Treviso. Fusaro, niente ergastolo:
30 anni per l'omicidio di Iole Tassitani
Rapì e uccise e la figlia di un notaio. Le sorelle della vittima:
«Questa non è giustizia». Il pm aveva chiesto il carcere a vita
VENEZIA (1 giugno) - Una sentenza che lascia l'amaro in bocca a chi ha sofferto e continua a soffrire: Michele Fusaro, il falegname di Bassano del Grappa reo confesso del sequestro ed omicidio di Iole Tassitani, dovrà scontare 30 anni di carcere non l'ergastolo che il pm e i familiari della donna si aspettavano. È quanto ha deciso oggi il gup di Venezia Giulina Galasso. Iole Tassitani, figlia di un notaio di Castelfranco Veneto, venne sequestrata ed uccisa nel dicembre del 2007 in un maldestro tentativo di estorcere denaro ai suoi familiari. Il suo corpo, fatto a pezzi, fu trovato dai carabinieri all'atto dell'arresto dell'uomo, in alcuni sacchi nascosti in un garage.
Per quel delitto efferato, confessato poi dal falegname bassanese di 42 anni, il pm Roberto Terzo, al quale si erano associati i familiari di Iole con i legali Roberto Quintavalle e Fabio Pavone, aveva chiesto il carcere a vita.
La sentenza di 30 anni ha gettato nello sconforto le sorelle di Iole, Luisa e Rosa Maria, che pur mantenendo un'atteggiamento irreprensibile hanno espresso tutta la loro amarezza. «Non siamo affatto soddisfatti, questa non è giustizia - ha detto Luisa -; l'ergastolo avrebbe significato che Fusaro stava in carcere a vita, così avrebbe scontato effettivamente la pena». «Trent'anni - ha sottolineato - significa che tra 12, 13 anni sarà libero, nuovamente in giro; è stato come essere al mercato: uno sconto di pena e via».
Dura anche Rosa Maria: «l'ergastolo sarebbe stata l'unica condanna per lenire il nostro dolore, ma evidentemente in Italia è più tutelato chi commette un reato piuttosto chi lo subisce». Parole dette dopo che era stata convinta a desistere dal tentativo di parlare immediatamente con il giudice Galasso.
Per il pubblico ministero Roberto Terzo «è stato fatto un uso aritmetico del codice; evidentemente - ha detto - il giudice non ha valutato superiori ai cinque anni i reati contestati oltre al sequestro con conseguente morte del sequestrato».
Piero Longo e Chiara Balbinot, legali di Fusaro, hanno osservato che «è stata accolta» la loro tesi, in «un caso umanamente difficile - ha detto Balbinot - ma non giuridicamente». «Seppure raggiunto il nostro obiettivo - ha proseguito Longo - non ci sono state riconosciute, come chiesto, le attenuanti generiche». Le motivazioni della sentenza saranno rese note tra 90 giorni. L'avvocato Longo ha manifestato l'intenzione di ricorrere in Appello.
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