Inchiesta Bari: intercettazioni su Lavitola

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angelico
00lunedì 31 ottobre 2011 14:54
Lavitola e i consigli di Paniz
"Così difenderemo il premier"

Maurizio Paniz
La legge sul legittimo impedimento e la ricerca dello "scudo" per Berlusconi dopo la bocciatura del Lodo Alfano. La frecciata di Colucci su Ghedini: "Silvio usa lui e quelli là, tutti avvocaticchi"ROMA - Sono i giorni drammatici dell'autunno 2009 quando, bocciato il lodo Alfano dalla Consulta, Berlusconi si ritrova "nudo" davanti ai magistrati. L'Udc lancia l'ipotesi del famoso "ponte tibetano", il legittimo impedimento secondo la definizione data allora da Michele Vietti. Lavitola si butta a pesce sull'avventura, dispensa consigli e dal suo amico Colucci, questore della Camera in quota Pdl, si fa raccomandare Maurizio Paniz, avvocato bellunese noto per la sua esperienza. Ne nasce un rapporto in cui Lavitola tenta in tutti i modi di sponsorizzarlo a Berlusconi per mettere in ombra Niccolò Ghedini, che non lo ha mai preso in simpatia, e ne ha stoppato la possibile candidatura in Parlamento.

DIFFERENZA ABISSALE
(4 novembre 2009)
Paniz ha inviato una bozza sul legittimo impedimento che Lavitola gli ha commissionato per portarla a Berlusconi. Ne scaturisce un siparietto in cui Lavitola mostra come sia capace di infilarsi pure nella fattura delle leggi. Sonda Paniz anche sul caso Mondadori, la famosa causa per cui Berlusconi era stato condannato a pagare in primo grado 750 milioni, poi ridotti a 550 in Cassazione.
Paniz "Valter eccomi".
L. "Maurizio disturbo?".
P."No, non disturbi mai".
L. "Mi sono guardato solo adesso tutta la cosa che mi sembra perfetta, ti confesso. (...) Come leggi dai giornali sostanzialmente Berlusconi sta opponendo ai vari processi il fatto che lui ha degli impegni e pertanto ha tantissimo impedimento... Facendo l'avvocato del diavolo, spiegami una cosa, qual è l'interesse a fare una norma del genere?".
P. "Perché con una norma così il giudice è obbligato al rinvio, senza la norma il giudice può valutare discrezionalmente la portata dell'impedimento. C'è una differenza abissale".
L. "Per cui dopo un impedimento, due impedimenti, tre impedimenti, il giudice può dire questo non è un legittimo impedimento".
P. "Esattamente. Ma può dirlo anche al primo colpo, questo non è un legittimo impedimento. Ma se c'è la norma che invece prevede che quello sia un legittimo impedimento, il giudice non può evitarla. C'è una differenza abissale".
L. "Perché oggi la norma prevede che il giudice a sua discrezione può valutare questo, giusto?".
P. "Sì, però oggi prevede che quella tipologia d'impegni non sia considerata un legittimo impedimento, l'incontro internazionale per presiedere il meeting sulla fame, come lui ha indicato mi pare, non è un legittimo impedimento oggi".
L "Da dove si evince questo? Sei in studio?".
P."No, non sono in studio, però ce l'ho bene in testa la situazione".
L. "Allora scusa, io ho la carta in mano, abbi pazienza, andiamo su questo punto, impedimento a comparire, te lo posso leggere?"
P. "Ma lo so bene, ce l'ho in testa".
L. "Dove dice che...".
P. "Oggi non c'è nessuna previsione che riguardi esplicitamente il presidente del Consiglio e i suoi impedimenti. Nessuna, nessuna".
L. "Neanche il contrario".
P. "Le norme se non sono scritte, non si presumono esistenti, non è che ci deve star scritto il contrario. Abbi pazienza Valter. Quando non c'è la previsione esplicita, il giudice a sua discrezione può dire sì lo rinvio, no non lo rinvio. Hai capito?".
L."La sentenza di Previti non fa giurisprudenza?".
P. "Riguarda il difensore e l'impegno parlamentare".
L."So tutte cose importantissime, abbi pazienza".
P. "Solo l'aula di udienze parlamentari".
L. "Vorrà dire che remunerò la tua consulenza con tutte le pizze del mondo".
P. "Non ti preoccupare".
L. "Quando sei qui hai la pizza pagata a vita".
P. "Almeno non morirò di fame, questa è una consolazione".
L. "Date le tue scarsissime finanze".
P. "Sai nella vita non si sai mai quello che può succedere, è sempre meglio avere un credito piuttosto che un debito".
L. "Ah scusami, per quanto riguarda la questione della Mondadori, questa cosa qua va uguale?".
P. "No, non c'entra niente, è una questione processual civilistica".
L. "Lì comunque se lo inculano, a meno che non ci sta quella norma della...".
P. "Lì possono anche rovesciare la sentenza di primo grado".
L. "Tu dici che possono rovesciare la sentenza?".
P. "Secondo me sì. È rovesciabile".
L. "Hai avuto qualche boato sulla parte di Ghedini su queste cose qua?".
P. "No, neanche a parlarne".
L. "Quindi sta gestendo in modo riservato questa cosa. Va benissimo".
P. "Io non ho parlato mai con nessuno di questo".
L. "No dico, tu hai avuto da Niccolò qualche...".
P. "No, no nulla".

