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VATICANO SPA : Anche Papa Francesco fa soldi con la finanza. Lo Ior versa alla Santa Sede un dividendo da 36 milioni

Ultimo Aggiornamento: 19/06/2017 20:06
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“Il denaro deve servire, non governare”: si apre con questa frase, pronunciata da Papa Francesco nel 2013, il rapporto annuale del 2016 dell’Istituto per le opere di religione (Ior). Un adagio cui per una banca, quale appunto è quella vaticana, non deve essere certo facile attenersi. Tanto più che, alla fine dello scorso anno, non solo lo Ior ha realizzato utili, ma sono più che raddoppiati rispetto al 2015: il 2016 si è chiuso con profitti pari a 36 milioni di euro, contro i 16,1 milioni dell’esercizio precedente.

Dal rapporto annuale dello Ior
Come si legge nel rapporto annuale, “l’aumento del risultato rispetto al 2015 è imputabile al miglioramento del risultato dell’attività di negoziazione, alla rideterminazione di una passività stimata nel 2015 inerente l’esposizione fiscale nei confronti di altri paesi e alla diminuzione delle spese amministrative”. In realtà, il risultato netto dell’attività di negoziazione, e quindi di trading in gergo finanziario, ha accusato perdite per 9 milioni, ma con un forte miglioramento rispetto al rosso di 15,4 milioni dell’anno prima.

