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Sos: le edicole chiudono

Ultimo Aggiornamento: 17/05/2012 00:35
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LA CHIUSURA DELLE EDICOLE - Internet, freepress e sempre meno tempo da dedicare alla lettura sono sicuramente fattori che stanno da tempo mettendo in crisi la filiera editoriale, in primo luogo le edicole. Secondo il Sinagi, Sindacato Nazionale Giornalai, negli ultimi 5 anni hanno chiuso circa 10mila edicole. Il problema più grosso è legato ai meccanismi di diffusione e tentata vendita dei prodotti editoriali.

TONNELLATE DI PUBBLICAZIONI - In media ogni settimana si muovono tonnellate di pubblicazioni, dai quotidiani ai mensili, dalle riviste di settore ai fumetti che dall'editore vengono inviati ai distributori e da questi smistati e consegnati alle edicole ogni notte. Un movimento che produce un'ingente quantità di denaro, gran parte sotto forma di anticipazione: l'editore riceve un anticipo sulla probabile vendita del distributore che, a sua volta, consegna e chiede il pagamento agli edicolanti entro una settimana. L'edicola riceve e paga anticipatamente la merce, se vende, recupera i soldi subito, altrimenti li vedrà solo dopo un mese, al momento della resa della pubblicazione. Questo meccanismo vale per i quotidiani, i settimanali e i mensili. Il resto delle pubblicazioni, come i bimestrali o i supplementi vanno in conto deposito, nessuna anticipazione, ma pagamento solo del reale venduto. Il meccanismo non sempre funziona, anzi rischia di collassare su sé stesso. Il distributore locale ha di fatto il monopolio della fornitura alle edicole della provincia e può fare il bello o il cattivo tempo.

IL PAGAMENTO ANTICIPATO- Il segretario nazionale del Sinagi, Giuseppe Marchica, dichiara che molti distributori chiedono il pagamento anticipato di pubblicazioni che, secondo l'accordo nazionale, devono essere pagati solo se realmente venduti. Inoltre gli edicolanti denunciano l'eccedenza di prodotti spesso invendibili: a fronte di un venduto pari ad 8 copie ne vengono consegnate 20, tutte con pagamento anticipato. Altri lamentano di essere l'unica categoria commerciale che finanzia le campagne pubblicitarie agli editori, infatti le riviste in offerta a metà prezzo costituiscono per gli edicolanti una perdita del 50% del guadagno, mentre gli editori recuperano con la pubblicità.

IL RAPPORTO CON LA DISTRIBUZIONE - «Ma la sofferenza della categoria degli edicolanti dipende anche dal rapporto di lavoro con il rispettivo distributore locale» afferma il segretario nazionale del Sinagi. «In diverse zone d'Italia molti distributori chiedono arbitrariamente ai rivenditori una percentuale per coprire le spese di trasporto e consegna merce. Un ricatto rivolto ai piccoli punti vendita, localizzati per lo più nelle frazioni e che svolgono un servizio di utilità sociale, spesso con un basso livello di guadagno». Secondo l'accordo nazionale i distributori devono assicurare il servizio di consegna franco punto vendita e i costi richiesti per il trasporto sono illegittimi. Nel 1994 si è cercato un equilibrio per risolvere questi casi all'interno della filiera, gli edicolanti hanno rinunciato al 1% del proprio agio per coprire il costo del trasporto su tutto il territorio nazionale. Una sentenza del tribunale di Tivoli ha rafforzato la validità di tale accordo, chiedendo il risarcimento danni a favore di un rivenditore che per 5 anni aveva pagato una quota al proprio distributore locale per la consegna delle pubblicazioni.

L'INVENDUTO - Secondo l'art. 39 sulle liberalizzazioni gli edicolanti possono effettuare la resa immediata dei prodotti editoriali in eccesso, ma la diatriba tra i diversi soggetti della filiera non si ferma. Se per i punti vendita l'anticipazione finanziaria della merce costituisce un esborso settimanale eccessivo, per gli editori rappresenta la base per pubblicare. Oggi il meccanismo “tu anticipi, io stampo e diffondo” rischia di saltare. Tra il 50 e il 60% dei prodotti editoriali pagati anticipatamente rimangono invenduti e rimandati al mittente, una parte va al macero, un’altra viene riciclata, un’altra viene ristampata con copertine ex novo. Una perdita di soldi che pesa anche sul distributore che, oltre al lavoro di trasporto e consegna, si occupa anche della resa dell'invenduto delle edicole e della spedizione al mittente. E così le tonnellate che arrivano ogni notte nelle edicole ripassano per il distributore per ritornare indietro all'editore. Le edicole devono garantire gli anticipi con fidejussioni bancarie che devono coprire 4 settimane di fornitura; un esborso che per molte edicole è più alto del guadagno e infatti stanno chiudendo bottega.

