stato, a questo punto, dovrebbe dare soldi a un'università privata.

- Prendiamo un ulteriore punto di vista; sul conflitto di interessi ho poco da aggiungere; chi non credesse a una tale possibilità vada a seguire qualche lezione di filosofia all'università cattolica; credo che possiate immaginare dal nome della stessa che tipo di rimando abbiano. Lo stesso potrebbe accadere appunto in una facoltà di scienze della nutrizione se McDonald la finanziasse, in una di informatica se lo facesse la Microsoft; ma pensiamo anche a una facoltà di chimica, per dirne una: se l'acquirente (lo chiamo così e non a caso) fosse, che so, la marca dei detersivi X, probabilmente gran parte dei corsi sarebbero indirizzati ai fini della società... risultato: un'iper specializzazione che lascerebbe buchi immensi nella preparazione del laureato.

- Un'altra cosa, forse proprio perchè relativa al mio caso, mi spaventa abbastanza: mi fate capire chi vorrebbe finanziare una facoltà di filosofia? o di lettere? di storia?
"Beh," direte voi. "sono andate avanti fin'ora, resteranno come sono".
No, miei cari. Perchè, tra le altre cose, il decreto prevede un taglio ai fondi dell'università e della ricerca pari a 1445 milioni di euro (!!!); ora, il rettore Decleva, dell'università Statale di Milano, ha affermato che, pur tagliando le spese alla sicurezza, decimando il personale fino a portarlo al minimo e sfruttando ogni risorsa disponibile, se questa legge passasse, nel 2010 la statale non potrebbe chiudere il bilancio e massimo nel 2012 chiuderebbe.
E sto parlando della Statale di Milano, una delle più famose, col piu alto numero di iscritti e con una delle tasse universitarie più alte. Ora dico, quelle piu piccole a questo punto, quanto resisteranno?

- Ma diciamo che la statale di Milano viene privatizzata.
(Non si è capito? L'università PUBBLICA vuole essere PRIVATIZZATA. PRIVATIZZATA. L'istruzione pubblica universitaria. Capito?)
Bene; ora, la prima conseguenze è un aumento della tassa universitaria. Per forza, è sicuro.
Ora, da me di gente con i soldi, ce n'è poca. Se dovessi andare a vedere quanti lavorano per pagarsi la retta, i libri e quant'altro, non mi basterebbero le dita delle mani, nè quelle dei piedi, nè quelle di mani e piedi di tutta la mia famiglia.
Diciamo che uno di questi, purtroppo, non riesce piu a farcela e molla l'università; va a lavorare. Tira avanti, guadagna i soldi, paga le tasse. Ah, le tasse: alcune delle quali dove vanno? Nel contributo statale alle "fondazioni private". Cioè, fatemi capire: i soldi pubblici a un'università privata? Cioè, questo ipotetico individuo darebbe soldi alla stessa università che aveva abbandoanto perchè non riusciva a pagare la retta?

Sono un po' di fretta e non vado avanti, ma sappiate che si potrebbe creare un intero forum solo per le critiche a questo decreto.
Un paio di risposte a hookerwithapenis:
- Coadiuvare l'intervento statale e privato non porta necessariamente a un'università migliore: porta prima di tutto a un'iperspecializzazione che fuori dall'Italia è una barzelletta, porta a un'aumento delle rette, ma soprattutto elimina la possibilità di un'istruzione pubblica, accessibile a tutti.
- E' evidente che la strategia di fondo è quella di arrivare al modello americano; quello che però non si è ancora capito è che in Italia non si può applicare, perchè qui non abbiamo imprese, società, imprenditori, in grado di sostenere simili operazioni; la realtà italiana è completamente diversa da quella americana!!!

