Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Martedì grasso, quali sono le tradizioni in Emila-Romagna: tra maschere, credenze e riti

Ultimo Aggiornamento: 12/03/2023 18:01
Autore
Vota | Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 13.465
Post: 2.949
Registrato il: 26/06/2003
Registrato il: 23/10/2011
Sesso: Maschile
12/03/2023 18:01
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota


CORRIERE DI BOLOGNA

Lettore_10036341
CULTURA E TEMPO LIBERO
CRONACA
POLITICA
ECONOMIA
SPORT
CULTURA E TEMPO LIBERO
METEO
Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina, in diretta

Martedì grasso, quali sono le tradizioni in Emila-Romagna: tra maschere, credenze e riti
di Chiara Corradi
L'ultimo giorno del Carnevale è una festa antica costellata di riti, tradizioni e sfilate: dai falò e i burattini ai fantaveicoli


Il Martedì grasso è l’ultimo giorno del Carnevale, una delle feste più antiche, costellata di riti e tradizioni. Ne vogliamo ripercorrere e riscoprire alcune, tipiche della nostra regione: un viaggio ideale e fantastico nei Carnevali Storici dell’Emilia Romagna, tra le maschere più popolari e le credenze che, ancora oggi, profumano di riti magici e scaramantici.

In Appennino
In Appennino la tradizione più famosa è certamente quella legata ai falò, dove il fuoco è vissuto come momento propiziatorio per la rinascita della primavera e per l’abbondanza dei campi. I contadini erano soliti accumulare nei campi - a partire dal giorno di Sant’Antonio, il 17 gennaio - il materiale per realizzare il fantoccio del Carnevale e di sua moglie, la Poiana: in particolare si raccoglieva materiale delle potature che, bruciando, scongiuravano le gelate di primavera sulle piante, ma anche paglia, legna, fieno, seggiole spagliate, assi, panche; il tutto attorno ad un albero lungo e dritto, che fungeva da pertica. Inoltre il fuoco aveva anche il potere di eliminare le malattie delle sementi nascoste sotto terra e allontanare gli insetti che potevano essere nocivi per la crescita del foraggio in primavera. I falò carnevaleschi iniziavano tipicamente con il suono della “lumèga”, uno strumento che emetteva una sorta di muggito: il fuoco veniva acceso e si dava inizio a quello che per tutti era l’addio all’inverno e il benvenuto alla primavera. Antiche leggende narrano che dal colore della cenere dei falò gli anziani del paese sapessero predire il futuro: la cenere chiara equivaleva a serenità e benessere; quella scura invece era un presagio nefasto. La stessa cosa veniva fatta con il fuoco: se era vivo e chiaro, l’auspicio era buono; se tirava il vento di tramontana, invece, sarebbero stati guai seri con il raccolto.

Cento, Comacchio, Imola
Il Carnevale in Emilia Romagna si festeggia anche nelle città: sono diversi i Comuni della regione che nei mesi di febbraio e marzo danno vita a “Carnevali Storici”, tanto che la Regione Emilia Romagna ha anche predisposto dei fondi per aiutare le organizzazioni e far sì che queste tradizioni non vadano perse. Il più famoso è il Carnevale di Cento, le cui origini risalgono al 1600: la sua fama non è solo italiana, ma mondiale, tanto che è l’unico carnevale italiano gemellato quello di Rio de Janeiro. Durante i weekend dedicati al carnevale avviene la tradizionale sfilata dei carri allegorici, spettacoli di gruppi musicali e ballerini; nell’ultima domenica viene bruciato il fantoccio di Tasi, la maschera tipica di Cento, e i turisti che giungono da varie parti d’Italia possono assistere anche ad uno spettacolo pirotecnico. A Comacchio il carnevale si svolge sull’acqua: vie e canali del centro storico vengono presi d’assalto da gruppi mascherati, ma la caratteristica che lo rende unico è la sfilata delle barche allegoriche, al posto dei carri. Risale a metà Ottocento, invece, il carnevale di San Giovanni in Persiceto: un gruppo di cittadini diede vita alla Società del Bertoldo, tipica maschera del Comune, e iniziò ad organizzare un carnevale storico, oggi famoso in tutta la Regione. Il carnevale persicetano si svolge in due domeniche: la prima è la domenica degli spilli, con la sfilata dei carri e ‘Al Spéll’, il momento in cui i carri raccontano la propria storia e svelano l’allegoria che si cela dietro alla sua creazione; la seconda è la domenica della premiazione, dove viene scelta la storia più bella e premiato il carro che l’ha rappresentata. Imola è la patria del carnevale dei fantaveicoli: i carri qui sono sostituiti da veicoli fantastici, con una valorizzazione del riciclo dei materiali e della mobilità sostenibile.

