Così il geovismo, cambiando il verbo "essere" nel verbo "SIGNIFICARE", fa scomparire l'Eucarestia ai suoi lettori

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ilnonnosa
00mercoledì 12 novembre 2008 16:38


In Matteo 26:26 sin dall’edizione del 1967 della Traduzione del Nuovo Mondo, leggiamo: “Questo SIGNIFICA il mio corpo” e “Questo SIGNIFICA il mio sangue”. Avrete notato che non vi si legge “Questo è il mio corpo”, e neppure “Questo è il mio sangue”, ma “Questo SIGNIFICA…”.

I protestanti pur attribuendo il valore di “significare” al verbo essere, non si sono permessi di mettere nel testo sacro l’interpretazione che danno di questa parola E’: traducono esattamente “Questo è il mio corpo”. In nota scrivono la loro idea che quel verbo essere varrebbe “significare”; questa è già onestà enormemente maggiore rispetto al comportamento della Watch Tower.

Questa traduzione geovista si trova nell’edizione italiana della Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane, del 1963, del 67, del 86, del 2004. E’ solo nell’edizione del 1987 che avviene quello che dicevo poco fa: la parola “significa” è seguita da un asterisco che rimanda alla nota: e lì si trova un… avvertimento: “letteralmente E’”. Quindi si avverte che… veramente il testo biblico direbbe “E’”. Vi domando: ma la parte letterale SPECIALMENTE IN PASSI CARICHI DI DOTTRINA va posta in nota oppure nel testo? Va nel testo; le spiegazioni che s’intendono dare vanno messe nelle note: il testo non si tocca. Dopo siffatto… avvertimento, nella nota si legge: “Greco estin nel senso di significare, valere, rappresentare”. Non è vero: assolutamente; perché è proprio il contesto ad assicurare che il verbo greco “estin” può avere soltanto il senso di “significare” nei passi (Lc. 12:7 e 1Cor. 10:4) citati in quella stessa nota come confronto.
Nel testo originale greco vi è il verbo essere (estì = è). Il verbo essere può avere il senso simbolico (= significa) quando la frase è generica. Per esempio: il seme è (= significa) la parola di Dio (Lc. 8:11); Il sono la vite (Gv. 15:1). Il senso è che qualunque seme può simboleggiare la Parola di Dio, come qualunque vite può essere simbolo di Cristo, sorgente di linfa vitale.
Ma nel caso dell’Eucarestia Gesù dice: questo pane (e non altro) è il mio corpo. Se si trattasse solo di una presenza simbolica, qualunque pane, senza le parole della consacrazione, potrebbe significare il corpo di Cristo. Perciò S. Paolo ammoniva che bisognava distinguere tra pane comune e pane consacrato “perché chi mangia e beve senza riconoscere 8° distinguere) il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1Cor. 11:29). E com’è possibile distinguere il corpo del Signore se nel pane non c’è il corpo del Signore?

Anche i Testimoni di Geova per oltre 70 anni hanno tradotto Mt. 26:26 “Questo è il mio corpo”; è stato il terzo presidente della Società (Knorr) che introdusse abusivamente nel testo sacro il verbo “SIGNIFICA” cambiando il verbo “ESSERE” = E’.
Questo cambiamento fu reso noto con la pubblicazione del libro “Questo significa vita eterna” – 1950 (ed. italiana 1952 p. 101; Torre di Guardia 1/3/51 pp. 67/71).
Mentre nel libro “Il Regno è vicino” del 1944 (ed. italiana 1950 p. 240), in Mt. 26:26 riporta ancora la frase esatta: “Questo è il mio corpo”.

