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Ungheria, la svolta autoritaria di Orban Budapest diventa sempre più nera

Ultimo Aggiornamento: 06/01/2012 00:29
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Con la nuova costituzione, poteri eccezionali all'esecutivo del primo ministro, che può contare sull'appoggio di due terzi del Parlamento. Il rischio è il riaffiorare del germe dell'antisemitismoIl premier ungherese Viktor Orban Nessuno è riuscito a fermarlo, né le continue manifestazioni di protesta, né le lettere di Hillary Clinton, di Barroso degli altri leader europei, né le migliaia di dimostranti, ieri davanti al Parlamento. Il premier ungherese Viktor Orban – che ha a disposizione due terzi del Parlamento – ha trascinato il suo Paese, passo passo, verso una forma di autoritarismo che, dice lo scrittore Gyorgy Konrad, sconfina nella dittatura. Orban dice di voler fare uscire il paese dalla “melma” del lascito comunista, di voler rigenerare la nazione. Ma le leggi approvate e la Costituzione – entrata ieri in vigore – danno all’esecutivo poteri eccezionali, che incidono profondamente nel sistema del checkes and balances: i giudici vengono nominati dal governo, le funzioni della Corte costituzionale sono limitate e “sorvegliate”, una Commissione governativa, con ampi poteri, sorveglia la stampa, la Banca centrale perde la sua indipendenza.

Hillary Clinton ha espresso “la fondata preoccupazione per le libertà democratiche” ora in pericolo, ma Orban si è vantato di un “cambio di sistema che mostrerà all’Europa le virtù finora inespresse” della nazione ungherese. In attesa, una massa di giudici è stata costretta alla pensione (sostituiti da altri di nomina governativa) molti giornalisti sono stati licenziati, la stazione radiofonica Klubradio ha perso le sue frequenze per eccesso di criticismo verso il governo e per “l’appoggio di ambienti diplomatici stranieri”, il partito socialista già al governo e nel Parlamento europeo, viene considerato erede del vecchio regime e “responsabile di tutti i crimini commessi dal comunismo”.

Non è chiaro come la Comunità europea reagirà: la svolta contrasta con gli stessi principi a cui si è ispirata l’adesione dell’Ungheria all’Europa, che dunque potrebbe, in teoria, essere sospesa. Ma la Comunità non si è mossa quando Orban, già in “piena azione”, aveva assunto, all’inizio dello scorso anno, la sua Presidenza. Oggi la maggiore preoccupazione sembra essere soprattutto la perdita dell’indipendenza della Banca Centrale che rende complicati e difficili i rapporti con il Fmi e le istituzioni finanziarie europee e quindi più tormentata la grave crisi finanziaria ed economica che attraversa l’Ungheria con il debito pubblico più alto di un paese dell’Est, degradato a “livello spazzatura” e con una crescita praticamente inesistente.

Ma in realtà l’aspetto più inquietante è quella che è stata definita la “guerra culturale” per rinvigorire una nazione che si ritiene vittima della Storia (punita da un trattato di Versailles che le ha sottratto ampie porzioni di territorio e quasi la metà della popolazione) e inquinata da un dibattito culturale definito “estraneo e cosmopolita”. Si riaffaccia, dunque, lo slogan dell’Ungheria come “nazione cristiana” con tutti i suoi corollari di violento e proclamato antisemitismo: era lo slogan di una minoranza, oggi è programma di governo in un Parlamento dove sono entrati (con ben il 17 per cento) i rappresentanti del vecchio partito filonazista, quello delle “croci uncinate“, che odiano musulmani, ebrei e zingari, si oppongono all’Europa e vogliono la “Grande Ungheria”. Il governo ha dunque licenziato i direttori di molti dei teatri sparsi per il paese e a Budapest ha velocemente sostituito quello che da anni gestiva il prestigioso Uj Szinhaz con due accesi sostenitori del nuovo trend: il vecchio attore Gyorgy Doerner, conosciuto come il doppiatore di Mel Gibson, che ha promesso di porre fine “all’egemonia liberale degenerata e malsana” e lo scrittore Istvan Csurka che da anni si batte per la Grande Ungheria e per “strappare” la nazione dal controllo degli ebrei e rafforzare finalmente una “borghesia cristiana”.

Nel frattempo si annuncia che la statua di Attila Jozef sarà rimossa: poeta proletario con debolezze marxiste non è degno di sedere davanti al Parlamento. Ma c’è un ultimo aspetto che promette nuove tensioni: da oggi viene abolita la parola Repubblica, si parla solo di “Ungheria”, con l’accento dunque sulla dimensione etnica, un paese che si ripromette di rappresentare tutti gli ungheresi a cui si estende il diritto di voto ovunque essi siano. Si allargano dunque i confini, entra nel dibattito l’ultima grande questione nazionale del Centro Europa.

di Piero Benetazzo

da Il Fatto Quotidiano del 3 gennaio 2012


www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/03/nero-ungherese-la-svolta-autoritaria-di-orban...
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Cosa si dice di vero sull'Ungheria?
UNGHERIA: PD, GOVERNO ITALIANO FACCIA SENTIRE SUA VOCE (ANSA) - ROMA, 5 GEN - «Il governo italiano faccia sentire la propria voce, in modo forte e inequivocabile, sulla necessità per i Paesi dell'Unione europea di rispettare i valori del patto europeo. Chi vuole partecipare all'Unione deve rispettare i suoi principi e non può nascondersi dietro i plebisciti elettorali. Le scelte del governo Orban in Ungheria a cui stiamo assistendo stanno cambiando il campo di gioco democratico». Lo dice l'esponente del Pd Lapo Pistelli. «L'Unione Europea - aggiunge - rischia l'implosione se non userà bene i prossimi sessanta giorni per fronteggiare la crisi dell'euro e per modificare in modo intelligente i suoi trattati. Ma rischia di perdere l'anima se il sonno della sua ragione permetterà a mostri come quello ungherese di prendere forma e di farle dimenticare quei valori democratici che sono testata d'angolo del suo edificio. Auspichiamo che la coppia Sarkozy-Merkel, i leader che conducono attualmente le danze europee nel modo che vediamo, fra le molte conferenze stampa trovino l'occasione di dedicarne una anche all'Ungheria». (ANSA). DEL 05-GEN-12 18:24
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Invece ad agosto
L'Ungheria si era permessa di tassare i profitti di banche e assicurazioni in barba a tutte le regole protezioniste dell'Unione Europea eglio nota, ormai, come unione dei banchieri.

Invece, a maggio, l'Ungheria si era permessa di varare regole costituzionali a favore del cristianesimo e contrarie a tante leggi contro l'omofobia o in favore dell'aborto volute dall'UE.

Sempre, a maggio, l'Ungheria si era permessa di riacquistare, non riprendere gratuitamente, la soc. petrolifera Mol liberalizzata dal precedente governo... Anche questo ha dato fastidio ai banchieri-petrolieri dell'UE e della collegata America....

La verità è che l'Ungheria e chiunque attenti all'UE inizia a dare fastidio ed il castello dell'UE sta per crollare
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