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Rifiuti : A Napoli hanno risolto l'emergenza rifiuti.

Ultimo Aggiornamento: 05/02/2013 20:05
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L'Ue: rifiuti, una vergogna
che va avanti da anni
La situazione dei rifiuti in Campania è "una vergogna che va avanti da anni" e per cui "non ci saranno soluzioni veloci". Lo ha affermato il commissario Ue all'ambiente Janez Potocnik davanti alla commissione petizioni dell'Europarlamento

La situazione dei rifiuti in Campania è "una vergogna che va avanti da anni" e per cui "non ci saranno soluzioni veloci". Lo ha affermato il commissario Ue all'ambiente Janez Potocnik davanti alla commissione petizioni dell'Europarlamento.

L'Unione Europea è ancora in attesa di un piano dettagliato per fronteggiare la situazione rifiuti in Campania, sempre ai limiti dell'emergenza: basta un intoppo anche piccolo nell'ingranaggio, perché ricompaia la spazzatura nelle strade.

Nel 2007 sono già stati bloccati 145 milioni di fondi Por e Fas destinati alla Campania, una procedura di infrazione aperta dalla commissione europea. Ora la regione rischia una nuova multa. Il programma per realizzare i termovalorizzatori va avtni a rilento e nessuna azienda si è fatta avanti nella gara per l'impianto di Napoli Est, peraltro osteggiato dal Comune. La raccolta differenziata a Napoli è su percentuali ancora molto basse, intorno al 20 per cento. La discarica di Chiaiano è stata chiusa e quella di Terzigno è quasi satura, mentre secondo i commissari europei in Campania servirebbero siti per otto milioni di metri cubi: ma dove, se nessuno li vuole?

Lo smaltimento dei rifiuti in Campania è stato "malgestito", ha sottolineato il commissario all'ambiente, e così "i problemi si sono accumulati", al punto che "siamo arrivati a una situazione in cui ci vorranno almeno vent'anni per smaltire le ecoballe, è spaventoso".

Per questo "io non penso che ci saranno soluzioni veloci", ha ribadito Potocnik davanti alla commissione dell'Europarlamento presieduta dall'eurodeputata pdl Erminia Mazzoni. Bruxelles ha già inviato all'Italia una notifica formale nell'ambito della procedura d'infrazione ma, ha assicurato il commissario, "posso garantire che continueremo a seguire la situazione da vicino".

Allo stesso tempo, però, "anche se si dovrà trovare una soluzione complessiva e che richiede tempo" al problema della gestione dei rifiuti, altre misure come la raccolta differenziata "devono essere messe in atto e in fretta, non ci sono scuse", ha concluso Potocnik.
(22 novembre 2011)

napoli.repubblica.it/cronaca/2011/11/22/news/l_ue_rifiuti_una_vergogna_che_va_avanti_da_anni-2...
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Dal capoluogo partenopeo in totale salperanno 250mila tonnellate di monnezza dove saranno smaltiti per un costo medio intorno ai 100 euro rispetto ai 173 spesi dalla società della Provincia Operazione rifiuti al via. La giunta guidata da Luigi De Magistris mette a segno un punto a favore con il carico della prima nave. Dopo mesi di annunci, oggi al Porto di Napoli i camion hanno iniziato le operazioni per l’invio dei rifiuti in Olanda. C’è di più: il risparmio di circa la metà rispetto all’invio in Puglia. Saranno 3.000 le tonnellate che salperanno dal capoluogo partenopeo, direzione nord Europa, in questo primo invio di prova. Alle 16 arriva il primo carico, i giornalisti dietro le transenne, le autorità assistono alla scena. Sono presenti il sindaco di Napoli, il vicesindaco Tommaso Sodano, Luigi Cesaro, presidente della provincia e i vertici dell’Asia. Una giornata che segna anche la differenza con il passato quando la Sapna, la società controllata dalla provincia, firmava accordi con ditte che garantivano il trasporto e il conferimento in discariche in Sicilia, Emilia, Toscana e Puglia (ancora in corso i trasporti) a prezzi altissimi intorno ai 173 euro a tonnellata. Un fiume di soldi che la società della provincia, l’ente guidato dall’indagato Luigi Cesaro, aveva speso per mantenere vivo il miracolo annunciato da Silvio Berlusconi. Dal mese di gennaio a quello di maggio 2011 per il trasferimento di 69 mila tonnellate di rifiuti, la Sapna aveva speso 12 milioni di euro. E non erano mancate le polemiche sui siti di smaltimento, le aziende di trasporto utilizzate.

