BERLUSCONI CONDANNATO A 4 ANNI

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angelico
00venerdì 26 ottobre 2012 18:56
Mediaset, Berlusconi condannato a 4 anni. I giudici: “Dominus indiscusso”
Assolto Fedele Confalonieri "per non aver commesso il fatto". Per i magistrati è stata una "evasione notevolissima". L'ex premier, interdetto dai pubblici uffici per 3 anni, dovrà versare, insieme agli altri imputati, tra cui il suo "socio occulto" Frank Agrama, un risarcimento di 10 milioni all'Agenzia delle entrate

di Giovanna Trinchella | 26 ottobre 2012Commenti (1153)

Più informazioni su: Fabio De Pasquale, Fondi Neri, Frank Agrama, Frode Fiscale, Mediaset, Milano, Processo Mediaset, Procura di Milano, Silvio Berlusconi, Tribunale di Milano.

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“Un’evasione fiscale notevolissima”. I giudici di Milano, ed è la prima volta che accade per il reato di frode fiscale, hanno condannato Silvio Berlusconi a quattro anni. Per quella catena di intermediari e società schermo che avrebbero permesso di gonfiare i costi d’acquisto dei diritti dei film da trasmettere in tv per creare fondi neri. E’ tutto qui il processo sui diritti Mediaset che, con mastodontiche consulenze e una infinita lista di testimoni, ha impiegato quasi sei anni di dibattimento. I giudici, presieduti da Edoardo D’Avossa, hanno inflitto tre anni al produttore cinematografico Frank Agrama, considerato dalla Procura di Milano il “socio occulto” e dai giudici “vero mandatario” del Cavaliere in questa colossale truffa al Fisco: quantificata in 17,5 miliardi di lire nel 2000; in 6,6 milioni di euro nel 2001, in circa 4 milioni nel 2002, e in circa 2 milioni nel 2003. “Non è sostenibile che la società abbia subito truffe per oltre un ventennio senza neanche accorgersene”; per i giudici Berlusconi era il “dominus indiscusso” e c’è stato “un preciso progetto di evasione esplicato in un arco temporale ampio e con modalità sofisticate”. La riflessione dei magistrati si argomenta così: “Il sistema” dei diritti tv aveva un “duplice fine”: una “imponente evasione fiscale” e la “fuoriuscita” di denaro “a favore di Silvio Berlusconi” che ”rimane al vertice della gestione dei diritti” e del meccanismo fraudolento anche “dopo la discesa in campo”, perché “non c’era un altro soggetto” a gestire il sistema di frode.

Il dispositivo. Il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, invece è stato assolto per “non aver commesso il fatto”, mentre al manager Daniele Lorenzano è stata inflitta una condanna a 3 anni e 8 mesi. Un’altra manager Gabriella Galetto è stata condannata a un anno e due mesi. Le pene sono condonate nella misura di tre anni grazie all’indulto (articolo 1 della legge 241 del 2006, ndr). Per l’ex presidente del Consiglio i giudici hanno stabilito tutte le pene accessorie previste dal codice: l’interdizione dai pubblici uffici per tre anni (che diventerà esecutiva se e quando la sentenza passerà in giudicato e dopo il terzo grado, ndr), l’incapacità a contrattare con la pubblica amministrazione, l’interdizione dalle funzioni di rappresentanza e assistenza in materia tributaria e l’interdizione perpetua dall’ufficio di componente della commissione tributaria. I giudici hanno disposto un versamento a titolo di provvisionale di 10 milioni di euro da parte degli imputati condannati all’Agenzia delle Entrate. La sentenza dovrà essere pubblicata nella sua interezza sul Sole24ore.


