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ELEZIONI 2013: Il Movimento 5 stelle di Grillo primo partito alla Camera e secondo al Senato

Ultimo Aggiornamento: 27/02/2013 23:50
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AFFLUENZA IN CALO al 75% - Fini fuori come Bertinotti. Tra gli esclusi anche Di Pietro. Scilipoti ce la fa
Voci dal Conclave: clamorose rilevazioni sulla Camera papale
Scritto il 21 febbraio 2013 da Lorenzo Pregliasco. Tags: berlusconi, bersani, camera, elezioni politiche 2013, giannino, grillo, ingroia, monti, Senato, sondaggi, sondaggi elettorali
Lo avevamo anticipato ieri sera sulla nostra pagina Facebook (a proposito, iscrivetevi per restare sempre aggiornati!): le indiscrezioni di stamattina sono clamorose, e ci raccontano uno scenario in cui non solo gli equilibri del Senato pontificio, ma anche l’esito della votazione del Conclave nazionale finora ritenuto saldamente nelle mani del fronte progressista, sembrano appesi a un filo.
(Per chi invece non fosse interessato alle notizie dalle ovattate stanze vaticane ma preferisse le imminenti elezioni politiche, che qui chiaramente non trattiamo, consigliamo invece il nuovissimo Seggiometro e la fantastica mappa elettorale interattiva di YouTrend).
I conteggi di madre Gilda Sleri, superiora delle Suore marcelline di Milano e soprattutto vaticanista di fiducia dell’inaffondabile cardinale di Monza e Brianza, registrano infatti una corsa all’ultimo voto tra le truppe dei due schieramenti principali e grossi rimescolamenti di consenso tra le altre forze. Ma andiamo con ordine.
Il gioviale cardinale di Piacenza non riesce ad andare oltre i 33,5 cardinali (i porporati, come è noto, non sono immuni ai decimali) ed è tallonato dal suo più temibile avversario, il prelato pelato di Monza e Brianza, che sarebbe arrivato a raggranellare, secondo le ultime misurazioni, ben 32 voti nel segreto della Cappella Sistina. Un distacco di appena un cardinale abbondante, all’interno del margine d’errore.
Come spiegare questo riavvicinamento che lascia con il fiato sospeso tutti i partecipanti al Conclave e getta nell’incertezza i porporati riuniti nella Cappella sistina? Forse il merito è dell’ingegnosa proposta-shock, che il cardinale brianzolo ha tirato fuori dallo zuccotto con tanto di missiva episcopale inviata a tutti i cardinali-elettori, di rimborsare le decime versate lo scorso anno per imposizione dell’austero cardinale milanese?
Non meno importanti sono le novità sulle quotazioni degli altri candidati, anch’esse rilevate dall’esperta Gilda Sleri nella giornata di lunedì: il simpatico camerlengo di Genova, in grado di riempire i sagrati di alcune delle principali cattedrali della Penisola, è in forte ascesa e sarebbe giunto addirittura a 19 voti, staccando – e quasi doppiando! – un contendente che giorno dopo giorno appare sempre più appannato: il serio e rigoroso cardinale di Milano, forse apprezzato più nelle assemblee liturgiche internazionali (del resto è stato a lungo nunzio apostolico a Bruxelles) che non nell’italianissima Cappella sistina, è infatti ad appena 10,6 porporati, e rischia seriamente di scendere sotto la soglia che implicherebbe il definitivo «extra omnes» dalla Camera papale per i suoi maggiori alleati (tanto il devotissimo vescovo di Bologna quanto l’asciutto omologo di Montecarlo).
E che dire del temuto grand’inquisitore del Sant’Uffizio di Palermo – già fulmineo delegato pontificio in Centro America –, che balla proprio sul crinale dei 4 voti (indispensabili per non essere esclusi dal prossimo Concistoro)? Secondo questa rilevazione, le prospettive sono tutt’altro che rosee: i cardinali di cui è accreditato sono infatti appena 3,2.