Un costo esorbitante. Sui viaggi della speranza indagano le procure di Napoli, di Lecce, di Messina in mezzo ad un contenzioso amministrativo sulla possibilità di trasporto fuori regione di quel codice di rifiuto. Oggi si volta pagina e anche la provincia, costituendo una società di scopo con il comune di Napoli, si è inserita nel nuovo corso. Questa volta i rifiuti partono verso l’Olanda e saranno smaltiti ad un costo medio intorno ai 100 euro. Un risparmio enorme. Considerando i due contratti sottoscritti con operatori olandesi per un totale di 250 mila tonnellate, continuando lo smaltimento modello Sapna si sarebbero spesi 43 milioni e mezzo, con i contratti voluti e sottoscritti dal comune di Napoli, il costo si aggira intorno ai 25 milioni di euro. Un bel risparmio, nulla da dire.

Sui costi il comune mantiene il massimo riserbo rispettando la clausola di segretezza voluta dagli operatori europei. Al Fattoquotidiano.it parla Eric Sloots, il direttore commerciale dell’Avr, una delle società con le quali è stato sottoscritto un contratto, che tiene segreto il costo e spiega che i rifiuti saranno smaltiti in totale sicurezza nei termovalorizzatori olandesi. Se il comune non si sbilancia sul prezzo, Luigi Cesaro, abituato al vecchio tariffario, parla di 130 euro a tonnellata per questo primo carico, con un risparmio rispetto ai suoi viaggi di ben 40 euro. Intanto, proprio oggi i vertici di comune, provincia e regione hanno incontrato il ministro dell’ambiente Corrado Clini. Incontro interlocutorio nel quale si è parlato della strategia per evitare le sanzioni dell’Unione Europea, tra le soluzioni messe sul tavolo anche le navi che dovrebbero garantire per due anni una città pulita e la chiusura del ciclo dei rifiuti.

di Katiuscia Laneri e Nello Trocchia

www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/09/napoli-esulta-rifiuti-verso-lolanda-costera-meta-trasportarli-puglia...
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ROMA - E' la classica beffa che arriva dopo il danno. Dal prossimo aprile, come denunciavano nei giorni scorsi Adusbef e Federconsumatori, la tassa sui rifiuti aumenterà del 25% per cento per le utenze familiari con punte anche del 300% per gli esercizi commerciali. Una stangata che arriva non a fronte di un miglioramento del servizio, ma di un'emergenza continua che colpisce molte città del sud senza risparmiare la stessa capitale.

Se Napoli e Palermo continuano a dibattersi negli ormai purtroppo consueti problemi, questa volta l'epicentro della crisi si è spostato tra Puglia e Calabria. Disagi molto forti nei giorni scorsi in particolare a Foggia dove in una situazione di storiche carenze si sono aggiunte le minacce della criminalità organizzata. La giunta cittadina, dopo che le strade nei giorni di festa sono state invase da alte colonne di rifiuti, garantisce di aver risolto con un'azione di raccolta straordinaria e lo sblocco della vertenza che impediva l'assunzione di nuovi addetti, ma secondo gli ambientalisti si tratta solo di una soluzione di breve respiro in quanto i problemi di fondo rimangono: "L'emergenza nel tempo è stata costituita dall'esaurimento della discarica poi dal fallimento dell'azienda Amica oggi come l'anno scorso dalla raccolta dei rifiuti in città - denuncia Legambiente - Tutto questo lascia pensare ad una vera e propria strategia per far passare quello che non era lecito: allargamento delle discariche e loro funzionamenti in deroga".

Situazione molto pesante anche a Catanzaro e Lamezia Terme dove nei giorni scorsi le strade sono state sommerse dall'immondizia per la difficoltà delle vecchie discariche di Alli, Pianopoli e della stessa Lamezia Terme ad assorbire i rifiuti prodotti. Della vicenda si sta occupando ora il Commissario regionale per l'emergenza che ha garantito un rapido ritorno alla normalità nel giro di pochi giorni attraverso "soluzioni di continuità per cercare di dare risposte concrete ad una serie di problematiche che di fatto hanno mandato in tilt quasi l'intero sistema di conferimento dei rifiuti".

Non degenera ancora, ma è sempre sul limite di esplodere, la gestione dei rifiuti a Roma. Nella capitale si va avanti a colpi di deroghe dopo che la gara per esportare l'immondizia all'estero è andata deserta. L'ultima proroga per continuare a stipare all'inversomile al discarica di Malagrotta è stata concessa dal commissario Goffredo Sottile giovedì scorso, contestualmente alla scelta di Monti Dell'Ortaccio quale sito per il nuovo impianto di conferimento. Scelta che ha scontentato non solo gli abitanti delle due zona (Malagrotta come Monti dell'Ortaccio), subito scesi in strada per potestare, ma anche il sindaco Alemanno e gli ambientalisti, solitamente schierati su fronti opposti.