Condanna più alta della richiesta del pm. I magistrati giudicanti hanno superato di quattro mesi la richiesta dell’accusa nei confronti del leader del Pdl. Il pm Fabio De Pasquale aveva chiesto 3 anni e 8 mesi e in requisitoria aveva detto che Silvio Berlusconi “aveva lasciato le sue impronte digitali“ sul sistema “truffaldino” di ”maggiorazione dei costi” dei diritti tv acquistati da Mediaset, tra il 1994 e il 1998. C’era lui secondo la pubblica accusa “all’apice della catena di comando del settore’‘ ed era lui ad avere “il controllo su Fininvest, che ha organizzato la frode”. E sempre all’ex presidente del Consiglio poi ”sono riconducibili i conti bancari dove sono stati versati i fondi neri”, che sarebbero stati realizzati con le compravendite ‘gonfiate’. Quello sulle presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv da parte di Mediaset, davanti ai giudici della prima sezione penale è uno dei tre processi milanesi in corso a carico dell’ex premier, oltre a quello sul caso Ruby e all’altro con al centro la fuga di notizie sull’intercettazione Fassino-Consorte ai tempi della scalata alla Bnl. Per la vicenda ‘Mills’, invece, a febbraio era stata decretata la prescrizione (le parti hanno tempo fino ai primi di luglio per ricorrere in appello), mentre per il caso Mediatrade la Cassazione ha confermato nei giorni scorsi il proscioglimento di Berlusconi. Un’assoluzione questa, in un procedimento ‘parallelo’ sempre sui diritti tv, di cui i giudici della prima sezione, secondo gli avvocati Ghedini e Longo, avrebbero dovuto tenere conto.

Il sistema per creare fondi neri. Nello schema delineato dall’accusa, i dirigenti Fininvest/Mediaset, avvalendosi di intermediari e società compiacenti, avrebbero, infatti, gonfiato i costi d’acquisto dei diritti dei film da trasmettere in tv (“3 mila titoli in 4 anni, comprati con 12 mila passaggi contrattuali”) per creare fondi neri. E così, stando all’imputazione, nei bilanci Mediaset degli anni 2001-2002-2003 sarebbero finiti “circa 40 milioni di euro di costi gonfiati”. E i soldi ottenuti dalla presunta frode? Secondo il pm,”circa 250 milioni di dollari sono rimasti nel ‘comparto riservato’ (il cosiddetto ‘gruppo B’, ndr) di Fininvest”. E queste”società nascoste”’ – alcune delle quali, “quelle maltesi” in particolare, avrebbero avuto un ruolo nelle “vendite fittizie e ‘spezzettate”’ – erano, ha affermato De Pasquale, “proprio di Berlusconi come persona fisica”. Allo stesso ex premier poi,”che era anche, da tempo immemorabile, in stretti rapporti col produttore americano Frank Agrama (per lui chiesti 3 anni e 8 mesi di condanna, ndr)”, sarebbero riconducibili anche “i conti bancari” da cui sarebbe transitata ”la cresta”: quei presunti fondi neri passati per “conti svizzeri e delle Bahamas o in quelli del fiduciario Del Bue di Arner Bank” e poi “usciti con prelievi in contanti”. Una ricostruzione che oggi i giudici sembrano aver accolto. Un anno fa circa i giudici, su richiesta della Procura, aveva riconosciuto la prescrizione del reato a un imputato eccellente: l’avvocato David Mills, già condannato per essere stato corrotto da Berlusconi per mentire in due processi. La Cassazione, confermando il quadro accusatorio, aveva dichiarato la prescrizione. Stesso destino per il Cavaliere, la cui posizione era stata stralciata per l’incostituzionale Lodo Alfano. Secondo quei giudici Berlusconi, ormai fuori dalla gestione del gruppo, sarebbe stato estraneo agli illeciti. In un procedimento stralcio il deputato Pdl, Massimo Maria Berruti, avvocato di Fininvest ma prima ufficiale della Guardia di Finanza (condannato definitivamente a otto mesi per favoreggiamento, ndr), si era visto infliggere una condanna a 2 anni e 10 mesi per riciclaggio. Anche in questo caso, però, la Cassazione aveva riconosciuto la prescrizione.

