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Morto Prince, il genio di Minneapolis

Ultimo Aggiornamento: 26/04/2016 12:51
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Morte di Prince, sei giorni fa il ricovero per overdose di oppiacei. Domani l'autopsia





Non fu una banale influenza, come invece dichiarato dal suo manager, ma un ricovero per overdose di oppiacei che aveva costretto Prince, solo una settimana fa, a un atterraggio di emergenza in Illinois. Lo sostiene Tmz, il sito che ieri ha dato per primo la notizia della morte della popstar. Il ricovero di cui si parla risale al 15 aprile scorso, quando l'aereo privato di Prince fece un atterraggio d'emergenza in Illinois, di ritorno da un concerto ad Atlanta, e l'artista fu ricoverato d'urgenza.
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Lo stesso Tmz in quell'occasione parlò, citando il suo manager, di un ricovero di qualche ora dovuto al peggioramento di un'influenza con la quale Prince era alle prese da qualche giorno. Invece, sostiene il sito di gossip, Prince fu sottoposto ad un trattamento urgente (tecnicamente il 'save shot') per una overdose da oppiacei. I medici avrebbero voluto trattenerlo in ospedale per qualche giorno, sostiene ancora il sito americano, ma non essendo disponibile una stanza privata l'entourage del cantante ha chiesto di farlo dimettere.
Prince, il ponte della sua città illuminato di viola
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L'autopsia che dovrebbe fare chiarezza sulle cause della morte del cantante è stata disposta per domani. È troppo presto per ipotizzare eventuali crimini nella morte di Prince, trovato senza vita nell'ascensore degli studi di registrazione della sua residenza. Lo ha precisato all'Ap il vice sceriffo della contea di Carver, Jason Kamerud, sostenendo che l'ipotesi di un reato "non è nè sospettata nè non sospettata". Semplicemente, ha aggiunto, è prematuro parlare prima che sia esaminata la scena del decesso e siano completati gli esami tossicologici, che richiederanno alcune settimane.


www.repubblica.it/spettacoli/musica/2016/04/22/news/prince_sei_giorni_fa_ricovero_per_overdose_di_oppiacei_domani_l_autopsia-138185883/?ref...
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Il tesoro di Prince: migliaia di inediti custoditi a Paisley Park
di ERNESTO ASSANTE



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Lo leggo dopo
Pubblicato il 24 aprile 2016 Aggiornato il 24 aprile 2016
Quanti sono? Diecimila? Ventimila? E chi potrà ascoltarli? Forse è l'ultimo scherzo che il Principe ha preparato per le major prima di andarsene

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ARGOMENTI:musica morte di prince archivio prince
PROTAGONISTI:Prince
C’è chi vive di musica e chi no. C’è chi pensa di fare il musicista e pubblica un album ogni tre o quattro anni, occupando il tempo facendo altro. C’è invece chi fa il musicista, e compone e suona nella maggior parte del suo tempo. Prince faceva parte di questa seconda categoria. Il musicista di Minneapolis è stato non solo uno dei più grandi artisti degli ultimi 40 anni, ma anche uno degli artisti più prolifici che si siano mai visti. Era, ovviamente, in buona compagnia.

Facciamo due conti: i Beatles hanno pubblicato album completi tra il 1963 e il 1970, otto anni in tutto, 13 con la firma del gruppo (dei quali uno doppio), uno a firma McCartney, tre firmati da Lennon (e Yoko), tre da George Harrison (di cui uno triplo), due da Ringo Starr. Un totale (doppi e tripli compresi) di 25 album in otto anni, diciassette dei quali negli ultimi tre anni, tra il 1968 e il 1970, quasi sei album all’anno. E molte delle canzoni composte in quel periodo non sono state pubblicate in quei dischi ma negli anni successivi. Questo perché i Beatles non volevano altro, nella loro vita all’epoca, che essere musicisti, non avevano altri interessi che non fossero l’arte e la musica, non credevano che ci fosse un modo migliore per vivere che non fosse suonare, comporre, registrare. Prince aveva portato la “sindrome dei Beatles” alle estreme conseguenze, perché mentre i “favolosi quattro” negli anni della massima produzione discografica non si esibivano in concerto e non andavano in tour, e quindi erano totalmente concentrati sulla composizione, l’esecuzione e la registrazione della loro musica, Prince non ha mai smesso di esibirsi dal vivo, non ha mai rinunciato a suonare davanti a un pubblico, lasciando quindi pochissimo spazio nella sua vita per tutto quello che non avesse a che fare con la musica.
Musica, è morto Prince: aveva 57 anni / Fotostoria
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Prince suonava sempre, scriveva musica sempre, registrava musica sempre e quella che noi conosciamo, quella che è arrivata a noi tramite i 42 album (compresi tre live) pubblicati nei 38 anni di produzione discografica (ma sono decisamente di più contando i doppi e i tripli, persino i quintupli), è solo una piccola parte della musica che l’artista di Minneapolis ha creato. Il resto, quello che noi non conosciamo, è conservato in un caveu, come quelli delle banche, in una camera di sicurezza sistemata all’interno del compound, Paisley Park, dove era la sua casa e il suo studio di registrazione nella sua città natale. Uno “scrigno” che, vuole la leggenda, pare contenga talmente tanta musica che si potrebbero pubblicare dischi e canzoni inedite per molti anni a venire, c’è chi dice che ci sarebbe musica buona per i prossimi cento anni.