Soluzioni tampone varate sempre nella logica dell'emergenza che non serviranno a risolvere in maniera radicale il problema. Oltre ai disagi sociali, i rischi sanitari, i prezzi elevatissimi della Tarsu, alla voce "costi dei rifiuti" si rischia di dover presto aggiungere anche le salatissime multe che l'Unione Europea si accinge a farci pagare per la nostra incapacità di ridurre drasticamente il ricorso alle discariche e di evitare l'apertura di siti illegali. Il conto è di 56 milioni di euro "cash", più 256 mila al giorno per ogni giorno di funzionamento delle discariche all'indomani di una seconda sentenza di condanna per Roma da parte della Corte di Lussemburgo.

L'unica vera cura sarebbe quella di spingere al massimo sulla differenziata. Se a Roma si va avanti con il fallimento delle soluzioni spot, pensate per fini propagandistici ma senza vere ambizioni di successo, qualche raggio di sole arriva da Acerra e Bari. Il comune campano simbolo dell'emergenza rifiuti è riuscito sorprendentemente a toccare quota 62%, con un incremento annuale del 52%. Nel capoluogo pugliese, è notizia di ieri, gli albergatori hanno ottenuto invece uno sconto del 60 per cento sulle cartelle della Tarsu grazie a delle cifre record di raccolta differenziata da record: 65 per cento per le strutture con ristorante e 60 per cento per quelle senza.

(30 dicembre 2012)


www.repubblica.it/ambiente/2012/12/30/news/mappa_emergenza_rifiuti-49662041/?ref...
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Questa foto non c'è più. A Napoli hanno risolto l'emergenza rifiuti. Vi racconto come

di Vera ViolaCronologia articolo2 febbraio 2013Commenti (2)
IN QUESTO ARTICOLO

Argomenti: Rifiuti | San Tammaro | Daniele Fortini | Acerra | Bruxelles | Salerno | A2A | Asìa



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La Campania non può dimenticare i terribili anni dell'emergenza rifiuti: le piazze di Napoli più belle e tanto note nel mondo, simbolo di una città amata anche oltre oceano, invase dall'immondizia; quelle del lungomare di Napoli, oggi liberato anche dal traffico automobilistico; il Vesuvio, diventato pattumiera; i monumenti, e i piu pregiati centri storici, talvolta sepolti da sacchetti. I campani non dimenticano la devastazione di quegli anni, i timori della diffusione di malattie, la mortificazione di essere additati.

Oggi la spazzatura per strada, grazie alla raccolta porta a porta, non c'è più: quelle piazze e quei monumenti fino a un anno e mezzo fa devastati, hanno riacquistato il loro decoro. Ma i campani sanno che non tutto il problema è stato risolto - sebbene i nuovi governi alla regione con Caldoro e al comune di Napoli con de Magistris abbiano segnato una netta svolta -: tutti temono che, al minimo intoppo, si possa tornare nell'emergenza. Il vero problema resta legato a una insufficiente dotazione degli impianti.

A onor del vero la spazzatura dalle strade è del tutto scomparsa solo nelle principali città; quelle interne da tempo avevano raggiunto un buon livello di autonomia nella gestione del ciclo dei rifiuti, Salerno si è presto distinta per aver attuato una efficace raccolta differenziata. Napoli ha dato la svolta grazie a una ripartenza nella differenziata e all'invio di parte dei propri rifiuti in Olanda su navi: sistema meno costoso dei trasporti su gomma (cari alla malavita) e di quelli su treno. Ma nelle periferie restano i cumuli ai bordi delle strade. Tra le province di Napoli e Caserta, nelle periferie, e sopratutto a nord del capoluogo, tra Casoria, Afragola, Acerra, ai lati della strada provinciale si snoda ancora una grande discarica.

Il ciclo dei rifiuti oggi
Il rifiuto indifferenziato viene attualmente smaltito in buona parte nel termovalorizzatore di Acerra (600.000 tonnellate), mentre altre 150.000 tonnellate finiscono nelle discariche di San Tammaro e Savignano. Su una produzione giornaliera di 3.850 tonnellate di rifiuti, pari nell'anno a 1,4 milioni di tonnellate, la Campania nel 2012 ha differenziato il 45%. Salerno e Benevento hanno toccato quota 60%, Avellino 55%, mentre restano indietro Caserta (38%) e Napoli (35%) con il capoluogo al 20 per cento. Al resto si provvede con i viaggi all'estero o fuori regione.