Voci dal Conclave: raffica di votazioni regionali
Scritto il 20 febbraio 2013 da Lorenzo Pregliasco. Tags: abruzzo, berlusconi, bersani, calabria, Campania, elezioni politiche 2013, giannino, grillo, ingroia, Lazio, Lombardia, monti, Piemonte, Puglia, sardegna, Senato, sicilia, sondaggi, sondaggi elettorali, veneto
È con grande soddisfazione che registriamo il successo delle nostre Voci dal Conclave, in questi giorni solitamente dominati dal noioso (e profano) chiacchiericcio politico e da ricerche affannose di dati e sondaggi elettorali dell’ultim’ora.
Continuiamo dunque a occuparci degli equilibri nelle segretissime stanze vaticane, che ci sembrano tanto più interessanti quanto più ci avviciniamo alla fatidica data del 24-25 febbraio (ricordiamo infatti che, causa dimissioni, il Conclave è stato anticipato e la fumata bianca si avrà non prima del pomeriggio del lunedì).
Per chi invece si ostinasse a interessarsi delle imminenti elezioni politiche, che qui non trattiamo, è a disposizione il nostro nuovissimo Seggiometro, con cui ogni utente può calcolare i seggi del “suo” Parlamento (Camera e Senato): lo trovate qui.
Ma veniamo alle indiscrezioni fuoriuscite dalla Cappella Sistina dopo l’extra omnes: questa volta sono davvero ricche, perché ci raccontano delle rilevazioni in ben 10 regioni italiane. Come si sa, in virtù di un complesso sistema d’elezione varato qualche anno fa, le votazioni dei Conclavi regionali sono indispensabili per ottenere la maggioranza nell’incertissimo Senato pontificio.
I conteggi sono del simpatico vaticanista napoletano Tonio Arcinoto, di cui già avevamo pubblicato le misurazioni sul Conclave per l’Arcidiocesi di Puglia.
Veneto: +3 cardinali per l’inaffondabile cardinale di Monza e Brianza
Sicilia: +2 cardinali per il cardinale di Monza e Brianza
Lombardia: +0,2 cardinali (davvero un nonnulla!) per il gioviale cardinale di Piacenza
Puglia: +0,5 cardinali (e questa è una sorpresa) per il cardinale di Piacenza
Campania: +1 cardinali per il cardinale di Piacenza
Lazio: +9 cardinali per il cardinale di Piacenza
Piemonte: +8 cardinali per il cardinale di Piacenza
Abruzzo: +8 cardinali per il cardinale di Piacenza
Sardegna: +6 cardinali per il cardinale di Piacenza
Calabria: +6 cardinali per il cardinale di Piacenza
Non disponiamo questa volta di rilevazioni dell’Istituto Pastorale Reliquie sull’andamento degli altri porporati candidati al Conclave (come lo spassoso camerlengo di Genova, in grado comunque di colmare con i suoi fedeli le maggiori piazze d’Italia o lo sgargiante ecclesiarca torinese, in difficoltà in questi giorni per aver millantato studi teologici a Chicago, forse alla prestigiosa Loyola University culla di generazioni di gesuiti).
Ma c’è da star sicuri: la corsa per il Conclave nazionale, e ancor più quella per la conquista della maggioranza nei vari Conclavi regionali, promettono di essere quanto mai serrate e appassionanti.



www.youtrend.it/sondaggi-elettorali/voci-dal-conclave/
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"Se le cose stanno così, inevitabile tornare alle urne". E' Stefano Fassina a sintetizzare il pensiero che attraversa le menti del Pd, grande favorito della vigilia, di fronte allo scenario che le urne stanno predisponendo di fronte alle forze politiche italiane: l'ingovernabilità. Con una maggioranza di centrosinistra alla Camera e un risultato che premia, oltre ogni aspettativa, Berlusconi e la Lega al Senato, con il Viminale che certifica il vantaggio del Cavaliere in regioni decisive per gli equlibri a Palazzo Madama come Lombardia, Campania e Sicilia. E che dire dell'irruzione alla grande del Movimento 5 Stelle.

Ecco, dunque, il "Porcellum" servire all'Italia un quadro politico di difficile ricomposizione, un Paese che rischia lo stallo. Su quali basi si può immaginare una grande coalizione, o un'ntesa tra Berlusconi e Monti, o il Pd che trova il dialogo con Grillo. Difficile. Più realistico credere che agli italiani toccherà tornare alle urne.

"Lo scenario, per quanto riguarda il Senato, è cambiato significativamente rispetto ai dati iniziali, le proiezioni sono in evoluzione - premette il responsabile economico del Pd -. Credo che si debba aspettare, con preoccupazione per le prospettive di governo dell'Italia. E' evidente che si presenta un problema molto serio per il Paese. Se lo scenario è confermato ci saranno non pochi problemi" e un probabile "ritorno alle urne per problemi di ingovernabilià".