Leggenda? No, magari i numeri non sono esattamente quelli buoni per un secolo di musica, ma di sicuro nella cassaforte musicale che Prince ha lasciato a Minneapolis c’è un vero e proprio tesoro, una straordinaria quantità di musica realizzata dal 1983 ad oggi, da quando la sua collaboratrice Susan Rogers, all’epoca ingegnere del suono dell’artista, cominciò a conservare le molte registrazioni del “principe”, pensando che c’era bisogno di mettere ordine nella stratosferica quantità di registrazioni che il musicista aveva già fatto prima di allora. Nel 1984 arrivò il clamoroso successo di Purple Rain, Prince guadagnò abbastanza per costruire il complesso di Paisley Park e da allora il “Vault”, ebbe anche un suo nome e un suo spazio dedicato, scaffali e scaffali che negli anni si sono riempiti di nastri, poi di hard disk, poi di memorie digitali, tutte piene zeppe di musica.

Prince suonava sempre e registrava tutto, ad ogni ora del giorno e della notte i suoi collaboratori dovevano essere pronti per raggiungerlo in studio e terminare quello che lui aveva iniziato suonando da solo tutti gli strumenti necessari. Suonava e registrava ovunque e in ogni momento ne avesse voglia: un suo vecchio tour manager ha ricordato in questi giorni che organizzando le tappe dei concerti doveva sempre avere l’elenco e gli indirizzi degli studi di registrazione di ogni città, per poter raggiungere i più vicini in caso di bisogno, perché il musicista spesso non si accontentava delle quasi tre ore di concerto che proponeva, e quindi poteva capitare che alla fine di un set, in piena notte, la musica continuasse a scorrere in uno studio aperto solo per lui, o in qualche club affollato di amici e fan.
1978 - 2015: tutta la discografia di Prince
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1978 "For You"






Prince seguiva la regola aurea di Ray Bradbury, secondo la quale un autore deve scrivere ogni giorno, sempre, 365 giorni all’anno, anche se non è detto che tutto quello che scriva debba essere pubblicato. E così faceva anche lui, dotato di una creatività torrenziale, ma anche di un rapporto con la musica registrata e con l’industria discografica, decisamente conflittuale. Il rapporto con le major, in particolare con la Warner, è stato negli anni assai burrascoso, litigi, divorzi, riappacificazioni, si sono susseguiti continuamente, così come i cambi di identità artistica, la scomparsa di Prince, l’arrivo di Victor, la nascita di Symbol, di Jamie Starr, di Alexander Nevermind, di Joe Coco, di Christopher o quella dell’artista senza nome chiamato “L’artista che un tempo era conosciuto come Prince”, sono alle volte necessità creative, altre forme di protesta contro i legami contrattuali con la casa discografica.

L’aneddoto, mai confermato, che lega perfettamente il mito della supercreatività dell’artista e quello della sua ansia di libertà dalle costrizioni contrattuali delle case discografiche è quello che narra di quando, per liberarsi dagli impegni contrattuali con la Warner, si presentò negli uffici della casa discografica con otto album finiti, tutti insieme. Poco importa se sia vero o no, perché di certo Prince aveva, nella sua cassaforte, brani in gran quantità per poter realizzare, contemporaneamente, molti più di otto album. Nella cassaforte ci dovrebbero essere, quindi, canzoni, un’infinità di brani strumentali, collaborazioni con tutti i più grandi nomi della musica, da Miles Davis a Stevie Wonder, solo per citarne due, frutto delle infinite session che si svolgevano negli studi di Paisley Park, un paio di musical come il fantomatico The Dawn, annunciato e mai arrivato alle nostre orecchie, e qualche decina di album realizzati e mai finiti o mai pubblicati, gioielli di grande bellezza come hanno testimoniato i tecnici o i musicisti che hanno partecipato ad alcune delle session, o semplici improvvisazioni, bozzetti, spunti, materiali di base che sono serviti in seguito per altre canzoni o che sono rimasti abbandonati. E non ci sono altrettante registrazioni, anche perfettamente compiute, che Prince ha cancellato qualche minuto dopo la realizzazione, brani dei quali non è rimasta alcuna traccia e che non ascolteremo mai.

Già, ma ascolteremo mai quello che il “Vault” contiene? Che fine farà tutta quella musica, visto che Prince non ha eredi diretti (l’unico figlio, nato dal matrimonio con Mayte Garcia, morì pochi giorni dopo il parto), a chi andrà questo incredibile patrimonio artistico e, ovviamente, economico? Difficile dirlo, non si sa ancora se Prince abbia lasciato un testamento o che tipo di copertura legale (copyright, contratti o altro) abbiano le registrazioni conservate nel Vault. Di certo la “cassaforte” contiene molti altri Prince oltre a quello che abbiamo conosciuto, lo scrigno racchiude probabilmente segreti e sorprese musicali, sogni e visioni personali, ricordi e immagini sonore private, ci sono dentro tutte quelle parti di vita che Prince non ha voluto rendere pubbliche, ha preferito conservare, non condividere, perché completamente sue. Nella cassaforte c’è la musica, il suo unico interesse, il suo unico vero amore, il vero sangue che scorreva nelle sue vene. Nella camera si sicurezza di Paisley Park c’è certamente quella parte di musica che per lui non era spettacolo, non era show, non era visibile e accessibile a tutti. Nel Vault di Paisley Park ci piace pensare che sia conservata la sua vera vita, fatta di note e null’altro.



www.repubblica.it/spettacoli/musica/2016/04/24/news/l_archivio_di_prince-138349193/#gallery-slider=1...
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