IL DDL PANIZ
(19 novembre)
Ormai Lavitola lo chiama ddl Paniz e lo invia in giro per avere pareri.
Lavitola alla segretaria Daniela "Quel ddl che ci ha mandato Paniz ce l'avete?".
Daniela "Sì".
L. "Ecco, mandatelo al senatore Comincioli e poi riscontrate che sia arrivato".

SILVIO DICE BRAVO PANIZ
(novembre 2009)
Ancora una telefonata tra Lavitola e Paniz, in cui il primo cerca di mettere il secondo contro Ghedini.
Lavitola "Ho visto il presidente, gli ho fatto leggere quella cosa, lui mi ha costretto a dirgli con chi l'avevo fatta, io gliel'ho detto, le sue parole sono state "effettivamente è uno dei più bravi che abbiamo"".
P. "Troppo bravo".
L. "Gli ho detto la verità. Gli dico dottore, guardi, che lui non sa neanche che la stavo facendo per lei, anche se lo ha intuito, mi ha detto che lui non si voleva occupare di nulla sulla giustizia che non fosse esplicitamente richiesto da Niccolò. Lui dice bene bene, ma lascia stare queste cose me ne occupo io, anzi dirò a Niccolò di contattarlo per vedere un po' di cose sulla giustizia e lo so io come metterla mi ha detto, dopodiché mi ha detto che prima di prendere questa decisione in questo senso loro stavano parlando con il presidente della Repubblica e dovevano vedere in che termini andare su una cosa o sull'altra, mi ha detto di ringraziarti e poi di vederlo insieme".
P. "Io ti ringrazio, ma sai come la penso, non voglio creare nessuna ragione...".
L. "Se Niccolò ti contatta... io gli ho detto la verità, gli ho detto dottore a parte che lui è uno che... insomma che non ha volontà né voglia di mettersi in mostra, poi siccome non vuole entrare in conflitto con Niccolò... e quindi insomma, mi ha detto lui è uno dei più bravi che abbiamo".
P. "Bene, ti ringrazio molto per la stima, mi fa solo piacere che il presidente la pensi così, quindi di questo sono solo contento e ti ringrazio molto per l'opportunità che mi hai dato di avere questo messaggio. Tu sai che su di me puoi contare e tutto quello che posso fare lo faccio volentieri".
L. "Ma figurati, sei un vero tesoro, senti mi fai sapere se Niccolò ti contatta e cosa dice, in modo tale che io possa muovermi di conseguenza".

GHEDINI AVVOCATICCHIO
(novembre 2009)
Lavitola parla con il questore della Camera Francesco "Ciccio" Colucci ed esplicita il piano di far entrare Paniz nelle grazie di Berlusconi al posto dell'odiato Ghedini.
Colucci "Quello là è una bravissima persona...".
Lavitola "Eh? Ottimo, ottimo. Pensa che ieri ho visto Siniscalchi per la stessa cosa e quando gli ho detto ho trovato uno di Forza Italia che non sembra manco di Forza Italia tanto è bravo e serio, lui mi ha detto chi è Paniz?".
C. "Sì ma questo qua poi usa i Ghedini, quelli là, ma tutti avvocaticchi. Gli hai detto che Paniz te l'ho segnalato io?".
L. "Non gli ho detto niente di Paniz. Mi ha detto di non dire niente perché lui ha paura di Niccolò e forse ha ragione".
C. "Quello là fa terra bruciata, lo fece con te 'sto stronzo".