Secondo Stefano Micheli, direttore di Ndm (Network Diffusione Media), con l’art.39 del decreto sulle liberalizzazioni, che dà la possibilità di resa immediata da parte delle edicole: «I distributori vengono messi in ginocchio e la piccola editoria rischia di sparire dal mercato». L'accordo nazionale è ormai sorpassato, la liberalizzazione è attuata e la licenza di edicola ha già perso valore commerciale. L'attuale sistema ha dimostrato, secondo tutti i soggetti, il suo fallimento.

Bernardo Iovene
bernardo.iovene@reportime.it
Ha collaborato Antonella Cignarale
15 maggio 2012(ultima modifica: 16 maggio 2012 | 10:39)
© RIPRODUZIONE RISERVATA

www.corriere.it/inchieste/reportime/societa/sos-edicole-chiudono/cfd59252-9e58-11e1-b8e5-2081876c62...

C'è stato un tempo in cui le edicole erano, come valore provato, subito appresso alle farmacie e alle tabaccherie. C'era una commissione specifica della Fieg, che valutava periodicamente la 'convenienza' dell'apertura di nuovi punti vendita. C'erano vincoli ben precisi per ottenere l'autorizzazione; commissioni di ispettori valutavano i pro e i contro, relazionando in merito, senza possibilità di pressioni esterne. Chi otteneva l'OK si trovava con un capitale fra le mani, sborsando soltanto il minimo per un'attrezzatura spartana: un bancone e quattro scaffali. C'era la 'cessione' diretta di ciascun editore a ciascun edicolante, con pagamento del venduto a ricevimento delle fatture. All'epoca, soprattutto le edicole dei luoghi di villeggiatura, quelle fatture le mettevano da parte, pagando il tutto a fine stagione, dando un ordine di precedenza inversamente proporzionale agli importi da versare; le poche migliaia di lire venivano liquidate presto, i milioni venivano liquidati il più tardi possibile, dopo il Natale successivo e oltre ancora; e dopo innumerevoli solleciti e minacce di sospensione. Che nel caso dei giornali politici era inapplicabile, poiché avrebbe dato spazio maggiore alla concorrenza. Edicolanti che con questo sistema si sono fatti non case ma palazzi, sono migliaia.
Poi la nascita dei nuovi punti vendita passò ai Comuni. E qui si ripeté la bagarre solita: punti vendita creati ad hoc per parenti amici sostenitori... A un'edicola campava molto bene ne sono state aggiunte decine. Nel frattempo nascevano i DL (Distributori Locali), cui vennero affidate zone di copertura stradale, con città paesi frazioni, in modo da portare i giornali ovunque possibile. L'affidamento della gestione delle vendite a questi dl era la conseguenza logica alla poca onestà dimostrata dagli edicolanti citati. E questo affidamento era avvenuto quasi esclusivamente in base alla consistenza finanziaria di questi distributori. Nel frattempo la torta dei giornali rimpiccioliva progressivamente, a fronte dell'avanzare delle nuove tecniche di informazione. La botta decisiva che ha provocato la chiusura di tanti punti vendita è venuta proprio da quel dover pagare in anticipo il ricevuto, anziché pagare a posteriori il venduto, come un tempo. Una prima mossa, secondo il mio modesto parere, per risollevare le sorti della categoria sarebbe quella di tornare al "conto deposito" su tutto il materiale offerto in vendita. Oramai tutto il territorio è controllato, zonale per zonale, e le speculazioni citate non potrebbero più essere attuate. Per attuare questa modifica è necessario un accordo in tal senso tra editori e distributori.

Il sistema illustrato nel servizio va avanti da decenni. Il crollo delle vendite lo ha reso insostenibile e la norma del Decreto Liberalizzazioni che consente agli edicolanti di restituire le pubblicazioni ricevute in sovrappiù giunge a dare una boccata do ossigeno alle edicole che sono sopravvissute alla decimazione. Fino al recentissimo passato gli editori potevano ricopertinare o “stickerare” a bella posta le pubblicazioni in modo da renderle "mensili" e ottenerne il pagamento cash dagli edicolanti. Ora questo tragico giochetto si è interrotto. Che fare? E‘ necessario ripensare completamente le regole del settore. Regole chiare e, finalmente, eque. Per far ciò è necessario l’impegno di tutti i soggetti interessati all’esistenza di un settore che, nonostante tutto, rappresenta ancora la fonte di reddito per decine di migliaia di famiglie.

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