I dati, dunque. Secondo la quinta proiezione dell'Istituto Piepoli per la Rai certifica il sostanziale pareggio fra centrodestra e centrosinistra al Senato, entrambi al 30,7%, con il centrosinistra che recupera il gap di oltre 2 punti delle prime proiezioni.

Nel decisivo voto al Senato in Lombardia, la prima proiezione Rai vede davanti il centrodestra con il 38,8%, la coalizione di centrosinistra è al 27,6%, il Centro con Monti per l'Italia è al 11,1%, il Movimento 5 stelle è al 18,3%, Rivoluzione civile è al 1,1%, altre liste al 3,1%.

Anche per la quarta proiezione Tecnè per Sky Tg24 si riduce leggermente il vantaggio del centrodestra al Senato (63% del campione): Pdl-Lega al 31,6%, centrosinistra al 29,2%, Movimento 5 Stelle al 24,7 per cento. Monti è all'8,6%, Rivoluzione civile di Ingroia all'1,7 per cento.

Un dato che ribalta i verdetti degli instant poll. A urne chiuse, gli instant poll di Piepoli e Tecnè per Rai e Sky erano concordi: la coalizione di centrosinistra sembrava avviata alla vittoria tanto alla Camera quanto al Senato, con il voto della Lombardia, strategicamente decisivo per la distribuzione dei seggi a Palazzo Madama, in bilico, e il Movimento 5 Stelle intorno al 20%.

Spread che torna alla "soglia Monti". Tutto ribaltato dalle prime proiezioni, dati talmente discordanti rispetto agli instant poll da generare quasi il caos. Da rivedere tutti gli scenari già immaginati, anche in chiave euro, mentre le borse oscillano e lo spread Btp/Bund che da 258 punti risale fino a superare la "soglia Monti" (287 punti base) e chiude in rialzo a quota 293.


(25 febbraio 2013)


www.repubblica.it/speciali/politica/elezioni2013/2013/02/25/news/elezioni_2013_risultati_spoglio_vincitore_instant_exit_poll_proiezioni_dati-53380147/?re...
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Il Movimento 5 stelle di Grillo primo partito alla Camera e terzo al Senato

Cronologia articolo26 febbraio 2013Commenta
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Argomenti: Partiti politici | PDL | Italia | Senato | Camera dei deputati | Beppe Grillo | Lega | Valsusa



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Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo stravince: primo partito alla Camera e terzo partito al Senato e probabilmente primo partito in Italia. Un movimento, quello del comico genovese, andato ben oltre le aspettative di molti commentatori e politici.
Se le ultime proiezioni saranno confermate, il Movimento 5 stelle avrà tra i 40 e 65 senatori. Una pattuglia di tutto rispetto – forse destinata a rivelarsi decisiva – che però non dà l'esatta dimensione del successo ottenuto da Beppe Grillo e dai suoi candidati. Il Movimento 5 stelle, infatti, non ha vinto il premio di maggioranza per il Senato in nessuna regione, arrivando sempre dietro alla coalizione di centrodestra o a quella di centrosinistra. Eppure, in sei regioni è la prima forza politica e in altre nove si piazza al secondo posto Alla Camera il Movimento5Stelle è al 25,54 per cento.

La soglia critica del 20 per cento. I dati ufficiali dello scrutinio al Senato permettono di ricostruire la geografia del successo del Movimento 5 stelle. Quando sono state esaminate circa 58.800 sezioni su 60.431, i grillini sono poco sotto il 24% su base nazionale, dietro solo al Pd. Il dato impressionante, però, è l'uniformità territoriale dello tsunami evocato in campagna elettorale da Beppe Grillo: il Movimento 5 stelle è sopra il 20% praticamente in tutte le regioni, tranne il 17,3% della Lombardia (dove sono più forti Pdl e Lega) e il 15,1% del Trentino Alto Adige (dove incide la presenza degli autonomisti).

