Re: Re: Re:
ilnonnosa, 13/11/2008 9.43:
Ecco, cosa pontificia il Corpo Direttivo dei testimoni di Geova:
“… le tradizioni religiose, consunte dall’età, sono state date per scontate e non sono state né esaminate, né messe alla prova. Esse si sono insinuate nelle versioni per colorirne i significati. Per appoggiare un punto di vista religioso preferito, incongruità e irragionevolezza sono state introdotte negli insegnamenti degli scritti ispirati”.
(The Kingdom Interlinear Translation of the Greek Scriptures – 1985, prefazione pp. 7, 8)
Ciao. Ilnonnosa
...se ti metti con i loro annunci pubblicitari, come quello da te riportato, non te ne esci più. Nel senso che l'affermazione da te riportata fa parte della comune apologetica che spinge sostanzialmente il TdG ad essere sicuro di ciò che ha in mano. Ma non per l'autorevolezza e la competenza dei traduttori, che come ben sai sono anonimi ma..."per contrasto"...
Il TdG è sicuro della traduzione che ha in mano perchè crede, a prescindere, ciò che il CD dice loro. Il senso di distacco dalle altre traduzioni si fomenta indicando le altre traduzioni come "pericolose" per la propria salute spirituale... Il CD vorrebbe far capire al lettore che la TNM è una traduzione "pura", mondata cioè dai concetti filosofici e paganeggianti che si sono affastellati nel corso dei secoli, ma è pura propaganda per sviare la concentrazione del lettore dal problema più serio "chi è" che asserisce queste cose, senza peraltro dimostrazione concreta? Un Comitato di Traduzione Anonimo.
Il problema è qui: l'anonimato. Se scienziati della traduzione con credenziali accertate mi dicessero che ci sono traduzioni paganeggianti, di sicuro farebbero sapere "come", "dove" e "perchè". Il problema è che gli scienziati veri si sognano di dire tali sciocchezze perchè loro non esistono per "contrasto". Non hanno bisogno di affermare se stessi per contrasto a qualcuno. Loro, gli scienziati della traduzione, si basano sull'autorevolezza del loro lavoro. Non gli interessa pubblicizzare la propria traduzione per "contrasto", non gli interessa convincere il lettore delle proprie credenziali... a loro interessa la coerenza dei principi metodologici che espongono in prefazione e come la realizzano nel processo traduttivo.
Il Comitato di Traduzione Anonimo geovista, invece, non solo fa accuse pesanti, ma pure non le dimostra. Il che è indicativo di una certa serietà. Per di più, si firma bellamente con "New World Bible Translation Committee..." è chiaro che se si ragiona autonomamente e con un sano spirito critico, si nutrono enormi riserve sui loro asserti. Il loro modo di porre la questione è praticamente inaccettabile per chiunque si voglia dire pensantore critico, cioè che sa distinguere.
Di sicuro questo modo di procedere induce a porre un quesito fondamentale: «Questa traduzione è davvero opera di studiosi?» . La stessa domanda, ma stavolta a livello retorico, sorge anche allo stesso CD dei TdG che però, quasi a mo’ di excusatio non petita, risponde al quesito, ancora una volta con un approccio poco chiaro, esprimendosi in questi termini:
«[…] A questa domanda (cioè se la TNM sia opera di studiosi
N.d.R.) non si può rispondere in termini di titoli accademici. La traduzione va valutata per quello che è» .
Una simile risposta, in realtà, serve a spostare il problema senza risolverlo, cioè lo si elude. A cosa ci si riferisce infatti con l’espressione: «La traduzione va valutata per quello che è»?
Alla bontà del testo per il modo in cui esso si presenta nella lingua in cui è tradotto, o al modo in cui riflette il testo originale dal quale è stato tradotto? Per “quello che è” in quanto testo o “per quello che è” in quanto traduzione? Evidentemente la questione non è oziosa in quanto, se non si chiarisce cosa essa vuole dire, è possibile, in una cosiddetta “traduzione”, asserire qualunque cosa giustificandosi di volta in volta o con le necessità della lingua in cui si traduce o con l’oscurità di quella dalla quale si traduce.
Tutto questo vale a maggior ragione per il testo biblico visto che la stragrande maggioranza dei fruitori della Bibbia non ha la fortuna di conoscere le lingue originali nelle quali la Scrittura è redatta e che peraltro non vengono più parlate.
Infatti, «[…] Salvo il caso rarissimo di un recettore bilingue che possa mettersi nelle due situazioni e giudicare dal punto di vista unitario della propria persona, normalmente i recettori saranno diversi e non si capisce bene chi potrà valutare se effettivamente i due testi sono equivalenti» ( C. BUZZETTI, La Parola Tradotta, aspetti linguistici, ermeneutici e teologici della traduzione della Sacra Scrittura, Morcelliana, Brescia 1973, 144).
Inutile dire che il loro gap metodologico è praticamente incolmabile...
Ogni bene
Marcuccio