A breve si ferma l'impianto di Acerra.
Gran parte dell'opera di smaltimento, insomma, è affidata al termovalorizzatore di Acerra, gestito da A2A. Nei prossimi giorni è previsto il fermo tecnico dell'impianto e ciò fa temere una nuova crisi. Dal 22 febbraio al 9 marzo è previsto il fermo contemporaneo di tre linee. Un evento programmato, ma che comunque preoccupa. Per affrontare questa ennesima difficoltà è in atto lo svuotamento dei piazzali antistanti tutti gli Stir (impianti di tritovagliatura) per consentire lo stoccaggio temporaneo di rifiuti nel periodo di fermo. Allo stesso tempo, saranno potenziati i viaggi all'estero. Per la Regione il sistema resta fragile poichè è necessario costruire un secondo inceneritore. Progetto a cui si oppongono i sindaci.

Il secondo termovalorizzatore
Il piano regionale ne prevede uno a Salerno e l'altro nell'area orientale di Napoli. Ma per entrambi c'è già stata una lunga gestazione. Oggi a Salerno la gara d'appalto si è conclusa con l'assegnazione, ma il contratto è sospeso in attesa di chiarimenti su un certificato antimafia negativo. Quanto a Napoli, il commissario sta conducendo la trattativa con A2A, unico partecipante alla procedura di appalto.

Restano pochi anche gli impianti intermedi: attivi solo quelli di Salerno e di Eboli; mentre sono in via di completamento i siti di compostaggio di Giffoni e di San Tammaro. In via di progettazione linee di compostaggio anche presso gli Stir. Per Daniele Fortini, ad di Asìa, la società di raccolta dei rifiuti di Napoli, «ogni anno Napoli spende 12 milioni per inviare il rifiuto organico in Veneto: un paradosso, poichè la costruzione dell'impianto costerebbe meno».

Il dialogo con Bruxelles
Per la Commissione europea la Campania resta carente di impianti di smaltimento finale e discariche. Il prossimo incontro è fissato per metà febbraio: si spera nello sblocco di 150 milioni. . Ma sono ancora consistenti gli smaltimenti fuori regione, pari a 650mila tonnellate: quelli su cui più spesso ancora oggi Bruxelles bacchetta la Campania. L'Unione europea infatti insiste sulla necessità che i territori si rendano autonomi, per attuare una migliore tutela dell'ambiente e per una corretta gestione delle risorse pubbliche: la Campania nel 2012 ha smaltito fuori regione 530.000 tonnellate di rifiuti, sostenendo un costo pari a oltre 80 milioni.

Un ennesima bomba potrebbe scoppiare
Si chiama Tares, e rischia di riportare la Campania nell'emergenza rifiuti. Lancia un allarme accorato l'assessore regionale all'Ambiente, Giovanni Romano, da anni in prima linea nella battaglia per la soluzione della crisi. «Le critiche al sistema Tares finora avanzate sono numerose – precisa Romano – ma per la Campania, ancora tenuta a rispettare norme "eccezionali" dopo la crisi dei rifiuti, si tratta di una vera "condanna" a ripiombare nell'emergenza».

In primo luogo con la Tares si rinvia il termine del pagamento della prima rata a luglio e della seconda a settembre, rispetto al passato. «Ebbene – argomenta Romano – dal momento che la Campania è l'unica regione italiana tenuta per legge a coprire l'intero costo del servizio con la tassa e ad effettuare tutti i pagamenti attraverso un conto dedicato, i comuni della regione, già con le casse vuote, fino a quando non avranno incassato, non potranno sostenere costi: in altre parole dovranno fermare fino ad agosto tutti i pagamenti, ai consorzi di bacino che gestiscono le discariche, alle società provinciali che si occupano degli impianti, alle controllate che fanno la raccolta e tutti questi, a loro volta, i loro dipendenti». Insomma, si teme il colpo finale a un sistema che si regge con difficolta'. Se si pensa che i dipendenti dei consorzi di bacino (circa 3.100) già non vengono pagati da alcuni mesi, che i comuni hanno accumulato in totale debiti solo nella gestione dei rifiuti per 800 milioni e le società provinciali (con altri 3mila dipendenti circa) ne hanno per 200 milioni. «Temo – conclude Romano – che diventerà impossibile assicurare la gestione ordinaria». Poi aggiunge: «È indispensabile un intervento normativo per la Campania in particolare».

www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-02-02/questa-foto-napoli-hanno-125558.shtml?uuid=...
[Modificato da angelico 05/02/2013 20:05]
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