Il Corpo Direttivo sa bene che questa è la frase giusta, infatti, nel loro interlineare del 1969 e 1985 sotto il testo greco traducono “Questo è il mio corpo”, mentre nella colonna a destra la frase viene sostituita con: “Questo SIGNIFICA il mio corpo”. E ancora, come mai nelle altre Bibbie pubblicate dalla Società: 1) King James Version , 2) American Standard Version, 3) The Bible in Living English è tradotto correttamente “Questo è il mio corpo”? Perché la Torre di Guardia del 15/3/1994 p. 3 nell’edizione Albanese, per distribuire il suo cibo spirituale, Mt. 26:26 traduce “Questo è il mio corpo”? Le Bibbie non devono essere tutte uguali? Vorrebbe dire che “E’” e “SIGNIFICA” sono equivalenti?

Ciao. Ilnonnosa
Robenz
00mercoledì 12 novembre 2008 19:29
Ma dico è possibile che i nostri amici tdg non si rendano conto che per reggere tutta, o quasi, la dottrina geovista ha bisogno della Traduzione manipolata? [SM=x570866]
Non pensavo che quella TNM fosse così indispensabile per il credo geovista [SM=x570872]
Basta una frase una punteggiatura, parole tra parentesi in aggiunta, cambio di verbi etc.... [SM=x570880]
E' ASSURDO, [SM=x570881] traendo in errore la gente, in rischio sono le nostre anime!! [SM=g1543783]
la salvezza, la comunione col Signore, [SM=g1543784]
[SM=x570888] [SM=x570888] [SM=g27829]
[SM=x570881] [SM=x570881] [SM=x570884] [SM=x570892]

Polymetis
00mercoledì 12 novembre 2008 23:02
Non è questo il tipo di argomentazioni che fa presa sui TdG. Bisogna spiegare che non solo "essere" è la traduzione di "esti"(3 sing. del pres), ma è proprio il medesimo verbo indoeuropeo. *Es-, da cui deriva tanto il greco esti quanto il latino ed il francese est, e l'italiano essere. Questo verbo, in italiano come in greco, può essere usato per indicare che qualcosa rappresenta qualcos'altro, e per questo i riformati possono tradurre con "essere" e tuttavia negare la reale presenza di Cristo nell'ostia. Al contrario i TdG depauperano il termine con una traduzione faziosa negando l'ambivalenza del termine.
=Marcuccio=
00giovedì 13 novembre 2008 09:16
Re:
Polymetis, 12/11/2008 23.02:

... depauperano il termine con una traduzione faziosa negando l'ambivalenza del termine.

Esattamente... il Comitato di Traduzione Anonimo geovista sceglie una linea di traduzione esclusivista che riduce drasticamente il campo semantico delle possibili interpretazioni a cui il Testo Sacro richiama e, anzi, permette. Il testo riporta un estin... un verbo certamente dallo spettro semantico ampio. Ovviamente i traduttori dovranno certo interpretare il senso di quell'estin. Tuttavia il loro compito è quello di restituire al lettore odierno l'ambivalenza cui il testo evidentemente richiama. Starà agli esegeti, non ai traduttori, comprendere - nel contesto - l'esatto significato del termine. Se l'autore avesse voluto richiamare il senso di "significare", senza creare l'ambivalenza apportata dall'estin avrebbe anche potuto usare il verbo paristemi, deiknumi, semaino e quant'altro... Ma a dire il vero, poco importa - a livello della tecnica traduttoria - se esiste o meno il fenomeno della transustanziazione... che fa parte, invece, dell'orizzonte di quello che, ad esempio, la Catholica - nell'ambito della Liturgia Eucaristica - ricorda essere "Mistero della Fede". Ai traduttori geovisti si potrebbe rimproverare il distacco metodologico dai principi di traduzione in genere accettati, ma soprattutto l'incoerenza tra i principi metodologici annunziati nella loro prefazione e il risultato però raggiunto con la loro TNM. In questo senso è evidente una discrepanza consistente tra gli intenti annunciati in prefazione e il loro realizzarsi nel processo di traduzione. Poi se si aggiunge pure che è una traduzione non dai testi originali, non sempre con la fedele consultazione dei testi ebraico e greco... si capisce pure perchè si accusano addirittura gli stessi traduttori di incompetenza

