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Quando il fabbro è lei: i lavori "maschili" svolti dalle donne

Ultimo Aggiornamento: 14/11/2011 07:53
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Viceversa: quando il fabbro è lei
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Sarà merito della crisi o della naturale attitudine femminile a mettersi sempre in gioco, ma anche le professioni tradizionalmente maschili perdono la loro allure di “riserva”. E così oggi in Italia contiamo 2.380 donne fabbro, 700 carrozziere, 400 elettriciste... ecco le storie di alcune di loro di Raffaella Borea
FORZA
LAVORO CARRIERA DONNE UOMINI STORIE
Il 1983 rappresentò l’anno del cambiamento per i saldatori di mezzo mondo. Niente a che vedere con contratti e revisioni salariali, ma con lo sdoganamento della professione anche tra le donne: Jennifer Beals versione “Flashdance”, tra una lap dance (ante litteram) e un balletto sulle punte, senza perdere in sex appeal indossava infatti visiera e scarponi con buona pace del machismo anni ’80. Trent’anni dopo l’idea del regista Adrian Lyne sa però di stantio. Lavori istituzionalmente ad alto tasso di testosterone, come fabbro o meccanico, hanno infatti perso di esclusività, diventando un’opportunità lavorativa anche per le donne. Idraulico, camionista, carrozziere, ma anche ingegnere o informatico hanno così preso a declinarsi al femminile, senza ansia da confronto né rimpianti per il passato (prossimo). L’Italia, con 2.380 donne fabbro, 700 carrozziere, 400 elettriciste, 300 calzolaie e 140 idraulico (ricerca condotta dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza su dati del Registro Imprese) tiene alta la bandiera del “Viceversa”, affidando al libero arbitrio del consumatore la scelta finale. Per riparare un lavandino meglio lei o lui? I sondaggi ancora non soppesano cosa concorra a far pendere l’ago della bilancia tra un professionista e l’altro, ma, in epoca di “Se non ora quando”, ci piace pensare che la sola discriminante siano le due variabili “C”: capacità e costo. E che la variante "S" come sesso non conti nulla.
La conferma di questa purezza arriva da storie di quotidiana concorrenza, in cui donne si confrontano su terreni professionali da generazioni battuti da uomini, senza perdere di credibilità ed apportando contributi originali. "Premesso che il mondo della tecnologia rimane una riserva maschile, in cui il leone detiene ancora lo scettro" spiega Paola Conti, Professional Developer Manager con la gestione di un gruppo di lavoro di oltre 30 persone "la leonessa lo tallona da vicino, dimostrando di avere tutte le carte in regola per condividere il trono. In un’attività come la mia, le capacità tutte femminili di avere una visione allargata ed un approccio più ampio con cui affrontare le diverse problematiche sono preziose. Dovendo quotidianamente conciliare lavoro-famiglia-vita personale, una donna è naturalmente predisposta alla gestione e all’organizzazione delle attività professionali. Un valore aggiunto non indifferente soprattutto quando si tratta di coordinare delle persone, indipendentemente dal loro sesso". Il fattore “P” (persone) si può infatti trasformare in “PP”(persone=problemi) solo se si diversificano i rapporti . "Non ho mai avuto difficoltà con i colleghi uomini, probabilmente perché ho sempre puntato sulla collaborazione, riconoscendo e facendo tesoro degli insegnamenti e mettendo a disposizione di tutti le mie competenze. A parlare devono essere solo i risultati, la cui qualità sgombra il campo da ogni possibile riserva iniziale".

Perché se storcere il naso può anche essere compreso, arricciarlo stizziti è ammesso solo se ci si trova in prossimità di fognature e impianti di depurazione, “ufficio a cielo aperto” di Maria Virginia Fasano, ingegnere, progettista, direttore dei lavori e coordinatore della sicurezza in cantieri per la costruzione di infrastrutture. Una professione in cui le donne ancora si ritagliano con difficoltà un loro spazio. "Un peccato, considerato l’apporto positivo che la visione femminile può fornire a questo lavoro: capacità organizzativa nella gestione dell'attività, intuito, diplomazia mixata ad intransigenza, ma anche caparbietà e tenacia concorrono per riuscire ad affermare con chiarezza le proprie posizioni in un ambito in cui i colleghi sono in massima parte uomini".Colleghi che, secondo le migliori regole della diffidenza, talvolta traballano in presenza di un tacco. "Nelle fasi iniziali i rapporti sono naturalmente poco semplici, anche a causa dell’inconscio desiderio di rivendicare la mascolinità della professione. Per questo diventa necessario affermare con forza le proprie idee e il modo di eseguire determinate procedure. Superato il primo impatto e dimostrata la propria capacità, tutto fila liscio e anche soddisfazioni e attestati di stima non mancano". Un lieto fine sudato sul campo senza timore di dover rinunciare ai simboli della femminilità, trucco e décolletée in testa, perché, quando si è sorrette dalla competenza, anche lo stiletto non crea problemi.

