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La Procura di Firenze chiude le indagini: «Dell'Utri assicurò l'impunità a Silvio Berlusconi sulle stragi di mafia in cambio di milioni»

Ultimo Aggiornamento: 30/04/2024 17:17
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E’ quanto ipotizzato dalla procura antimafia di Firenze nell’avviso di conclusione delle indagini sul denaro versato dall’ex presidente di Forza Italia a Dell’Utri come contropartita per le condanne patite e il silenzio

Marcello Dell’Utri con Silvio Berlusconi nel 2007
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Violazione della normativa antimafia ma anche trasferimento fraudolento di valori. «Con l’aggravante di aver commesso i reati al fine di occultare la più grave condotta di concorso nelle stragi ascrivibile a Silvio Berlusconi e allo stesso Marcello Dell’Utri per la quale l’ex premier è stato indagato unitamente all’ex manager di Publitalia, sino al momento del suo decesso, avvenuto in epoca successiva all’ultima elargizione contestata, costituendo le erogazioni di quest’ultimo il quantum percepito da Dell’Utri per assicurare l’impunità a Silvio Berlusconi».

E’ quanto ipotizzato dalla procura antimafia di Firenze nell’avviso di conclusione delle indagini sul denaro versato dall’ex presidente di Forza Italia a Dell’Utri come contropartita per le condanne patite e il silenzio osservato nei processi penali che lo hanno visto e lo vedono coinvolto.
Anche la moglie dell’ex senatore, Miranda Anna Ratti è indagata per il solo reato di trasferimento fraudolento di beni. Si tratta dei 15 bonifici, del valore di poco più di 8 milioni di euro, che Berlusconi ha corrisposto alla moglie del suo amico con causale “prestito infruttifero” . Soldi, si legge nel capo di imputazione, «mai restituiti ed erogati in ragione che legava Berlusconi a Dell’Utri».

Nelle nove pagine del capo di imputazione, la Procura contesta all’ex senatore la violazione della normativa antimafia per la mancata comunicazione delle variazioni patrimoniali nonostante fosse tenuto, dopo la condanna definitiva a 7 anni per concorso esterno con Cosa Nostra, a comunicare le variazioni patrimoniali. la sentenza della Corte di Cassazione risale al 2014. E l’ex braccio destro di Berlusconi, secondo gli inquirenti, avrebbe omesso di informare le autorità su movimenti in entrata e in uscita per quasi 42 milioni di euro.

L’obiettivo, ritiene l’accusa: «Eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione». Nel marzo scorso, era scattato il sequestro di 10 milioni e 840 mila euro nei confronti di Marcello dell’Utri e di sua moglie Miranda Ratti: 8 milioni e 250 mila a lei, 2 milioni e mezzo a lui.

I guai giudiziari per l’ex senatore non sono finiti. Dell’Utri continua ad essere indagato dalla Procura di Firenze per il reato di concorso in strage aggravata alle finalità mafiose e di terrorismo, in relazione agli attentati commessi da Cosa nostra nel 1993 nel capoluogo toscano, a Roma e Milano, fino alla mancata esplosione di una bomba sistemata all’uscita dello stadio Olimpico di Roma del gennaio 1994.

Secondo l’accusa formulata dai procuratori aggiunti Luca Turco e Luca Tescaroli e dal sostituto procuratore Lorenzo Gestri, avrebbe «istigato e comunque sollecitato Giuseppe Graviano quale rappresentante e referente di Cosa nostra, a organizzare e attuare la campagna stragista e, comunque, a proseguirla, al fine di contribuire a creare le condizioni per l’affermazione del partito politico denominato Forza Italia, fondato da Silvio Berlusconi e al quale ha fattivamente contribuito».

La complicità dell’ex senatore deriverebbe da «un accordo consistito nello scambio tra l’effettuazione, prima, da parte di Cosa Nostra di stragi e poi, a seguito del favorevole risultato elettorale ottenuto da Berlusconi, a fronte della promessa da parte di Dell’Utri, tramite Berlusconi, di indirizzare la politica legislativa del governo verso provvedimenti favorevoli a Cosa nostra in tema di trattamento carcerario, collaboratori di giustizia e sequestro dei patrimoni, ricevendo altresì da Cosa nostra l’appoggio elettorale in occasione delle elezioni politiche del 1994».



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