I legali: “Sentenza incredibile”. “Una sentenza assolutamente incredibile che va contro le risultanze processuali. Addirittura non si è tenuto conto delle decisioni della Corte di Cassazione e del giudice di Roma, che per gli stessi fatti hanno ampiamente assolto il Presidente Berlusconi” affermano in una nota congiunta i legali di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo. Uno dei legali di Confalonieri, l’avvocato Alessio Lanzi, ha invece dichiarato: ”Giustizia è fatta. Tecnicamente non ha mai commesso nessun reato. Nessuno dei testi lo ha mai indicato come partecipante all’acquisto dei diritti. Bisogna capire perché per altre persone non c’è stata l’assoluzione”. Insieme a Confalonieri, sono stati invece assolti Marco Colombo e Giorgio Dal Negro perché “il fatto non costituisce reato”; i giudici hanno stabilito infine “di non doversi procedere” nei confronti di Manuela De Socio e Carlo Scribani Rossi, Erminio Giraudi.


www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/26/sentenza-processo-mediaset-berlusconi-condannato-a-quattro-anni...

angelico
00venerdì 26 ottobre 2012 18:57
Processo Mediaset, Berlusconi condannato
4 anni di reclusione per frode fiscale
Tre anni sono stati condonati per indulto dal tribunale di Milano, che ha anche deciso per l'ex premier l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Pena di 3 anni per l'intermediario Agrama. Assolto Confalonieri. Secondo i giudici, il Cavaliere "gestiva il sistema anche dopo la discesa in campo" politica
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MILANO - Silvio Berlusconi è stato condannato a 4 anni di reclusione per frode fiscale a conclusione del processo per l'acquisizione dei diritti tv di Mediaset. In particolare, i giudici milanesi della prima sezione del tribunale hanno ritenuto prescritto il reato per il 2001, ma non per gli esercizi 2002-2003 nel corso dei quali - scrivono - è stata portata a termine "una evasione notevolissima". Dei quattro anni inflitti, tre sono stati condonati per indulto (ossia per gli effetti della legge sul condono del 2006). "I diritti erano oggetto di passaggi di mano - si legge nelle motivazioni della sentenza - e di maggiorazioni ingiustificate. Passaggi privi di funzione commerciale. Servivano solo a far lievitare il prezzo". Berlusconi, "gestiva il sistema anche dopo la discesa in campo" politica. Il giudice ha poi disposto un risarcimento dei danni all'Agenzia delle Entrate di 10 milioni di euro. L'ex premier, infine, è stato anche condannato all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, e tre anni di interdizione dagli uffici direttivi delle imprese: provvedimento che non è immediatamente esecutivo, essendo la sentenza di primo grado. La pena inflitta al Cavaliere è più dura di quella proposta nella requistoria dalla pubblica accusa, che aveva chiesto 3 anni e 8 mesi di carcere. Assolto invece Fedele Confalonieri.


DOSSIER: I PROCESSI DI BERLUSCONI 1

Gli altri imputati. Giudicato colpevole anche Frank Agrama, l'intermediario cinematografico indicato dalla Procura di Milano come il "socio occulto" del Cavaliere nella compravendita dei diritti televisivi e cinematografici all'estero. Per lui la pena è di tre anni di reclusione. Daniele Lorenzano produttore ed ex manager Fininvest è stato condannato a 3 anni e 8 mesi mentre la pena per Gabriella Galetto, ex manager del gruppo in Svizzera, è di 1 anno e 6 mesi. Alcuni degli imputati di riciclaggio, tra cui il banchiere Paolo Del Bue, si sono visti derubricare l'imputazione in appropriazione indebita con conseguente prescrizione. Altri invece sono stati assolti nel merito. I giudici hanno disposto inoltre un versamento a titolo di provvisionale di 10 milioni di euro da parte degli imputati condannati, tra i quali Silvio Berlusconi, all'Agenzia delle Entrate.

Sei anni di processo. La sentenza arriva dopo quasi 10 anni di indagini e 6 di processo 'a singhiozzo' tra richieste di ricusazione avanzate dai legali e l'istanza di astensione presentata dal giudice. E ancora slittamenti dovuti al Lodo Alfano e al conseguente ricorso alla Consulta, richiesta di trasferimento del procedimento a Brescia, legittimi impedimenti dell'allora presidente del Consiglio Berlusconi e cambi di capi d'imputazione.

Una frode per creare fondi neri. Nel merito, secondo la ricostruzione della Procura, il sistema organizzato da Fininvest negli anni Novanta per acquisire i diritti dei film americani era finalizzato a frodare il fisco. Comprando i diritti non dalle major ma da una serie di intermediari e sottointermediari era possibile gonfiarne il prezzo così da poter poi stornare la "cresta" a beneficio della famiglia Berlusconi. Fininvest quindi, secondo la tesi del pm Fabio De Pasquale, avrebbe sistematicamente aumentato il prezzo dei diritti di trasmissione dei film delle major americane. Facendo così avrebbe aumentato le voci passive dei propri bilanci, con risparmi notevoli da un punto di vista dell'imposizione fiscale, riuscendo al tempo stesso a produrre fondi neri.