31 ottobre 2011© Riproduzione riservata


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angelico
00lunedì 31 ottobre 2011 14:55
MA LAVITOLA CHI E'?

Valter Lavitola (Salerno, 1966) è un faccendiere italiano[1].


Lavitola è sposato con Mariastella Buccioli, giornalista de L'Avanti!, e ha un figlio.[2] Si laurea in Scienze Politiche all'Università La Sapienza di Roma.[3] A 18 anni si iscrisse alla loggia massonica Aretè di Roma, come apprendista[4]. Entrato nel Partito Socialista nel 1984, craxiano,[5] conosce Silvio Berlusconi alla metà degli anni 90 tentando di diventare parlamentare.[4] Impegnato nel settore ittico in sud America, in Italia lavora nella cooperativa giornalistica International press che da dicembre 1996 è proprietaria ed editrice del quotidiano L'Avanti!. Quando il quotidiano, il 16 gennaio 2003, riprende le pubblicazioni dopo un'interruzione, Lavitola ne assume la direzione. Bobo Craxi dichiarerà che "l'Avanti! di Lavitola è solo un foglio di spionaggio politico".[6]
Politica [modifica]

Ha tentato di entrare in politica sfruttando la sua influenza sul Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed è stato candidato nelle liste di Forza Italia nella circoscrizione Sud per le elezioni europee del 2004 ma non è stato eletto. Nel 2008 manifesta la sua aspirazione ad essere inserito negli elenchi delle elezioni politiche, ma la sua candidatura viene bloccata da Niccolò Ghedini e da Gianni Letta[7].
Procedimenti giudiziari [modifica]

Nel settembre 2011 viene indagato nell'ambito di un'inchiesta della procura di Napoli su una estorsione a Silvio Berlusconi, insieme all'imprenditore Giampaolo Tarantini[8] In seguito a questa inchiesta, che ha evidenziato, tra l'altro, il suo coinvolgimento in una rete di attività da faccendiere a livello internazionale[9], Lavitola è stato sospeso dall'ordine dei giornalisti[10][11] a norma dell'articolo 39 della legge n. 69 del 1963[12].
Il 1º settembre 2011, il gip ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Lavitola il quale risulta irreperibile e dunque latitante[13][14].
Successivamente in data 14 ottobre 2011 anche la procura di Bari conferma la richiesta di arresto per Lavitola[15]

it.wikipedia.org/wiki/Valter_Lavitola
angelico
00martedì 1 novembre 2011 14:48
"Grazie per i documenti", ecco le telefonate
tra Lavitola ed il numero due dei Servizi

Valter Lavitola
Documentata una fitta serie di incontri tra Poletti e il faccendiere. Il vice capo dell'Aisi all'editore dell'Avanti: "Ho cose buone per te". Molte frasi dette in un linguaggio criptato fra "libri" da restituire e "speck" da fare avere al generale di GIUSEPPE CAPORALE e LIANA MILELLAROMA - Ecco la fitta serie d'incontri, telefonate, scambio di documenti e di "libri" (termine usato in maniera volutamente criptica) che nell'ottobre 2009, nel pieno dello scandalo escort, si svolgono tra il numero due dell'Aisi e il faccendiere Lavitola e tra lui e Berlusconi. Lavitola al telefono dice al generale Poletti: "Grazie per quei documenti che mi hai dato, li verifico venerdì...", proprio il giorno del suo appuntamento con il premier.

Il numero due del servizio segreto civile, il generale Paolo Poletti passava documenti a Valter Lavitola, imprenditore del pesce, "consigliere del presidente Berlusconi" che a sua volta, documenti alla mano, prendeva appuntamento con il premier. A svelarlo sono le intercettazioni e il traffico telefonico tra Lavitola e Poletti, e poi tra Lavitola e il Cavaliere agli atti dell'inchiesta Spadaccini. Non potevamo immaginare gli inquirenti pescaresi che ascoltando Lavitola si sarebbero imbattuti in un inquietante scenario. Una vera trama di Stato.

VENERDI CONTROLLO LE CARTE
(mercoledì 21 ottobre 2009)
Lavitola ha fissato da poco un appuntamento con il premier per venerdì 23 e telefona a Poletti.