"Il principio per cui una donna, dalle idee chiare e dal carattere determinato, quasi sempre riesce a portare avanti il suo punto di vista in modo concreto ed efficace" conferma Giovanna Giordano, informatica e fondatrice di una società torinese che propone corsi di informatica ed incontri dedicati al mondo digitale "vale anche in campi molto tecnici e tradizionalmente maschili come quello informatico, in cui le barriere cadono quando si è realmente capaci. In questi settori “lei” emerge soltanto se è brava, mentre “lui” galleggia comunque. Ad aiutarci nell’affermazione lavorativa ci pensano anche la nostra flessibilità e l’innata capacità di gestire contemporaneamente più aspetti della quotidianità, sfruttando al meglio i benefici salva tempo della tecnologia: ve lo vedete un marito che ordina la spesa on line tra una riunione e l’altra? Oppure che chatta con i figli, scambia post su Facebook con la colf e organizza gli impegni del weekend interamente con il Blackberry?". Se il marito arranca, legittimo pensare che anche i colleghi siano sulla stessa lunghezza d’onda e i rapporti one to one possono talvolta essere campi minati. "Non ricordo difficoltà particolari: negli ambienti tecnici, un po’ come in quelli sportivi, dopo il rodaggio iniziale, l’atmosfera è quella dello spirito di squadra, si fatica insieme e insieme si gioisce. Bisogna però sapersi anche adattare, magari cercando argomenti di conversazione adatti ad ambienti molto maschili: far finta di conoscere l’ultimo modello di auto o le prossime partite di campionato è il minore dei mali, soprattutto se aiuta anche a comprendere i maschi di casa oltre a quelli d’ufficio. Per fortuna negli ultimi anni le presenze femminili nelle aziende sono molto aumentate e stiamo imparando a sviluppare positive collaborazioni tra colleghe, divertendoci anche molto".

Più del divertimento può invece la fatica quando “lei” si confronta con attività muscolari in cui a fare la differenza è la prestanza fisica. "L’orditura richiedendo notevole forza fisica, è spesso ad esclusivo appannaggio maschile" spiega Barbara Caberlon, orditrice del lanificio Reda. "Il sollevamento e il posizionamento delle rocche non sono giochi da ragazze, ma sicuramente dei validi sostituti delle sessioni di pesistica nelle palestre vicine a casa". Non sono però due bicipiti poco sviluppati ad ostacolare l’avanzata femminile tra trame ed orditi. Perché dove non può il muscolo, supplisce “il genio”. Penelope docet. "L’occhio e la mano di una donna sono naturalmente vocati ai lavori di precisione: un’attitudine non trascurabile in un’attività in cui puntiglio e manualità sono di casa". L’apporto femminile a questa professione va però oltre e stringe un patto di solidarietà con la concentrazione, requisito fondamentale in mansioni spesso estremamente ripetitive. "In questo gli uomini arrancano, ma il loro apporto è comunque determinante per la perfetta riuscita del risultato finale che, richiedendo una continuità di movimenti e passaggi, mette al bando ogni forma di prevaricazione. I vuoti di collaborazione vanno a discapito di tutta la squadra". E se le pari opportunità fossero solo una questione di corretti “intrecci”? Per non perdere il filo non resta che attendere la naturale evoluzione del mondo del lavoro. Nulla vieta che ad applicare la ceretta o una french manicure al prossimo appuntamento con l’estetista ci sia un lui,
(11 novembre 2011)

d.repubblica.it/argomenti/2011/11/11/news/donne_lavoro...
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14/11/2011 07:53
 
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Tutto perfetto.........secondo me l’unica differenza la fa, come già detto, ovviamente, la forza fisica (non a caso anche gli sport sono divisi per categorie) e l’altra cosa fondamentale è la libera scelta.....dove quindi c’è una predisposizione naturale (ho conosciuto una ragazza che sognava di fare il camionista...sul serio eh).....e questo vale per entrambi i sessi ovviamente.

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