Secondo il pubblico ministero, Flavio De Pasquale, Fininvest avrebbe creato fondi neri con un valore che supererebbe i 270 milioni di euro. Soldi sottratti al fisco e agli altri azionisti della società, a solo beneficio di Berlusconi.

In attesa della Consulta. Sul procedimento è inoltre ancora pendente 2 la decisione della Corte Costituzionale su un conflitto di attribuzioni con la Camera: la presidenza di Montecitorio si era rivolta alla Consulta dopo che il tribunale di Milano, nel marzo 2010, aveva rifiutato il rinvio di una delle udienze nonostante che Berlusconi, all'epoca presidente del Consiglio, fosse impegnato in attività di governo. E' rarissimo che un Tribunale emetta sentenza mentre la Consulta deve ancora decidere su un passaggio del procedimento che è stato celebrato. Non ci sono obblighi, ma la procedura diventata prassi consolidata vuole che i giudici, in attesa di una decisione che riguarda il 'loro' processo da parte della Corte Costituzionale, proseguano i lavori fino a sentenza, ma a quella si fermino. Ma così non ha fatto il collegio della prima sezione penale del Tribunale milanese.

La questione è di sostanza: se la Consulta dovesse decidere che quel giorno del marzo 2010 il Tribunale doveva accogliere la richiesta di rinvio avanzata dai legali dell'ex premier tutto quanto fatto dopo quella data, sentenza compresa, dovrà essere rifatto. In altre parole, verrà tirata una riga su due anni di lavoro compreso il giudizio finale. Ma, evidentemente, questo è un rischio che i giudici si sono sentiti di prendere.

No comment dalla difesa. La difesa dell'ex premier ha preferito non commentare il verdetto. "Non rilascio dichiarazioni, prima voglio leggere le motivazioni", ha detto l'avvocato Niccolò Ghedini uscendo dall'aula del processo. Anche l'altro legale Piero Longo ha preferito non rilasciare dichiarazioni.







(26 ottobre 2012

www.repubblica.it/politica/2012/10/26/news/mediaset_berlusconi_condannato-45374682/?re...
angelico
00sabato 27 ottobre 2012 01:14
Perché il conflitto di attribuzioni potrebbe fare saltare la sentenza

di Giovanni Negri
Cronologia articolo25 ottobre 2012
In questo articolo

Argomenti: Silvio Berlusconi | Corte Costituzionale | Capo del Governo | Corte di Cassazione




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Non è immediatamente esecutiva la condanna ricevuta da Silvio Berlusconi alla interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Perché lo diventi servirà che la pronuncia diventi definitiva e quindi che il verdetto venga confermato sia in appello, visto che la difesa dell' ex premier ha già preannunciato l'impugnazione, sia, eventualmente in Cassazione. Morale: ci vorrà ancora parecchio tempo, minimo da un anno a un anno e mezzo. Tanto da oltrepassare sicuramente la data delle prossime elezioni politiche fissate per la primavera. Sospesa, poi, anche l'esecuzione della pena detentiva.

Sul processo concluso ieri grava però un'altra assai seria e del tutto inedita incognita giuridica. Il 5 ottobre 2011, poco più di un anno fa, la Corte costituzionale ha giudicato ammissibile il conflitto d'attribuzioni sollevato dallo stesso Berlusconi nei confronti dei giudici di Milano. Questi ultimi infatti avevano ritenuto di non dovere spostare lo svolgimento di un'udienza, malgrado la richiesta di Berlusconi allora capo del Governo di vedere riconosciuto un impegno istituzionale.

Malgrado il giudizio di ammissibilità della Consulta, che ancora deve pronunciarsi nel merito, i giudici milanesi avevano deciso di procedere sino alla sentenza odierna. Che però potrebbe essere messa in discussione in sede di appello se la Consulta dovesse ritenere fondate le ragioni di Berlusconi, azzerando gli elementi di prova raccolti nell'udienza contestata.


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