Ogni bene
Marcuccio


ilnonnosa
00giovedì 13 novembre 2008 09:43
Re: Re:
=Marcuccio=, 13/11/2008 9.16:

Esattamente... il Comitato di Traduzione Anonimo geovista sceglie una linea di traduzione esclusivista che riduce drasticamente il campo semantico delle possibili interpretazioni a cui il Testo Sacro richiama e, anzi, permette. Il testo riporta un estin... un verbo certamente dallo spettro semantico ampio. Ovviamente i traduttori dovranno certo interpretare il senso di quell'estin. Tuttavia il loro compito è quello di restituire al lettore odierno l'ambivalenza cui il testo evidentemente richiama. Starà agli esegeti, non ai traduttori, comprendere - nel contesto - l'esatto significato del termine. Se l'autore avesse voluto richiamare il senso di "significare", senza creare l'ambivalenza apportata dall'estin avrebbe anche potuto usare il verbo paristemi, deiknumi, semaino e quant'altro... Ma a dire il vero, poco importa - a livello della tecnica traduttoria - se esiste o meno il fenomeno della transustanziazione... che fa parte, invece, dell'orizzonte di quello che, ad esempio, la Catholica - nell'ambito della Liturgia Eucaristica - ricorda essere "Mistero della Fede". Ai traduttori geovisti si potrebbe rimproverare il distacco metodologico dai principi di traduzione in genere accettati, ma soprattutto l'incoerenza tra i principi metodologici annunziati nella loro prefazione e il risultato però raggiunto con la loro TNM. In questo senso è evidente una discrepanza consistente tra gli intenti annunciati in prefazione e il loro realizzarsi nel processo di traduzione. Poi se si aggiunge pure che è una traduzione non dai testi originali, non sempre con la fedele consultazione dei testi ebraico e greco... si capisce pure perchè si accusano addirittura gli stessi traduttori di incompetenza

Ogni bene
Marcuccio








Ecco, cosa pontificia il Corpo Direttivo dei testimoni di Geova:

“… le tradizioni religiose, consunte dall’età, sono state date per scontate e non sono state né esaminate, né messe alla prova. Esse si sono insinuate nelle versioni per colorirne i significati. Per appoggiare un punto di vista religioso preferito, incongruità e irragionevolezza sono state introdotte negli insegnamenti degli scritti ispirati”.
(The Kingdom Interlinear Translation of the Greek Scriptures – 1985, prefazione pp. 7, 8) [SM=x570868] [SM=x570872]

Ciao. Ilnonnosa


=Marcuccio=
00giovedì 13 novembre 2008 11:25
Re: Re: Re:

ilnonnosa, 13/11/2008 9.43:


Ecco, cosa pontificia il Corpo Direttivo dei testimoni di Geova:

“… le tradizioni religiose, consunte dall’età, sono state date per scontate e non sono state né esaminate, né messe alla prova. Esse si sono insinuate nelle versioni per colorirne i significati. Per appoggiare un punto di vista religioso preferito, incongruità e irragionevolezza sono state introdotte negli insegnamenti degli scritti ispirati”.
(The Kingdom Interlinear Translation of the Greek Scriptures – 1985, prefazione pp. 7, 8) [SM=x570868] [SM=x570872]

Ciao. Ilnonnosa


...se ti metti con i loro annunci pubblicitari, come quello da te riportato, non te ne esci più. Nel senso che l'affermazione da te riportata fa parte della comune apologetica che spinge sostanzialmente il TdG ad essere sicuro di ciò che ha in mano. Ma non per l'autorevolezza e la competenza dei traduttori, che come ben sai sono anonimi ma..."per contrasto"...

