«Appello alle donne, non vestitevi di cadaveri»
Brambilla e Veronesi contro le pellicce:
«Appello alle donne, non vestitevi di cadaveri»
La parlamentare : «Basta assecondare i capricci della vanità, una legge contro gli allevamenti e l'uccisione di animali»
«Non vestirti di cadaveri»
MILANO - Animali scuoiati vivi, catturati in natura e poi soppressi con metodi cruenti, costretti a un'esistenza infima in piccole gabbie e finalizzata unicamente ad una morte tesa a soddisfare l'industria della vanità. Immagini che da sole dovrebbero indurre a più di una riflessione su quanto vi sia dietro a sfilate e capi vaporosi esposti in vetrine luccicanti. E che il comitato promotore de «La coscienza degli animali», il movimento fondato dall'ex ministro Michela Vittoria Brambilla e dall'oncologo Umberto Veronesi, ha deciso di raccogliere in un filmato crudo ma tristemente molto reale per rilanciare la campagna per un abbigliamento etico, rispettoso della vita degli altri animali. «Non vestirti di cadaveri» è l'esortazione finale che accompagna il mini-documentario, presentato oggi a Milano in occasione del «Fur Free Day», la giornata mondiale contro le pellicce, nata negli Stati Uniti e diffusasi ormai in tutto il mondo occidentale e industrializzato.
«CAPRICCI DI VANITA'» - «In occasione di questa giornata - ha spiegato l'on. Brambilla, da tempo in prima linea nelle battaglie animaliste e per questo spesso in contrasto con le posizioni meno aperte di altri esponenti della coalizione di centrodestra - vogliamo denunciare con forza la tragedia degli animali allevati, catturati e uccisi per la produzione di pellicce, una pratica crudele ed inaccettabile, figlia solo del capriccio e dalla vanità». La mobilitazione si aggiunge a quella che nei prossimi giorni sarà portata avanti dalla Lav, la Lega antivivisezione, che dedicherà il weekend del 10 e 11 dicembre alla mobilitazione anti-pellicce, che ha diffuso nei giorni scorsi le immagini registrate in incognito dall'associazione Born Free Usa delle catture in natura di animali da pelliccia di cui non esistono allevamenti e che spesso vengono soppressi con metodi atroci e non riconosciuti dalle normative europee.
Le catture in natura
MODA SENZA CRUDELTA' - «Mi rivolgo soprattutto alle donne - ha poi detto Brambilla insistendo sull''incongruenza dell'associazione tra moda e sofferenze degli animali -: la pelliccia non aggiunge nulla al fascino ma può dire molto della personalità. Può dire ad esempio che si è indifferenti di fronte al sacrificio di creature innocenti, barbaramente uccise e scuoiate dopo una vita-non-vita in un allevamento». Anche per questo nell'iniziativa è stato coinvolto lo stilista Elio Fiorucci, uno dei garanti del manifesto del movimento, per lanciare modelli virtuosi e rispettosi degli animali. Del resto molti stilisti internazionali hanno già abbracciato le politiche animal friendly.
NORME PIU' SEVERE - La parlamentare del Pdl ha ricordato di avere presentato una proposta di legge, di cui è primo firmatario, che integra le fattispecie previste dall'articolo 544 bis del Titolo IX- bis del codice penale, vietando anche l'allevamento, la cattura e l'uccisione di animali per la produzione di pellicce. Le violazioni, secondo il nuovo testo, sono punite con la reclusione da 3 a 18 mesi, con l'aggiunta di sanzioni fino a 5000 euro per ogni animale. «La fine di questo orrore - ha commentato Brambilla - passa anche attraverso un adeguamento delle nostre normative ad un contesto nazionale ed internazionale che vede l'affermarsi di una sempre maggiore coscienza di amore e rispetto per gli animali ed i loro diritti e l'estensione del concetto di tutela a tutte le specie animali. Tanti Paesi europei hanno già da tempo imboccato questa strada. Ora tocca a noi».
I NUMERI - Il comitato ha spiegato poi che a livello mondiale il business delle pelli «comporta la sofferenza e la morte di circa 70 milioni di animali ogni anno». L'approvvigionamento di pellicce avviene per l'85% da allevamenti e per il 15 da catture in natura e dagli allevamenti europei proviene il 60% delle pellicce commercializzate nel mondo. «In Italia - dicono a La coscienza degli animali - la filiera della pelliccia non ha mai avuto particolare rilevanza economica: nel 2010 il fatturato rappresentava il 2,8% di tutto il settore abbigliamento, che rappresenta invece un business di più di 800 milioni». Come dire: una percentuale facilmente assorbibile e riconvertibile con politiche più ecosostenibili. «Proprio dal nostro Made in Italy - ha commentato infine l'on Brambilla -, che costituisce sempre un faro nel mondo, deve arrivare quel cambiamento in linea con il comune sentire che possa costituire un riferimento per il mercato internazionale della moda».
Alessandro Sala
25 novembre 2011 | 18:02
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