La mappa del successo. Il Movimento 5 stelle è il primo partito in Veneto, Liguria, Marche, Abruzzo, Molise e Sicilia. E anche dove arriva al secondo posto, riesce spesso ad affermarsi come "seconda forza" dietro i partiti più radicati sul territorio: in Emilia Romagna e in Toscana, ad esempio, la percentuale dei grillini supera quella di tutto il centrodestra, mentre in Sicilia scavalca il centrosinistra. A conti fatti, quindi, il movimento risulta penalizzato dalla legge elettorale, che premia chi vince nelle singole regioni più di chi si afferma in modo uniforme su tutto il territorio nazionale (e non è un caso, visto che il suo estensore è il leghista Calderoli). Con il proporzionale puro, stando agli ultimi dati disponibili, i grillini al Senato sarebbero stati almeno 75.

Il caso Valsusa. Un discorso a parte merita la Valsusa, la zona dei cantieri della Tav in provincia di Torino. Qui i grillini nel voto definitivo del Senato raccolgono in quasi tutti i 39 Comuni del territorio una percentuale superiore al 40 per cento. Del resto, lo stop alla Tav è uno dei punti forti del programma del Movimento, che oltretutto potrebbe rivelarsi un'ipoteca pesante in caso di future alleanze con le altre forze politiche.

www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-02-25/tsunami-grillo-travolge-poli-212739.shtml?uuid=...
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La Camera «porta male», Fini fuori come Bertinotti. Tra gli esclusi anche Di Pietro. Scilipoti ce la fa

Cronologia articolo25 febbraio 2013Commenta
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Argomenti: Elezioni | Nico D'Ascola | Piero Aiello | Senato | Camera dei deputati | FNSI | Cisl | Franco Marini | Movimento per l'Autonomia



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C'è da giurare che a seguito di questa tornata elettorale nessuno vorrà fare il presidente della Camera. A maggior ragione se superstizioso. La poltrona in questione sembrerebbe portare sfortuna, dal momento che ha segnato la fine della carriera politica di nomi eccellenti: ultimo in ordine cronologico, Gianfranco Fini. Stessa sorte dei suoi predecessori: Bertinotti, Violante e Pivetti.

Fini resta fuori da Montecitorio insieme al suo partito Fli. Proprio come avvenne per Fausto Bertinotti che ha presieduto la Camera dal 2006 al 2008, ma poi non rientrò a Montecitorio perché Sinistra Arcobaleno non raggiunse il quorum del 4%.
La percentuale di Fli resta ferma allo 0,46%, un dato addirittura più basso di quello della Destra di Francesco Storace che si attesta sullo 0,6%. La coalizione di centro guidata da Mario Monti alla Camera si attesta al 10,54%, quindi supera il tetto del 10% previsto per le coalizioni. Lista Civica è all'8,3%. Non raggiungerebbe il 2% l'Udc che non supera l'1,8%, quindi - come vuole una delle clausole del Porcellum - il partito di Pier Ferdinando Casini avrebbe degli eletti alla Camera grazie al recupero del migliore resto. Di conseguenza, fuori da Montecitorio resterebbero Fini e i rappresentanti di Fli.

Restano fuori dalla Camera anche i deputati uscenti dell'Idv a iniziare da Antonio Di Pietro. La lista Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia rimane per ora fuori dal Parlamento: non è stato superato né lo sbarramento del 4% per la Camera né quello dell'8% per il Senato. Rimane solo la possibilità dei parlamentari eletti nella circoscrizione Europa dagli italiani residenti all'estero. Anche la lista di Stefania Graxi non supera lo sbarramento.

Franco Marini, ex presidente del Senato, ex segretario della Cisl, tra i fondatori del Pd, resta escluso da Palazzo Madama (era candidato in Abruzzo). Roberto Rao, Udc, stretto collaboratore di Pier Ferdinando Casini, non viene eletto al Senato nel Lazio. Escluso Mario Sechi, ex direttore del «Tempo«, candidato di Scelta civica in Sardegna. Enzo Moavero, ministro degli Affari europei, candidato con la lista Monti. Fuori pure Mauro Libé (Udc) e Giuliano Cazzola (lista Monti ed ex deputato Pdl). Roberto Natale, candidato di Sel al Senato in Umbria e Marche, ex presidente della Federazione nazionale della Stampa, non è eletto.

