Clima dimesso e pochissimi spettatori per l'ultima corsa di cavalli nello storico ippodromo felsineo. Dal primo gennaio si chiude, sperando che il governo e l'Unire ci mettano una pezza.
DI EVA PEDRELLI
Neanche il nome dell’ultima giornata, “Addio alle corse” è riuscito a richiamare più pubblico. Si chiude in un’atmosfera di normalità da giorno qualsiasi, quello che potrebbe essere l’ultimo anno di vita dell’Arcoveggio. Solo qualche centinaio di persone ha passato il pomeriggio prima del cenone tra puntate e cavalli. Niente brindisi tra i drivers e premiazioni sotto tono.
VIDEO Amarezza all'Arcoveggio
Eppure in questi giorni, a Bologna, si sentiva parlare la gente nei mercati e alle fermate degli autobus della chiusura dello storico ippodromo.
Tra i frequentatori abituali c’è un misto di tristezza, speranza che cambino le decisioni dei vertici della gestione e del governo. “Qui, anche solo 10 anni fa, un 31 dicembre sarebbe stato pieno di gente. E che gente! Degli appassionati veri, amanti dei cavalli e del gioco! Scommettere ai cavalli non è mica come rimbambirsi davanti alle slot machines!”, dice, malinconico un 83enne che all’Arcoveggio viene da quando era piccolo, “egoisticamente dico che non mi interessa tanto se chiude, tanto, tra un po’ da questa terra me ne andrò anch’io”.
FOTO La cavalcata d'addio
La società HippoGroup, che gestisce l’ippodromo, ha ormai deciso di non firmare la convenzione che prevede un taglio del 40% dei finanziamenti e di cancellare il calendario di gennaio. Aspettano un incontro con i vertici di Unire–Assi, l’ente statale che in tanti, tra dipendenti e categorie ippiche, indicano come il vero responsabile del declino del settore e della situazione attuale.
Federica all’Arcoveggio ci è cresciuta, con un babbo responsabile degli impianti elettrici, e ora ci lavora part-time: “Ho pianto ininterrottamente per tre giorni quando ho saputo che si chiude. Se ne va un pezzo di Bologna, e un posto in cui ho lasciato il cuore. Non ci posso ancora credere e spero si troverà una soluzione”.
Un trio di pensionati a braccia conserte fa il tifo per Roberto Andreghetti, ex campione del mondo. Dicono che vengono tutti i giorni, e scuotono la testa quando gli si chiede cosa faranno adesso nei loro pomeriggi. Uno dice: “Troveremo un altro passatempo, che costi meno per tutti. Anche la chiusura dell’Arcoveggio è colpa della crisi. Del resto, siamo stati quindici anni a legare i cani con le salsicce (modo di dire bolognese, sinonimo di navigare nell'oro, ndr), adesso ne paghiamo le conseguenze".
(31 dicembre 2011)
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