Lavitola: "Paolo...".
Poletti: "Eccomi...".
Lavitola: "Buongiorno...".
Poletti: "Buongiorno a te...".
Lavitola: "Paolo, io spero di poter fare la verifica di quei documenti che tu mi hai dato, venerdì... Ti ringrazio perché sono ovviamente perfetti...".

Due giorni prima. Poletti a Lavitola: "Vieni subito". Ma quando Poletti consegna questi documenti di cui i due parlano? Una traccia, e forse qualcosa di più, è la telefonata di due giorni prima, del 19 ottobre, quando il generale chiama Lavitola e lo convoca d'urgenza.

Poletti: "Puoi passare da me subito?".
Lavitola: "Sì...".
Poletti: "Ci vediamo a piazza San Silvestro davanti alle Poste".

HO COSE BUONE
(giovedì 22 ottobre 2009)
Poletti a Lavitola: "Ti devo raccontare cose buone". Il giorno prima dell'incontro fissato da Lavitola con il premier, Poletti - dopo aver ricevuto una serie di telefonate andate a vuoto dal faccendiere - lo richiama.

Poletti: "Senti, ci vediamo oggi pomeriggio? Io per le tre e un quarto potrei stare da te un momento...".
Il generale aggiunge: "Così oggi ti racconto un po' di cose... buone".
Lavitola: "Buone?"
Poletti: "Sì, sì, sì...".
Lavitola: "Io pure... Stai leggendo i giornali, no?".
Poletti: "Sì, sì, sì... E oggi ne parliamo un attimo".
Lavitola: "Io anche... perché ti devo dire una cosa... Tieni presente che lui (Berlusconi, ndr) mi ha fatto un cazzo di discorso al telefono... Ti ricordi quel mio vecchio obiettivo?".
Poletti: "Sì infatti, io pure di quello ti voglio parlare...".

SALTA L'INCONTRO
(venerdì 23 ottobre 2009)
Berlusconi resta bloccato in Russia e salta l'appuntamento con Lavitola. La mattina del 23 Lavitola chiama la segreteria del premier per assicurarsi che l'appuntamento datogli per telefono il 20 ottobre sia effettivamente in agenda. Ma c'è un imprevisto.

Lavitola: "Buongiorno, Marinella non c'è? Allora credo che possa dirlo anche lei... Con il dottore l'altro giorno eravamo rimasti che mi vedeva oggi. E' un affare di cinque minuti ma è urgente... Lui sa di che si tratta non è una faccenda mia... Io sono in attesa di partire e dare una notizia in base a 'ste cose che mi dice lui, lei riesce a vedere quando mi può infilare?".
La segretaria: "No perché non sappiamo nemmeno se il dottore viene a Roma oggi. Lì c'è una bufera di neve e non riesce a partire dalla Russia. Forse andrà direttamente a Milano... Se viene a Roma la chiamo. Avremo notizie verso l'una".
Lavitola: "Grazie".

TERZO INCONTRO IN 5 GIORNI
Sempre venerdì 23 Lavitola e Poletti al telefono si danno un altro appuntamento per il pomeriggio. Il terzo in cinque giorni. Poletti chiama alle 13: 29.

Il generale: "Io sono fuori, dove sei tu?".
Lavitola: "Io sono in ufficio...".
Poletti: "Se vuoi tra un pochino passo...".
Lavitola: "Se passi mi fai un grosso favore...".
Poletti: "Va bene... Ci vogliamo vedere alla libreria di ieri? (libreria del Mare, ndr). Alle due?".
Lavitola: "Alle due lì grazie...".

Alle 14:23 - forse proprio durante l'appuntamento tra i due in libreria - la segretaria di Berlusconi, Marinella Brambilla, chiama Lavitola. "Ci hanno fatto sapere che non viene a Roma, atterra a Milano...".
Lavitola: "Grazie".

QUEL LIBRO CHE TI HO DATO
(lunedì 26 ottobre)
Lavitola alle 14: 44 chiama di nuovo il generale.