Il TdG è sicuro della traduzione che ha in mano perchè crede, a prescindere, ciò che il CD dice loro. Il senso di distacco dalle altre traduzioni si fomenta indicando le altre traduzioni come "pericolose" per la propria salute spirituale... Il CD vorrebbe far capire al lettore che la TNM è una traduzione "pura", mondata cioè dai concetti filosofici e paganeggianti che si sono affastellati nel corso dei secoli, ma è pura propaganda per sviare la concentrazione del lettore dal problema più serio "chi è" che asserisce queste cose, senza peraltro dimostrazione concreta? Un Comitato di Traduzione Anonimo.

Il problema è qui: l'anonimato. Se scienziati della traduzione con credenziali accertate mi dicessero che ci sono traduzioni paganeggianti, di sicuro farebbero sapere "come", "dove" e "perchè". Il problema è che gli scienziati veri si sognano di dire tali sciocchezze perchè loro non esistono per "contrasto". Non hanno bisogno di affermare se stessi per contrasto a qualcuno. Loro, gli scienziati della traduzione, si basano sull'autorevolezza del loro lavoro. Non gli interessa pubblicizzare la propria traduzione per "contrasto", non gli interessa convincere il lettore delle proprie credenziali... a loro interessa la coerenza dei principi metodologici che espongono in prefazione e come la realizzano nel processo traduttivo.

Il Comitato di Traduzione Anonimo geovista, invece, non solo fa accuse pesanti, ma pure non le dimostra. Il che è indicativo di una certa serietà. Per di più, si firma bellamente con "New World Bible Translation Committee..." è chiaro che se si ragiona autonomamente e con un sano spirito critico, si nutrono enormi riserve sui loro asserti. Il loro modo di porre la questione è praticamente inaccettabile per chiunque si voglia dire pensantore critico, cioè che sa distinguere.

Di sicuro questo modo di procedere induce a porre un quesito fondamentale: «Questa traduzione è davvero opera di studiosi?» . La stessa domanda, ma stavolta a livello retorico, sorge anche allo stesso CD dei TdG che però, quasi a mo’ di excusatio non petita, risponde al quesito, ancora una volta con un approccio poco chiaro, esprimendosi in questi termini:
«[…] A questa domanda (cioè se la TNM sia opera di studiosi N.d.R.) non si può rispondere in termini di titoli accademici. La traduzione va valutata per quello che è» .

Una simile risposta, in realtà, serve a spostare il problema senza risolverlo, cioè lo si elude. A cosa ci si riferisce infatti con l’espressione: «La traduzione va valutata per quello che è»?

Alla bontà del testo per il modo in cui esso si presenta nella lingua in cui è tradotto, o al modo in cui riflette il testo originale dal quale è stato tradotto? Per “quello che è” in quanto testo o “per quello che è” in quanto traduzione? Evidentemente la questione non è oziosa in quanto, se non si chiarisce cosa essa vuole dire, è possibile, in una cosiddetta “traduzione”, asserire qualunque cosa giustificandosi di volta in volta o con le necessità della lingua in cui si traduce o con l’oscurità di quella dalla quale si traduce.

Tutto questo vale a maggior ragione per il testo biblico visto che la stragrande maggioranza dei fruitori della Bibbia non ha la fortuna di conoscere le lingue originali nelle quali la Scrittura è redatta e che peraltro non vengono più parlate.

Infatti, «[…] Salvo il caso rarissimo di un recettore bilingue che possa mettersi nelle due situazioni e giudicare dal punto di vista unitario della propria persona, normalmente i recettori saranno diversi e non si capisce bene chi potrà valutare se effettivamente i due testi sono equivalenti» ( C. BUZZETTI, La Parola Tradotta, aspetti linguistici, ermeneutici e teologici della traduzione della Sacra Scrittura, Morcelliana, Brescia 1973, 144).

Inutile dire che il loro gap metodologico è praticamente incolmabile...

Ogni bene
Marcuccio
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