Aggiungo anche altri spunti di riflessione:
- Il blocco delle assunzioni ---> evviva il precariato!
- Taglio ai fondi ---> pronti al fallimento?
- L'insegnante unico ---> non credo che la Gelmini sia mai entrata

ora vado a dormire che sono stravolto
El Gab
00mercoledì 22 ottobre 2008 00:07
Oggi eravamo 40mila secondo la questura, 60mila secondo gli organizzatori.
Belle le facce della gente che arrivava in facoltà e trovava "Architettura Occupata" XD


Ma a Milano che è successo alla stazione?
Le immagini dei tg erano tagliate..
Zahk
00mercoledì 22 ottobre 2008 01:07
Lasciamo stare. Porca miseria, mi ha fatto girare le palle come non mai; vi faccio un piccolo resoconto visto che sono abbastanza presente nelle questioni attuali.

La mattinata inizia con gli stati generali in aula magna; cosa sono gli stati generali? Fondamentalmente la riunione di tutte le varie sigle presenti in ateneo (studenti, lavoratori, ricercatori ecc. ecc.) che si ritrovano per parlare di qualcosa di importante. Ovviamente i docenti e soprattutto il magnifico rettore non si fanno vedere; siamo indignati, ma ciò non ostacola il dibattito.

L'aula magna è qualcosa di incredibile: ci sono 750 posti a sedere, ma alle 9.30 (inizio della riunione) siamo minimo 5000, assiepati ovunque. In più va considerato che un sacco di gente entrava e usciva e la cosa è andata avanti fino alle 13.00 circa, quindi la visibilità è stata incredibile.

Si discute, si dibatte, si lanciano proposte; c'è un gran clima, davvero. Una cosa simile, a detta dei più "anziani" non si vedeva dal 1968, una data piuttosto importante direi.
Verso le 13.00 si decide di fare un corteo.
Andiamo fino in duomo, in Cairoli; c'è qualche testa calda, ma va bene.

Le teste calde cominciano presto a fare casino; puntano sistematicamente verso i cordoni di polizia, qualsiasi cosa essi difendono. C'è qualche screzio, ma si va avanti.

A un certo punto il corteo, o almeno i collettivi maggiori, dicono basta. Le solite teste calde invece vogliono andare fino in Cadorna e bloccare le ferrovie; un sacco si studenti, trascinati da quegli idioti o poco informati su chi siano e come agiscono, li seguono. Sono 300 - 400, ma diversi giornali ne riportano 1000 (???).
Arrivano in stazione e tentano di sfondare un cordone, quindi partono le manganellate.

Ora, questi sono degli idioti.
Hanno minacciato altra gente in manifestazione perchè non voleva seguirli; sono 4 cretini che hanno fatto casino alla manifestazione di venerdi; alla domanda "perchè bloccare i treni", la risposta è stata "lo hanno fatto anche gli altri" (i bambini ragionano così); quando hanno occupato il rettorato hanno sostenuto fosse stata una cosa intelligente "perchè siamo finiti sul giornale"; sono capeggiati da un tizio che fa il pezzente, l'anarchico, il popolano, ma è pieno di soldi da fare schifo e ha agganci imbarazzanti.

Questi sono quattro appunti sul tipo di individui che c'erano in stazione; l'unica cosa che mi dispiace è che un sacco di persone che non c'entravano ci sono finite in mezzo e immagino che per colpa di questi idioti tutto il resto della manifestazione (che è stato un segnale molto forte) andrà in ombra.

Per quanto riguarda loro, le manganellate se le sono meritate tutte, anzi, gliele avrei date io stesso in verità
muwa†alli
00mercoledì 22 ottobre 2008 14:07
Re:
Zahk, 22/10/2008 1.07:


...




Queste cose sono frustranti, quella gente a mandato in vacca qualcosa che poteva dare dei frutti. Facendo queste pagliacciate fanno esattamente il gioco dei media. E non è che ci sia tanto da gasarsi a finire sul giornale.

Non so più se sia un'idea sensata andare a manifestare adesso, cosa dici?
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