San Pietro in Casale, Ferrara e Busseto
A San Pietro in Casale c’è un altro dei carnevali storici dell’Emilia Romagna: nel 1870 venne fondata in paese una società per divertimenti carnevaleschi che diede vita ai tradizionali corsi mascherati, con balli popolari e il rogo del fantoccio. Una tradizione che si ripete ogni anno il martedì grasso e l’ultima domenica di carnevale. Con il Carnevale degli Este, a Ferrara si fa un tuffo nel passato: l’atmosfera è quella rinascimentale, vengono organizzati spettacoli con musici, sbandieratori e giocolieri nelle vie e nei palazzi storici della città. Non mancano le tradizionali sfilate delle maschere, a cui si aggiungono anche eventi di approfondimento culturale e rievocazioni storiche. Fino a qualche anno fa, tra i carnevali dell’Emilia Romagna, c’era anche il Gran Carnevale Storico della Risata di Busseto, che quest’anno è stato sospeso per la mancanza di volontari. Il carnevale di Busseto durava 29 giorni e prevedeva la sfilata di carri allegorici, realizzati nella Casa dei Carristi ad opera degli Amici della Cartapesta. Era rinomato anche per essere il carnevale più musicale d’Italia, in omaggio a Giuseppe Verdi che proprio qui ebbe i natali.

Le maschere
Le maschere tipiche Arlecchino è sicuramente la più famosa, ma le maschere regionali italiane hanno segnato per moltissimi anni la storia del Carnevale. Si ispirano a figure comiche e il loro significato è ripreso dalla Commedia dell’Arte e dal Teatro dei Burattini: oggi sono entrate nell’immaginario popolare e - anche se il Carnevale è diventato più commerciale - questi sono i giorni in cui è bello incontrarle per la strada. Ognuna di loro ha una storia alle spalle, le conoscete tutte? Scopriamo insieme quelle tipiche della nostra Regione. A Bologna c’è Balanzone, che proviene dal mondo dei burattini e rappresenta l’Università della capoluogo emiliano romagnolo, che è tra le più antiche del mondo e viene chiamata la “dotta”. L’appartenenza all’Università di Bologna è sottolineata anche nel vestito di Balanzone: toga nera, colletto e polsini bianchi, cappello e mantello, proprio come i professori dello Studio di Bologna. Il nome deriverebbe da “bala” - che in dialetto significa “menzogna” - o da “balanza” - che invece significa “bilancia”, intesa come simbolo della giustizia e degli studi in legge. Sempre da Bologna arriva Fagiolino: questa volta si tratta di una figura che proviene dalla periferia e il cui nome è Fagiolino Fanfani. Nasce come burattino dalle mani dei maestri Cavallazzi e Cuccoli e il suo nome deriverebbe da “faggio” - come il legno del suo bastone - o da “fagiolo” - alimento tipico delle mense dei poveri da cui proviene. Gli abiti tipici di Fagiolino sono un berretto da notte con un grande ponpon, una giacca corta e la camicia con la cravatta, oltre che le calze bianche a righe rosse.

Sandrone e Pulonia
Se ci spostiamo a Modena incontriamo Sandrone, burattino nato dalla mano di Luigi Campogalliani. Nato a Campogalliano, dove vive con la moglie Pulonia, è un contadino ignorante che cerca di nascondere la sua appartenenza sociale, mostrandosi più acculturato di quello che è, tanto che spesso prova a parlare l’italiano ma ne escono solo parole incomprensibili. Si riconosce per il gilet a pois, portato sotto la giacca scura, e un berretto da notte a righe rosse e bianche. La maschera tipica del Carnevale di Cento è, invece, Tasi: un personaggio che, messo alle strette tra la scelta della moglie e il vino, decide immediatamente di recarsi all’osteria. L’ultima maschera che incontriamo nel nostro viaggio è Lazzarone, originario di San Lazzaro: è una maschera recente, nata nel 2001 su idea dei bambini delle scuole: il suo nome è ripreso dall’appellativo che viene usato per indicare i “monelli” e le sue caratteristiche sono la curiosità e la poca voglia di studiare.


corrieredibologna.corriere.it/notizie/cultura-e-tempo-libero/23_febbraio_20/martedi-grasso-quali-sono-le-tradizioni-in-emila-romagna-tra-maschere-credenze-e-riti-c6d7764f-7b25-41fa-9371-34af6d187xlk.shtml?re...
[IMG][/IMG]
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 12:04. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com