Città del Vaticano, 07/06/2017, udienza generale del mercoledì, Papa Francesco – foto di Pierpaolo Scavuzzo / AGF
“Tale evidenza – spiega il rapporto annuale dello Ior – risente principalmente della diminuzione registrata rispetto al 2015 del risultato netto delle quote di Oicr (in pratica, di fondi comuni, ndr) pari a 12,8 milioni di euro. La componente obbligazionaria contribuisce invece in maniera positiva al miglioramento del risultato netto di negoziazione registrando un rialzo nel 2016 rispetto al 2015 in conseguenza della positiva reazione del portafoglio dell’Istituto all’andamento dei mercati registrato durante l’anno”. Più in dettaglio, il comparto obbligazionario ha registrato un risultato netto complessivo positivo pari a 1,6 milioni, dato che si confronta con il forte rosso di 17,1 milioni che era stato registrato nel 2015. In particolare, oltre 6 milioni dei quasi 11 milioni di plusvalenze sono stati generati grazie alla negoziazione di obbligazioni. La diminuzione delle quote di Oicr è invece da imputare principalmente alla svalutazione di un fondo di investimento in portafoglio e ad altre perdite per un impatto negativo totale di 12,8 milioni (contro il contributo positivo di 149 mila euro del 2015).
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13/02/2015 Roma, Concistoro Straordinario Pubblico, secondo giorno. Nella foto Jean-Baptiste de Franssu, presidente Ior, e George Pell, primo Prefetto della segreteria per l’Economia del Vaticano – foto di Pierpaolo Scavuzzo / AGF
Guardando ai ricavi, tra interessi attivi e proventi di varia natura, sono entrati nelle casse dello Ior 39,8 milioni, di cui 22,6 grazie a obbligazioni, in forte calo rispetto ai 48,6 milioni del 2015 (di cui 26,2 da obbligazioni). Il risultato è stato una contrazione del margine di interesse, sceso a 36,7 milioni dai 43,6 dell’anno precedente. Le commissioni nette sono diminuite del 15,9%, arrivando a 12,8 milioni dai 15,2 milioni del 2015. A scendere sono state soprattutto le commissioni attive, passate a 15,8 milioni del 2016 dai 17,7 del 2015. La componente più importante delle commissioni attive deriva dalle commissioni incassate sulle gestioni patrimoniali, con una diminuzione dell’8,7% a 12,5 milioni da 13,7 milioni del 2015. “Ciò – spiega il rapporto – è principalmente dovuto allo spostamento di clienti con volumi elevati verso linee di gestione di tipo obbligazionario remunerate con commissioni più basse rispetto alle linee azionarie che gli stessi clienti detenevano in precedenza”. Nonostante il calo del margine di interesse e delle commissioni, l’ultima riga del conto economico, come visto, si è chiusa in miglioramento grazie a una forte riduzione dei costi operativi (da 30 a 6,8 milioni) e grazie all’impatto positivo di 13 milioni della voce “accantonamenti netti ai fondi per rischi e oneri” per il ricalcolo di una passività fiscale nei confronti di altri paesi.
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09/06/2017 Roma, Papa Francesco inaugura la nuova sede romana di Scholas Occurrentes – foto Pool Vaticano / AGF
Alla fine del 2016, la banca vaticana contava 14.960 clienti (in crescita dai 14.801 del 2015), la maggior parte dei quali inquadrabili come persone giuridiche di diritto canonico. “I clienti dello Ior – si legge sempre nel rapporto annuale – hanno una caratteristica comune: fanno parte e sono al servizio della Chiesa Cattolica”. Guardando ai patrimoni affidati allo Ior, quindi in gestione, a far da padroni sono gli ordini religiosi, che rappresentano il 54% dei clienti, seguiti da dicasteri della curia romana, uffici della Santa Sede e Stato Città del Vaticano e nunziature apostoliche (11%), enti di diritto canonico (9%), cardinali, vescovi e clero (8%), conferenze episcopali, diocesi e parrocchie (8 per cento). Il resto dei clienti “è formato da vari soggetti, tra cui dipendenti e pensionati del Vaticano e fondazioni di diritto canonico. I nostri clienti non solo depositano fondi da noi – aggiunge il documento – ma ci chiedono anche di fornire servizi di gestione patrimoniale o di custodia titoli”. Così, al 31 dicembre del 2016, il valore netto delle attività detenute nei portafogli gestiti era pari a 3,1 miliardi di euro, di cui la stragrande maggior parte, pari a 2,7 miliardi, detenuta fuori dal bilancio. Il valore netto dei portafogli in custodia e amministrazione era, invece, pari a 554,8 milioni, tutti fuori bilancio, mentre i depositi della clientela ammontavano a poco più di 2 miliardi, al contrario tutti in bilancio. In totale, tra depositi, patrimoni gestiti e portafogli in custodia e amministrazione, dal bilancio dello Ior emergono valori di terzi per 5,7 miliardi, in lieve calo rispetto ai 5,8 miliardi del 2015.
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Città del Vaticano, 07/06/2017, udienza generale del mercoledì, Papa Francesco – foto di Pierpaolo Scavuzzo / AGF
Che ne sarà dell’utile realizzato dalla banca vaticana? Il consiglio di sovrintendenza dello Ior, presieduto da Jean-Baptiste de Franssu, ha proposto alla commissione cardinalizia la distribuzione integrale dei profitti, “senza procedere ad alcun accantonamento a riserva, anche in considerazione dei risultati relativi all’analisi di adeguatezza patrimoniale”. In altri termini, i 36 milioni di utili diventeranno tutti dividendi che saranno girati alla Santa Sede, e quindi a Papa Francesco. Quanto al 2017, in generale, si prevede “una sostanziale stabilità dell’andamento della raccolta come compensazione tra deflussi dovuti agli accordi fiscali siglati tra Santa Sede e altri paesi e maggiori entrate in virtù dell’accresciuta qualità dei servizi offerti. Alla fine del 2018 saranno evidenti i risultati di questo lavoro”. Da ricordare, infatti, come pure segnalato nel rapporto, che il 15 ottobre 2016 è entrata in vigore la convenzione tra il governo della Repubblica italiana e la Santa Sede in materia fiscale. “Tale convenzione – chiarisce il bilancio dello Ior – ha avuto, tra l’altro, un duplice impatto sulle attività dell’istituto. Infatti l’accordo prevede, per i clienti residenti fiscalmente in Italia, da un lato, la regolarizzazione delle annualità pregresse a partire dal 2010 e fino al 2015 e, dall’altro, d’ora in avanti, che i clienti assolvano alle loro debenze fiscali per il tramite di un rappresentante fiscale scelto dall’istituto”.
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Un selfie con Papa Francesco. Franco Origlia/Getty Images
La convenzione si muove nella direzione di restituire trasparenza allo Ior dopo le polemiche e le turbolenze degli ultimi anni. Ecco perché il rapporto annuale spiega che “le tematiche della trasparenza e della reputazione saranno ovviamente centrali in questo processo di crescita; molte sono state le attività intraprese già dal 2013 per rendere l’istituto sempre più trasparente e allineato alle best practice (le migliori pratiche, ndr) internazionali”. Così, “lo Ior continuerà a operare nel rispetto della sua missione, che è quella di servire con prudenza il Santo Padre nell’adempimento della Sua missione di Pastore Universale, mediante la prestazione di servizi finanziari dedicati, sempre conformi alla normativa vaticana ed internazionale e di quanto affermato dallo stesso Santo Padre”. E cioè che “lo Ior non può avere come primo principio operativo quello del massimo guadagno possibile, bensì quelli compatibili con le norme di moralità, di coerente efficienza e di prassi che rispettino la specificità della sua natura e dell’esemplarità dovuta nel suo operare”. Perché il denaro, come si diceva, deve servire, non governare.


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