Lavitola: "Ti ho trovato lo speck da questo mio amico pastore... Come faccio a fartelo avere a breve?".
Poletti: "Tu tra quanto torni".
Lavitola: "Io tra tre-quattro ore sto là".
Poletti: "Ci vediamo in serata...".
E poi Lavitola: "Senti, di quella cosa... di quel libro che ti ho dato? Ti ricordi quando siamo andati alla libreria?".
Poletti: "Sì, sì, fatto... Sì, sì, ne ho ordinato un'altra copia...".
Lavitola: "Favoloso...".
Lavitola: "Vedi che generosità... io ho un libro che mi piace da morire e te lo do a te".
Poletti: "Ma te lo devo restituire perché ne ho ordinato un altro. Vediamo un po' se arriva stasera o al massimo domani...".

Berlusconi ha la scarlattina. L'incontro è rimandato ancora. Sempre lunedì 26 ottobre alle 15: 13, Lavitola chiama di nuovo Marinella. Berlusconi è bloccato a Milano, ha la scarlattina.

Lavitola: "Marinella, si riesca a vederlo per questa questione...".
Marinella: "Quale questione, scusa...".
Lavitola: "Lui mi aveva detto di vederlo venerdì scorso, che poi non è venuto più".
Marinella: "Domani non siamo a Roma. Ha la scarlattina, non ti è arrivata la notizia?".
Lavitola: "Sì, mi è arrivata, ma siccome ho visto che lavorava...".
Marinella: "Lavitola per incontro (dice come se stesse prendendo un appunto, ndr), ti faccio sapere. Baci, ciao".
Lavitola: "Vedi, che non è quella questione mia... E' quella questione di cui avevamo parlato io e lui...".
Marinella: "Ti faccio sapere".

Alle 17: 54 il faccendiere richiama ancora la segreteria del premier. E parla di nuovo con Marinella.

Lavitola: "Se io non riesco a vederlo nemmeno mercoledì, se tu domani riesci a fissarmi un appuntamento telefonico dopo le 19... che io lo chiamo da un'altra parte...".
Marinella: "Non sappiamo ancora nulla di domani, per cui non sono in grado di dirti niente. Meglio se ci chiami domani".

LAVITOLA A FITTO "RIGUARDA TE"
Alle 18 del 26 ottobre Lavitola chiama anche il ministro Raffaele Fitto: "Raffaele ti devo assolutamente dire una cosa che riguarda te, importante... Che credo si stia sottovalutando. Siccome sei un amico mi permetto di farmi gli affari tuoi. Ti devo informare di una cosa che t'interessa. Cinque minuti...". Fitto: "Chiamami mercoledì e ci vediamo".

Il 28 ottobre Lavitola va da Fitto e dalla stanza del ministro chiama Poletti e fissa un pranzo a tre (Fitto, Lavitola e Poletti) a casa del faccendiere (per il 5 novembre 2009).

CI VUOLE UN TELEFONO TRANQUILLO
Martedì 27 ottobre alle 11:09, Lavitola chiama Poletti. E si danno appuntamento per le 12.30. "Vieni da me un attimo", gli dice il generale. Alle 18:27 il faccendiere richiama Marinella, perché urge fissare quell'appuntamento.

Lavitola: "Marinella, avevi detto di sentirti per sapere il dottore che fa...".
Marinella: "Rimane ad Arcore?".
Lavitola: "E domani (martedì, ndr)?"
Marinella: "Pure...".
Lavitola: "Azzo...".
Marinella: "Chiami domani e ci parli domani al telefono...".
Lavitola: "Eh sì... però ascolta un secondo. Siccome io mo' sto andando dove gli avevo detto che andavo no? Lui mi deve dare un orario preciso in cui io lo chiamo da un telefono tranquillo..."
Marinella: "Ma quando domani?".
Lavitola: "Ma quando vuole lui... stasera domani... così il mio maresciallo in ascolto non fa gli affari miei...".

Marinella lo mette in attesa. Forse si consulta con il premier. Cade la linea. Lavitola richiama e trova un altro interlocutore: "Mi scusi è caduta la linea... Vuol dire a Marinella che io non ho necessità di parlare adesso...". Ma la linea viene passata subito a un interno. Risponde ancora Marinella: "Anche adesso se vuoi...". Lavitola: "No adesso no... Io gli devo parlare dopo le 19, mi devi dare un orario in cui io lo chiamo da un altro telefono". Marinella: "Alle 20 va bene".

Non c'è traccia, nelle intercettazioni di Pescara, della telefonata tra Lavitola e Berlusconi fissata per le 20 di martedì 27 ottobre 2009. Quel telefono "tranquillo" ha eluso l'intercettazione.
01 novembre 2011

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