Sul fronte del centrodestra, resta escluso dal Senato Guido Crosetto, tra i fondatori di Fratelli d'Italia. Escluso dalla Camera Gianfranco Micciché, leader di Grande Sud. Non eletto al Senato risulta Raffaele Lombardo, leader del Mpa (Movimento per le autonomie). Fuori Giuseppe Cossiga, figlio dell'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che era candidato con Fratelli d'Italia al Senato in Sardegna. Domenico Scilipoti, passato nella scorsa legislatura dall'Idv nelle file berlusconiane, é invece eletto al Senato in Calabria.

Tra gli schieramenti, restano fuori dalla Camera Rivoluzione Civile, Giannino e i Radicali.


www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-02-26/camera-porta-male-fini-002842.shtml?uuid=...
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Elezioni 2013. Senza voler fare un'analisi approfondita e dettagliata di quello che è stato l'esito elettorale di queste Politiche, nell'incertezza dei numeri e dei dati, una cosa è più che ovvia. Il vero vincitore è stato lui, Beppe Grillo che, con il suo Movimento 5 Stelle ha sfondato le porte dei palazzi del potere.

Un vero e proprio trionfo, oltre che un segnale forte che gli italiani hanno voluto lanciare ai partiti tradizionali che da anni governano questo Paese: con il 25,55% di voti alla Camera e il 23,79% al Senato, il M5S risulta essere a tutti gli effetti il partito più votato e il primo partito scelto dalla maggioranza degli italiani.

"Noi saremo l'ostacolo" ha dichiarato ieri Beppe Grillo, evidenziando ancora una volta la loro estranea volontà a scendere a patti con il centrosinistra - o con il centrodestra - alimentando così la forte ingovernabilità del Parlamento.

Estraneo ai partiti forti, dai quali ha però attinto gran parte dell'elettorato, uscito deluso e sfiduciato dalle elezioni degli anni precedenti, non soltanto politiche. Lo dimostrano i dati del Censis: il movimento fondato dal comico genovese prende un quarto dei voti da sinistra, uno su 10 da Berlusconi, riuscendo addirittura a sopraffare la Lega al Nord. Tra gli elettori del Movimento 5 Stelle ci sono quelli che nel 2008 avevano votato il Pd - 25% - e il 10% di quelli che avevano dato il loro voto a Berlusconi.
Andando poi a vedere i risultati ottenuti dal M5S in Veneto, Piemonte e Lombardia, è evidente come buona parte dell'elettorato leghista abbia deciso di puntare su Grillo: in Veneto il 35,1% delle Regionali 2010 sono diventate 10,9%. In Piemonte il 16,7% del 2010 è diventato 3,3% e 6,5%. In Lombardia dal 21,6% delle politiche 2008 al 14,1%.

La parola d'ordine è una sola: delusione. Deluso è l'elettore di centrosinistra, che non si riconosce nel suo leader nè nella coalizione da lui formata, nè tantomeno si sente in grado di dare il suo voto ai partiti della sinistra extraparlamentare. Deluso è l'elettore berlusconiano, stanco delle promesse non mantenute dal Cavaliere in tutti questi anni di governo e dai non pochi scandali che hanno colpito il partito.

A Grillo si affida anche l'elettore indeciso, o quello che in passato aveva preferito astenersi. E' quanto riportato dalla giornalista del Corriere della Sera Virginia Piccolillo, che scrive: "Uno su 10, degli intervistati, ha dichiarato di aver votato alle precedenti Politiche per il Pdl di Silvio Berlusconi. Anche se la quota più alta, il 27,5%, affermava di non aver votato per alcun partito. Astenuti. A voler giudicare dal risultato dei questionari diffusi alla manifestazione, risulta che quasi la metà del popolo grillino, il 48,6%, non si sente né di destra né di sinistra né di centro. Però il 32,7% si definisce di sinistra; il 7,9% di centrosinistra; lo 0,8% di centro; ma l’8,4% di destra e l’1,6% di centrodestra".

Il Movimento 5 Stelle è quindi il maxi-contenitore dove buona parte dell'elettorato ha deciso di far confluire il proprio voto: un voto, un consenso trasversale, che arriva principalmente dai grandi partiti, portandolo a diventare il primo partito d'Italia, a soli 3 anni dalla sua nascita. "Saremo in 110 dentro e qualche milione fuori - scrive Grillo sul suo blog - contro di noi non ce la faranno mai”.


it.notizie.yahoo.com/vittoria-m5s-elettorato-deluso-dai-grandi-partiti-145220...
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